-12- La storia di Mati

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Stare nell'appartamento di Mati è come impazzire, qui tutto ha il suo profumo e ogni oggetto fa pensare a lui.

Anais è piuttosto calma, se ne sta rannicchiata in un angolo del divano, in silenzio, abbracciata ad un cuscino. E attende. Attende notizie. Che sia Ashton a portarle o che sia Klein a farlo o addirittura un androide, poco importa, basta che siano notizie sicure. Per ora rimane lì, inespressiva... e chissà a cosa pensa. Ha accettato un tè caldo da Kristal, ma niente cibo.

Kirwan la osserva, vagamente spaventata da tanta tranquillità. Immaginava pianti disperati, urla isteriche, invece Anais non si scompone. Non cede, non si lascia andare a manifestazioni di dolore. Kristal è pronta ad abbracciarla, consolarla, ma sembra non essercene bisogno. È questo a preoccuparla: se Stirling si sfogasse, si sentirebbero entrambe meglio, più serene. Si farebbero forza l'un l'altra... perché anche Kirwan sta soffrendo. L'incidente ha risvegliato i suoi dubbi e le sue paure, l'ha fatta sentire improvvisamente vulnerabile, dandole la certezza che la vita è ingiusta. E gli eventi sono spesso assurdi. Casuali e assurdi. Perché un ragazzo di ventiquattro anni dovrebbe morire? Ha ancora tanti sogni da realizzare; ha ancora amore, speranza e forza da donare al mondo. E perché proprio lui? Lui così bello, incredibilmente perfetto, lui eccezionalmente bravo e veloce, lui per niente freddo. No, Mati non è freddo. Timido, riservato, ma non freddo. Kristal capisce di essersi affezionata a lui. Certo, all'inizio è più facile legare con Ashton, simpatico ed accogliente... ma loro sono una squadra, ed ogni elemento è essenziale. Ripensa a ciò che ha conosciuto di Läänen: la concentrazione, il silenzio, lo sguardo glaciale, le determinazione. Ciò che non ha espresso a parole, l'ha dimostrato in pista: la voglia di vincere, il non accontentarsi di un buon risultato, ma cercare quello migliore, i nervi saldi, l'intelligenza, l'aggressività, il rispetto per gli avversari. Mati è speciale. Mati è il Campione.

L'attesa viene bruscamente interrotta dagli squilli nervosi del telefono. È Klein. È riuscito ad entrare in ospedale, ma i medici non si sono ancora espressi. Si sa solo che, per ora, Läänen è vivo e si trova in sala operatoria, ma le condizioni sono un mistero. C'è un cordone di sicurezza che blocca il corridoio e solamente Eileen Farrell può avvicinarsi alla stanza... e Lodger. Lodger è lì vicino a lui, ma non vuole parlare con loro. Passeggia avanti e indietro... però ha raccomandato di dire che si riposino perché le operazioni saranno lunghe e fino ad allora non ci saranno altre notizie. Questo, in sintesi, è il contenuto della chiamata.

Anais sospira e si dirige verso il piano superiore, seguita da Kristal. Camera di Mati. Semplice, essenziale. Pareti bianche, immacolate, mobili di legno chiaro. Abbastanza ordinata. Design all'avanguardia addolcito da oggetti simpatici, in parte regali dei tifosi, in parte ricordi dei viaggi del ragazzo. Kirwan ne è stupita, non immaginava che quella stanza potesse essere così accogliente. È un piccolo guscio che racchiude il mondo del suo proprietario: un'infinità di coppe, targhe e medaglie mischiate a modellini di vetture e splendide fotografie di Läänen vittorioso. Ma quella che occupa la posizione centrale ritrae una bella famigliola: il padre, in tutto e per tutto somigliante a Mati, con in braccio un bimbo dall'apparenza vivace, il figlio minore; la madre, una donna dal sorriso dolce, tra due ragazzini di una decina d'anni. Kristal osserva rapita quell'immagine, percependone l'affettuosa serenità, anche se è il paesaggio ad incuriosirla. Neve pulitissima, incontaminata, e, sullo sfondo, una foresta ammantata e il cielo grigio-azzurro chiarissimo...

«Come gli occhi di Mati...» Anais si avvicina all'amica «Lui è il più piccolo e quella è la sua famiglia. Sono tutti morti. Morti durante l'occupazione...»

L'occupazione... Kirwan guarda Stirling. Occupazione... di cosa? Fatta da chi? Quando?

«Mati è originario di uno stato chiamato Finlandia... poi è arrivato l'esercito del regime e ha dato il via alla guerra di occupazione. Ha gettato bombe, ucciso migliaia di civili... e il paese, dopo una lunga e sanguinosa resistenza, si è dovuto sottomettere. Ora è territorio degli androidi... e non si chiama più Finlandia, o Suomi, nella lingua del posto... Adesso non ci vive più nessuno... e la neve non è più bianca, è diventata nera. Credo che quei luoghi siano diventati una discarica... Mati è riuscito a salvarsi per caso. È scappato, ha corso per giorni e giorni al freddo, senza cibo. Non sapeva dove andare, a chi rivolgersi... era solo un bambino... ma un gruppo di miliziani l'ha trovato e l'ha portato qui, nella capitale. Lui è cresciuto così, senza fidarsi delle persone, imparando a nascondere i suoi pensieri. Ha frequentato le scuole del regime, ma non ha mai creduto alle parole della propaganda. Ha finto. E si è guadagnato la fiducia degli androidi, ma li odia. Li odia per ciò che hanno fatto alla sua famiglia, alla sua nazione... Li odia per come gli hanno rovinato l'infanzia. Li odia perché è colpa loro se lui è così riservato e non riesce a lasciarsi andare. Ha sempre paura di tradirsi... e di essere tradito. Questa è la storia di Mati. Difficilmente te l'avrebbe raccontata, non gli piace parlare di sé... però è un ottimo ascoltatore.» Anais si siede per poi raggomitolarsi sul letto, vicino alla testiera. Sembra una posizione abituale, assunta miriadi di volte. «Ho passato ore qui, a sfogarmi, protestare, inveire... e lui era sempre presente. Ascoltava senza interrompermi. Alle volte faceva le flessioni o gli addominali, ma so che mi dava retta... e alla fine trovava la soluzione o la frase giusta per calmarmi... Mi manca. Mi manca tanto. E ho paura. Paura che lo trasformino in un androide. Lui non può diventare uno di loro! Perchè non siamo nemmeno liberi di morire? Perchè devono allungare così le nostre vite e farci soffrire? Preferirei non vederlo mai più, piuttosto che trovarmi di fronte un essere che di Mati ha solo l'aspetto! Ti rendi conto? Averlo davanti, sapere che è lui, ma in realtà non lo è più. Un Mati svuotato dalla sua essenza, dal suo essere umano... non sarebbe più Mati. Diventerebbe un pezzo di latta utile per essere rottamato e rispedito in quella discarica che è diventata la sua Finlandia! Non voglio che lo riducano così.»

Finalmente gli occhi di Anais si riempiono di lacrime... e Kristal... Kristal cosa può dire? Non ci sono parole adatte per arginare tanto dolore. Stirling ha reagito magnificamente fino ad adesso, ma ora... cosa fare? Starle vicina, capirla... che altro? Ogni frase può risultare stupida o inutile. Si può essere partecipi della sofferenza di un'amica con la sola presenza? Forse sì... e forse è anche il miglior modo di agire. Essere disponibili, pronti ad aiutarla e sorreggerla, senza essere asfissianti o indiscreti.

Anais scaccia le lacrime velocemente e sfrutta tutto il suo autocontrollo «Adesso non dobbiamo più pensarci. Domani sarà una giornata impegnativa e dovremo dare il meglio di noi stesse... ma quando sarà finito tutto e avremo rubato il vestito, andrò in ospedale. Andrò da Mati. Voglio vederlo, forse per l'ultima volta. Voglio accarezzargli i capelli, voglio accarezzargli il viso. Voglio stringergli una mano fra le mie... e poi... gli dirò che gli voglio bene. Glielo dirò anche se lui non potrà ascoltarmi. Glielo dirò perché... perché non gliel'ho mai detto prima. Io non ho mai detto a Mati che gli voglio bene...»

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