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Parte 3

Giorno del matrimonio e della finale di Champions:

La marcia nuziale iniziò a echeggiare nella bellissima chiesa del Rendentore a Venezia.
Era una giornata particolarmente soleggiata e fresca, ma il futuro sposo stava cercando di non farsi sopraffare dal caldo che sentiva.
Non riusciva a respirare e non era per via del tempo, ma a causa del nervosismo che lo opprimeva.
Mai nella sua vita si era sentito così a disagio, come se stesse facendo la più grande cazzata della sua vita e lui restava lì a osservare l'adempimento di essa.
Alice stava avanzando lungo la navata accompagnata da suo padre.
Era bellissima.
La sua bellezza era lucente e attirava tutti gli sguardi degli invitati, tranne quello più importante.
Il suo.
Più avanzava, più le certezze di Alvaro vacillavano e cercava appiglio nello sguardo del suo migliore amico, suo testimone, che non faceva altro che confermare le sue insicurezze.
Alice arrivò all'altare con un sorriso sgargiante, pronta a conciliarsi in matrimonio con il suo grande amore.
Il padre della sposa affidò la figlia al calciatore, il quale le prese la mano e la fece accomodare al suo fianco mentre il tremolio del suo corpo non faceva altro che aumentare.
Alice se ne accorse subito e rivolse al suo uomo uno sguardo interrogativo e egli le rivolse un piccolo sorriso per rassicurarla, e per calmare anche se stesso.
L'ultima cosa gli riuscì meno.
Il parroco iniziò la cerimonia...

-Alvaro vuoi tu accogliere Alice come tua sposa nel Signore,
promettendo di esserle fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarla e onorarla
tutti i giorni della tua vita?

Quando il parroco finì di pronunciare le precedenti parole, Alvaro rimase in silenzio.
Si poteva leggere nei suoi occhi il panico più totale, quello che ti attanaglia e non ti lascia via di fuga, pieno di paure a cui devi porre fine.

- No.
E senza dare alcuna spiegazione alla donna, strattonò il braccio di Simone e insieme corsero la navata con grandi falcate e uscendo videro una macchina parcheggiata di fronte alla chiesa.

- Allora volete stare lì impalati ancora per molto o vi dicecidete a salire? La partita mica vi aspetta!

Bonucci lì stava osservando dall' interno della sua Audi e i due accolsero con grande piacere la proposta dell'amico.

PAULO :

L'inno della Champions League finì e dagli spalti si elevarono molti applausi di incoraggiamento per le rispettive squadre.
Si trovavano all' Allianz Stadium di Torino , quindi la Juventus giocava in casa ma questo non servì di aiuto a Paulo.
Lo stress pre-partita si faceva sentire, ma rispetto alle solite partite quella era la più importante e si ripeteva di non potercela fare.
Aveva perfino chiesto al mister di far giocare qualcun'altro al posto suo perché non si sarebbe mai perdonato di mettere in difficoltà la propria squadra in quel momento.
Il mister era trasalito e lo aveva osservato come un pazzo, per poi riprendersi e capire le motivazioni del più piccolo.
Allegri lo aveva rassicurato e dato dei consigli, ma neanche quelli erano serviti.
I capitani aveveno già fatto il lancio della moneta e con la fortuna sfacciata di Buffon, il campo se lo erano aggiudicati i Blancos.
I ragazzi bianconeri avevano una parte di campo che dicevano che fosse "fortunata" per la prima parte del gioco e adesso non avevano neppure quella.
'Iniziamo bene' pensò Dybala intento a posizionarsi al suo posto.
Poco dopo sentì qualcuno arrivargli dietro e girarlo

- In bocca al lupo Niño.
Comunque vada sarò sempre orgoglioso di te, lo saremo tutti.

Strinse forte il suo migliore amico tra le braccia e per un momento si sentì bene.
Juan gli faceva bene, quel bene di cui hai bisogno per farti un pò di forza, ma pur sempre mai abbastanza.

Tra pochi secondi l'arbitro avrebbe dato iniziò alla partita...

Il silenzio dello stadio ti faceva venire la pelle d'oca, era una cosa incredibile e si sentiva nell'aria tutte le sensazioni di ogni singola persona.
A un certo punto si sentì qualche bisbiglio provenire  dagli spalti, i volti delle gente erano meravigliati e increduli.
Paulo alzò lo sguardo e cercava di scrutare quello che stava accadendo ma non riusciva proprio capire e dopo qualche attimo sentì il rumore dell'erba del campo essere calpesta e un fiatone provenire dalla sua sinistra.
Con fare insicuro girò lentamente la testa verso quella direzione e vide quello che mai si sarebbe aspettato in tutta la sua vita.
Álvaro Borja Morata Martín corrergli incontro vestito con lo smoking nero da matrimonio, bello più che mai.

Alvaro raggiunse l'argentino che lo fissava con occhi sgranati e la bocca aperta, i capelli arruffati e quel completo da calcio che fasciava fin troppo bene quel corpo da urlo del suo scricciolo.
E le prime parole che gli uscirono dalla bocca furono:

-Ti amo.

Gli occhi di entrambi si velarono di lacrime, la troppa emozione giocava brutti scherzi

- La verità è che non me la spiego neanchio questa sensazione.
E come se ti conoscessi da sempre, capisci?
Come se ogni singola caduta, ogni più piccolo errore, mi avessero portato qui, da te.
Come se tutti quei giorni senza fine mi avessero portato a perdermi in quegli occhi tanto scuri e profondi, che sorridono quando incontrano i miei, disillusi e spenti.
E tutto cosi diverso, cosi nuovo, cosi terrificante.
E come se nel momento esatto in cui ti ho incontrato, il mio cuore avesse detto "smettila di cercare, è qui."
Ma la verità è che ho paura.
Paura di me, di te, di quello che provo e di queste sensazioni del tutto nuove.
Non ho mai sentito nulla del genere, nulla di così totalizzante.
Quando ti vedo, quando ti sfioro, quando ridiamo insieme, sento che è giusto, che non dovrebbe essere in nessun altro modo.
Ma non ha alcun senso, capisci?
Quello che sento per te è qualcosa di talmente spiazzante e incomprensibile da farmi tremare, da farmi avere il terrore che possa finire.
lo penso che quando si comincia a sentire per la prima volta qualcosa di vero, non importa quanto faccia male, che non faccia dormire, che non faccia respirare.
Perché il senso di adeguatezza che si prova stando accanto a quella persona, ti fa superare tutti i problemi, tutte le lacrime, ogni incomprensione.
E quindi Ti amo Paulo Bruno Exequiel Dybala.
Ti amo quando hai freddo e fuori ci sono 30 gradi. Amo la ruga che ti viene qui quando mi guardi come se fossi pazzo. Mi piace che dopo una giornata passata con te, sento ancora il tuo profumo sui miei golf, e sono felice che tu sia l’ultima persona con cui chiacchiero prima di addormentarmi la sera. E non è perché mi sento solo, e non è perché è la notte di Capodanno. Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile.

Le lacrime non smettevano di sgorgare dagli occhi di Paulo e il sorriso che deliniava il suo volto fece innamorare ancora una volta lo spagnolo.
Lo scricciolo avvolse le braccia intorno al più grande

- Ti amo anch'io Alvaro Borja Morata Martín.
Ovunque, in qualsiasi momento, ti amo.

E i due attratti come calamite si baciarono.
E fu un bacio pieno di promesse,
un bacio di quelli in cui ognuno vuole prendersi tutto dall'altro.
Un bacio lento, leggero.
Quanto basta per sentire che sapore ha la tua pelle, quanto sono morbide le tue labbra.
Quel tanto che basta per sentirti suo per sempre.

E intanto intorno a loro si sentirono solo applausi, fischi di approvazione.
Ambedue le squadre si commossero, avendo vissuto la loro storia da vicino.
Allegri annuì con sguardo emozionato

- Ce l'abbiamo fatta.
Ce l'hanno fatta.

/Autrice/

E insomma, evviva i non sposi!
Questo capitolo diciamo che conclude quasi la storia, ma ancora non é finita.🔥



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