CAPITOLO 4

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Third Person's p.o.v.

La ragazza giaceva immobile sul divano.
Si incastrava perfettamente nel divano, data la sua innocua altezza.
Sunmin sembrava morta.
Con le braccia giunte sotto il petto, il respiro appena percettibile.
Il suo zaino, ora aperto, era gettato sopra al tavolo. Tutte le sue cose erano sparse sotto gli occhi di tutti.
"Perché stiamo guardando le sue cose così? Stiamo violando la sua privacy." disse Jimin con tono esasperato, ma nessuno pareva ascoltarlo.

Anche il suo diario giaceva lì sopra. Una cosa così insolita da vedere.
Cercavano di capire chi era e se poteva essere pericolosa.
Hoseok aveva frugato nelle tasche della sua giacca e aveva trovato l'mp3 della ragazza, il suo più grande tesoro. Ciò che la teneva con i piedi saldi a terra e la mente legata alla sua vita passata.

"Cosa diavolo..." sussurò Hoseok, rigirandosi l'oggetto fra le mani fasciate da due guanti in cuoio. Le dita, scoperte, tastavano la superficie liscia e fredda di quell'oggetto quasi estraneo. Non vedeva un mp3 da troppo tempo e ora sembrava un oggetto proveniente da Marte.

Due dita glielo sfilarono dalle mani.
"Un mp3." Disse Jungkook quasi affascinato.
Lo accesse e funzionava ancora perfettamente.
Jungkook, sotto gli occhi curiosi di Hoseok, scorreva le varie canzoni lì presenti.
"Quando diceva che era nostra fan, non mentiva mica."
Il minore premette play e partì una delle loro canzoni.

I presenti in quella stanza drizzarono le orecchie incuriositi dalle note di Born Singer.
A Jungkook venne quasi da piangere.
Non sentiva una vera canzone da più di un anno. Gli faceva uni strano effetto. E poi una loro canzone, una delle sue preferite.

"Spegni quell'affare." Lo ammonì Baekhyun quasi infastidito. La sua era pura paura. Paura di essere scoperti. Alcuni infetti avevano un udito acuto e un minimo rumore li attirava.
Jungkook non se lo fece ripetere due volte. Era intimorito dal maggiore. Spense il piccolo oggetto elettronico e lo posò sul tavolo, guardandolo con occhi persi.

Namjoon, invece, stava leggendo attentamente il suo diario. Tastava le pagine con le dita, le accarezzava e le sfogliava. Da quant'è che non rivedeva più un quaderno? Era passato troppo tempo dall'ultima volta che aveva sfogliato un libro. Anche se quello era un diario, stava leggendo la storia di quella piccola ragazza. "È stata per un anno intero segregata in un bunker...- disse con voce tremolante. Non riusciva neanche lui a crederci. -Qui ci sono scritti praticamente tutti i giorni che ha trascorso lì sotto, come razionava il cibo, la paura di cosa poteva trovare fuori. Tutti i suoi pensieri sono scritti qui sopra, mi fa rabbrividire. È spaventoso." Namjoon era andato oltre con la lettura, ma aveva preferito non riferire quelle cose. Se le cose che aveva scritto quella ragazzina erano tutte vere, allora forse l'avrebbe presa in disparte per parlarle, senza immischiare tutto il gruppo. Lì sopra c'erano cose spaventose, che nemmeno lui riusciva ad immaginare. Poi ricorreva sempre il nome di un certo Hongjoong, che fosse suo fratello? O forse il suo ragazzo?

Jimin e Taehyung, seduti di fronte a lui, lo guardarono con occhi tristi. "Chissà se si sarà sentita sola." Sospirò il minore, portandosi le mani a coppa sotto il mento. Nessuno in quella stanza riusciva ad immaginare come la ragazza potesse essersi sentita durante quell'anno, perché nessuno di loro era mai stato solo sostanzialmente. Si erano sempre mossi in gruppo e in caso di pericolo si erano difesi a vicenda. E anche quando ci si doveva confidare, ognuno di loro aveva qualcuno su cui contare.
Mentre Sunmin non aveva avuto nessuno, tranne quel diario. Era il suo angolo di sfogo, il suo amico, il suo fratello, il suo compagno.

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