9. La vista dallo strapiombo

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VIOLET
Scesi dalla moto, e cercai di sciogliermi i nodi che si erano formati con il vento. Non sapevo dove andare visto che ero bendata e cercai Alex tastando a vuoto la moto.

Dopo alcuni istanti pensai che se ne fosse andato via, arrabbiato per quello che era successo prima. Avrebbe fatto bene, dato che mi ero comportata abbastanza da stronza. Ma avevo i miei motivi.
Stavo cercando di autogiustificarmi, ma la verità era che gli avevo dato una falsa speranza e lo avevo deluso.

Mi continuava a tornare in mente il suo sguardo dopo che mi ero allontanata: i suoi occhi sembravano quasi lucidi e avrei scommesso che mi stava odiando.

- Alex, guarda che se non ti fai vivo mi tolgo la benda! - lo minacciai incrociando le braccia al petto, mentre speravo di non parlare al nulla.

All'improvviso sentii la sua risata profonda e tirai un sospiro di sollievo.
- Sei così buffa, Freckles! - disse ridendo e canzonandomi.
Gli feci la linguaccia e chiesi: - Me la posso togliere, allora? -
- No, aspetta ancora un attimo - esclamò e sentii che mi prese la mano, la strinse affettuosamente e mi trascinò su per una strada pendente e ghiaiosa.

- Ma dove stiamo andando? Stiamo per scalare l'Everest? - chiesi col fiatone.
- Può essere - scherzò lui. La sua presa sulla mia mano era forte e mi trainava con sicurezza.
All'improvviso inciampai, probabilmente su un sasso, e prima che potessi cadere lui mi afferrò per i fianchi e mi avvicinò a sé, e sussultai quando senza accorgermene gli posai una mano sugli addominali.

Ma come mai dovevamo sempre ficcarci in quelle situazioni così imbarazzanti?

Sentivo il suo fiato sul mio collo e il suo profumo era così forte da confondermi le idee. Restammo alcuni secondi così, e poi Alex esclamò con la voce rauca:
- Non ho mai visto una persona sbadata come te, Freckles - cercò di ridere ma gli uscii un suono strozzato.

Qualcosa non andava in lui, e mi sentivo tremendamente in colpa.
Finsi di ridere ma poi tornai seria.
- Va tutto bene, Alex? - chiesi mentre ricominciammo a camminare. Alex non teneva più la mia mano, ma mi cingeva il fianco con il suo braccio muscoloso.

- Um, si...ero solo...sono solo un po' stanco. Sai, quando faccio degli incubi, la mattina sono sempre un po' frastornato - sospirò lui, anche se capivo che stava mentendo.

- Ehi, niente bugie con me - dissi con il tono più dolce che riuscii ad avere - so che è per quello che è successo prima. Mi dispiace un sacco...non so cosa mi sia preso! Non volevo rovinare questa giornata... -

- Freckles, è tutto okay, veramente - disse lui, ma non riuscivo a capire se lo pensava davvero.

Mi prese il mento tra le dita e in quel momento non riuscii più a resistere: volevo vedere i suoi occhi scuri e profondi, vedere cosa provava, se era triste o se aveva detto la verità.
Mi tolsi di scatto la benda e lo guardai intensamente.

Con grande sorpresa, notai che come prima mi stava osservando la bocca e i suoi occhi erano lucidi.
Cercai di convincermi che non stava davvero piangendo, e che magari era affaticato dalla salita.

Non appena si rese conto che mi ero tolta la benda, si allontanò e mi sorrise imbarazzato.
- Scusa, mi sembrava che...boh, mi sembrava di aver visto qualcosa sulla tua...insomma, sulla tua bocca - balbettò.

Che scusa del cazzo! Non riuscì a trattenere le risate e entrambi scoppiammo in una fragorosa risata.

Mi guardai attorno: ci trovavamo sulla punta della collina che si alzava al di sopra del lago. Da quell'altezza, si poteva ammirare un panorama mozzafiato: il colore verde acqua del lago era in contrasto con il verde scuro dei pini, che si ammassavano lungo i pendii delle montagne che circondavano lo specchio d'acqua.
Il cielo era affollato di candide nuvole bianche, ma il sole riusciva lo stesso a riscaldarci dopo la giornata tempestosa del giorno prima.

His favourite worst nightmare. || Alex TurnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora