Sensi di colpa

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Jeongguk si sentiva una merda.

Questo era il modo più semplice per definire il suo stato d'animo, probabilmente, ma se lui avesse dovuto dare una risposta alla domanda "Come stai?" senza ombra di dubbio sarebbe rimasto a bocca asciutta, balbettando parole sconnesse, limitandosi poi ad uscirsene con un semplice "Bene".

Ma no, lui non stava bene.

Non quando Taehyung non stava bene a sua volta.

Quei due erano delle reazioni a catena, causa e conseguenza che si intrecciavano in un circolo vizioso in cui, per poter stare bene, era necessario che entrambi fossero felici, sereni e tranquilli.

Un ciclo tossico, sì, ma null'altro era se non l'effetto dell'amore, che amplificava ogni gioia allo stesso modo di come facesse con il dolore.

Quando Jeongguk aveva visto Taehyung crollare a terra mentalmente era stato lui quello a uscirne distrutto. Era stato lui a sentire ogni scheggia del suo cuore schiantarsi contro la propria cassa toracica, i battiti arrestarsi e un forte giramento di capo abbatterlo: ma come per qualunque altra situazione non lo diede a vedere, lasciandosi andare ad un unico verso di dolore strozzato che venne subito silenziato da quelli preoccupati e sorpresi degli altri ragazzi presenti nella stanza.

Avrebbe voluto muoversi, avrebbe voluto accovacciarsi al suo fianco e riempirlo di coccole mentre si premurava che stesse bene, ma qualcosa lo bloccava, e non si trattava di orgoglio, o gelosia, o qualunque altro tipo di sensazione ricollegabile a un vero e proprio motivo: Jeongguk era in uno stato di totale shock e guardava con sguardo confuso la visione di un Tae esausto accasciatosi a terra, senza pienamente realizzare cosa fosse successo.

Era un po' come amalizzare le varie reazioni a chi si ritrova sperduto in uno tsunami: c'è chi si mette a nuotare con quanta forza possibile, chi si mette a piangere e chi si lascia soggiogare dal violento mormorio delle onde, abbandonandosi in una resa silenziosa all'inevitabile.

Sconfitto.

Jeongguk era decisamente sconfitto, sì.

Che fosse per questo che non gli si era avvicinato, che non era stato geloso degli altri, che non aveva reagito al suo sguardo distrutto e al suo corpo privo di forze?

Non lo sapeva neanche lui, non sapeva più nulla, ormai.

Fu necessario il tocco leggero della mano di Namjoon sulla sua spalla perchè si risvegliasse, schiudendo le labbra e guardandolo spaesato, chiedendogli con lo sguardo cosa fosse appena successo.

<< 'Gguk... stai bene? >> domandò preoccupato il leader stringendo appena la presa sulla sua spalla, chiedendosi se la percepisse realmente.

Jeongguk inclinò il capo, confuso su come rispondere a una domanda così stupida e ovvia, ma come l'automa quale si era rivelato essere da quando aveva discusso con Tae annuì meccanicamente, in silenzio.

Sentiva un continuo ronzio nella sua testa, ma non sapeva da cosa potesse essere causato.

<< Jeonggukie, forse dovresti andare a respirare un po' d'aria fresca, mh? >> propose Hoseok tentando un sorriso, lievemente nervoso per via di tutta quella tensione palpabile che aveva avvolto le pareti di quella stanza.

Ancora una volta Jeongguk annuì e dopo aver ricevuto una leggera spintarella da parte di Hoseok si incamminò a passo rigido verso la porta, rilasciando un sospiro quando la chiuse dietro di sè.

Doveva trovare Tae, aveva bisogno di capire.

Neanche a farlo apposta un singhiozzo simile al guaito di un cucciolo si librò in aria, quasi inudibile. Jeongguk spalancò gli occhi.

Taehyung, il suo Taetae, stava piangendo. E Jeongguk non aveva fatto nulla per impedirlo...

O almeno non ancora.

S'incamminò silenziosamente verso la direzione da cui provenivano quei piccoli gemiti di dolore, sentendo il petto tirato verso il basso da un pesante macigno appeso al cuore e le labbra distorte in una smorfia di dolore.

Jeongguk, esattamente come Tae cinque minuti prima, svoltò l'angolo, e la scena che gli si presentò di fronte agli occhi fu ancor peggio del vederlo cadere a terra, dell'esaminare con lo sguardo i suoi polsi sottili e le sue occhiaie scavate senza capire come poter risolvere la situazione: Taehyung era accovacciato per terra, le ginocchia tirate al petto, e si passava ripetutamente i morbidi palmi delle mani sui suoi occhi per cercare di asciugarli, i capelli arruffati e quelle meravigliose labbra quadrate, a forma di cuore, contorte in una smorfia di immensa disperazione.

Era colpa sua vero?

Taehyung non si accorse neanche della sua presenza, preso com'era dal sfogarsi totalmente, liberando senza freni ogni paranoia, ansia e percossa che aveva percepito sulla propria pelle ogni qualvolta Jeongguk lo ignorasse o passasse del tempo con Jimin invece che con lui.

Il ronzio che Jeongguk sentiva nella propria mente svanì, sostituito dal dolore empatico che il maggiore gli stava trasmettendo: lo percepiva tutto, ogni fibra del suo essere rabbrividiva a quelle sensazioni così angoscianti, così esasperate ma allo stesso tempo così calde, vere, familiari. Preferiva il dolore, a quel vuoto confuso che aveva caratterizzato quelle settimane.

Avrebbe preferito morire piuttosto che vedere lo sguardo spento e senza vita dell'unica persona che amava e che avrebbe sempre amato, anche se non sarebbe stata felice con lui ma con qualcun altro.

Jeongguk si avvicinò lentamente al suo corpo, giungendo di fronte a lui, e si inginocchiò alla sua altezza per poterlo guardare da vicino. Solo allora Taehyung parve accorgersi della sua esistenza, sussultando spaventato. Si asciugò con maggiore foga gli occhi, rannicchiandosi ancor di più, e si morse il labbro inferiore per non far uscire altri singhiozzi sino a farvi uscire il sangue.

Il maknae sospirò, avvicinando una mano al suo volto, e una scarica di dolore lo avvolse quando Taehyung distolse lo sguardo dal suo, girando totalmente il volto. Gli faceva così tanto ribrezzo?, non poteva fare a meno di chiedersi, posando delicatamente la mano sulla sua guancia per potergli girare il viso verso di sè e accarezzargli le gote con entrambe le mani, ancora umidicce.

Senza esitare oltre Taehyung si buttò tra le braccia del minore, avvolgendo le braccia attorno al suo collo e le gambe attorno al suo busto, sedendosi sulle sue gambe.

Nonostante Jeongguk non si aspettasse quel gesto non si scompose, accarezzando la sua ampia schiena con una mano e i morbidi capelli con l'altra, cercando di tranquillizzarlo e di farlo sentire a casa.

<< T- Ti am- mo. >> singhiozzò a bassa voce Taehyung prima di abbandonarsi in un sonno profondo tra le braccia in cui maggiormente aveva desiderato stare.

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