CAPITOLO 5

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Third Person's p.o.v.

Ed era di nuovo notte.
Le tenebre avevano rubato la luce di nuovo, facendo sbucare mille stelle che nessuno più riusciva ad apprezzare.

Quel giorno era stato molto tranquillo, forse troppo. Sunmin si era rintanata nel capanno sul retro, una struttura di piccole dimensioni, annessa alla casa principale. Voleva stare da sola e non voleva vedere nessuno, fino a quando Seokjin non le portò la cena.
Ovviamente fagioli riscaldati in scatola.
Ne aveva mangiati fin troppi quando era stata  rinchiusa in quel buco. I cibi in scatola erano le poche cose che non andavano a male in poco tempo. Se erano fortunati, delle volte potevano mangiare anche del riso.

Credeva che uscendo dal bunker sarebbe stata finalmente libera, sarebbe stata in grado di trovare un rifugio decente. Ma ora si sentiva strana. Voleva essere lasciata da sola, nella sua solitudine personale e soprattutto, si sentiva più in gabbia di prima.
Era dispersa nel nulla, in un dannato paesino pieno di infetti e pazzi. Di certo quando aveva aperto il portellone del bunker non si sarebbe mai aspetta di certo quello. E soprattutto non si sarebbe aspettata di incontrare degli idol.
In verità, dopo la scenata che aveva fatto, non aveva chiesto come avevano fatto a sopravvivere. Tutti loro, come ne erano usciti sani e salvi?
Si ricordava ancora Seoul allo scoppio dell'epidemia, come scordarlo. Eppure quei ragazzi ne erano usciti illesi, o almeno era quello che sembrava agli occhi della ragazza.

Ed eccolo Seokjin che rientrava nel capanno. Era stato così gentile con lei, e Sunmin aveva trattato male tutti loro. Si sentiva così in colpa, ma non riusciva a chiedere scusa, qualcosa in lei era cambiato. Non si sarebbe mai comportata così, la vera lei avrebbe subito chinato la testa in cerca di scuse. Ma la Sunmin di adesso era piena di orgoglio e menefreghismo, che non riusciva nemmeno a guardare in faccia quei ragazzi.

"Dovresti tornare di là.- disse il ragazzo andando verso di lei. Seokjin si definiva il "worldwide awesome" e lo era per davvero. Anche in quel momento molto brutto, in quelle condizioni misere, riusciva ad essere meraviglioso. La ragazza lo guardò avvicinarsi, finchè non si sedette vicino a lei, su di una vecchia canoa messa lì a marcire. -Qui potrebbe essere pericoloso di notte, le pareti sono sottili e potrebbero essere facilmente abbattute. Torna in casa." Disse cercando di convincerla.

Sunmin si tirò su, in modo da averlo di fronte.
" Seokjin-ssi, posso...posso farti una domanda?" Gli chiese la ragazza con la voce che tremava. La capanna non era molto illuminata, solo una piccola lanterna sul soffitto, che scolava la cera tutta sul terreno. Seokjin si fece più vicino, posando affianco a lui il vassoio con la cena. La ragazza lo vide annuire così parlò.
"Come siete sopravvissuti? Come siete scappati e siete sopravvissuti dell'epidemia?" Gli chiese innocentemente la ragazza. In quel momento si era fatta piccola contro il legno della canoa, aspettando con ansia la sua risposta.
Il maggiore chinò la testa fissando la terra sotto i suoi piedi, come per cercare una risposta lì.
《Non lo sappiamo neanche noi, Sunmin-ah. Eravamo ad un evento a Seoul, in un hotel prestigioso, dove c'erano vari gruppi, tra cui anche gli EXO. Eravamo tutti sul palco, seduti su delle sedie uno di fianco all'altro, mentre il presentatore parlava. C'erano molte fan che urlavano e non vedevano l'ora dell'esibizione. Erano tutti così elettrizzati che non ci siamo accorti di quello che stava succedendo.- il ragazzo fece una pausa, riprendendo il fiato. Aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre raccontava tutto ciò, stava in qualche modo cercando di non pensare a cosa provasse in quel momento a ciò che stava provando. -Ce ne siamo resi conto quando era troppo tardi. Sono iniziati a salire sul palco, sembravano delle normalissime fan che si erano fatte prendere dalla foga del momento ed erano salite sul palco. Ma no, ci sbagliavamo. Hanno assalito il presentatore e l'hanno divorato. Tutto ciò davanti ai nostri occhi. Da lì in poi successe il panico.》 Seokjin chinò la testa ancora una volta. La fioca luce gli illuminava il profilo perfetto solcato da lacrime quasi visibili.

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