Cap 28

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POV EMILY
Mi sono svegliata da poco, e sono circa le 4 di mattina. Ho avuto uno dei miei soliti incubi, ma anche dei conati di vomito, e quindi ho deciso di scendere in cucina e di rilassarmi. Ho raccontato tutto a Milena, tutto, perfino la cicatrice, e in quel momento si è pietrificata. Non gli e lo fatta vedere, non era emotivamente stabile per questo, e forse non lo sarà mai. Mi passo le mani tra i capelli, e solo ora mi rendo conto che ci sarà la festa sta sera, e io non ho niente da mettere. Sento delle dita fredde accarezzarmi il fianco, e incarco la schiena

-finalmente ti ho trovata-dice e mi passa le mani sulla pancia facendomi rabbrividire. Butto la testa all'indietro e inizia a baciarmi la spalla e il collo

-credevi che fossi fuggita?- chiedo ridendo e anche lui a sua volta

-c'ho pensato, ma poi sapevo che eri rimasta- dice e torna a baciarmi-devo farti altri succhioti, oramai pochi ne sono visibili-

-lo so, ma non oggi. Devo andare a comprare un vestito per sta sera-

-ci ho già pensato io. Dobbiamo parlare- annuisco e lui si siede accando a me -come tu sai la mia famiglia è molto ricca, e sai anche delle generazioni passate. Vedi, Nathan è Re, ma essendo che non ha avuto eredi, vorrebbe passare il trono a me. Ma ho bisogno di un erede- dice l'ultima frase con un tono molto freddo, che mi fa rabbrividire, e spaventare

-quindi vorresti un figlio con me?- sento il cuore che mi batte a mille, e un enorme sorrisomi appare sulle labbra. Ma la mia felicità sparisce, sentendo la sua risata

-povera piccola illusa Emily. Ho bisogno di un erede, non ho detto di volere un figlio. Cioè mi sei capitata tu sotto mano, e allora me ne sono approfittato-dice e la sua risata cresce sempre di più

-ma.....io pensavo che....-

-che cosa? Che ti amassi? Bhe piccola, non è mai stato cosi. E stato bello fingere, ma adesso basta fare il teatrino. Ti ho usata, e ti assicuro che non me ne pento-dice e sento gli occhi diventare umidi. Usata, mi ha solo usata. E io come una stupida ci sono pure cascata. Le lacrime invadono le mie guance, ma lui non cambia espressione, è divertito dal vedermi soffrire. Mi alzo velocemente, e corro il camera mia. Prendo il telefono e chiamo Elia

buongiorno pul.....-

-Elia ti prego venite qui, ti prego- dico continuando a piangere

-cosa ha fatto Luc?-chiede ma non gli rispondo. La mia voce è bloccata, e le lacrime non smettono di scendere -Emily?? TRANQUILLA PICCOLA. DUE MINUTI E SIAMO LI- urla per poi attaccare. Lancio il telefono da qualche parte, e continuo a piangere

-PERCHÉ PERCHÉ!!- urlo tappandomi le orecchie, come se volessi smettere di sentire tutto. Sento Elia urlare il mio nome da giù, e corro velocemente

-COSA LE HAI FATTO BASTARDO!!-

-ho dovuto-dice semplicemente Luc sorridendo. Ma Elia più incazzato che mai, gli tira un pugno

-no no Elia-dico e lui mi abbraccia

-se non ti dispiace. Rimarremo qui sta sera. E lei dorme con me-dice Alexia, e lui non proferisce parola. Prende delle chiavi e se ne va. Inizio a raccontare ciò che Luc mi ha detto. E sono abbastanza sconvolti

-adesso basta piangere. Dobbialo prepararci alla festa, mi occupero io di te- dice Alexia, facendomi tornare il sorriso.

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