CAPITOLO 1

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Third Person's p.o.v.

Dentro una vecchia casa disabitata, sette ragazzi vi erano rifugiati da ormai più di sette giorni. In mezzo ad una campagna desolata ed isolata, si nascondevano e fuggivano dell'epidemia che ormai aveva decimato tutta la popolazione. Là fuori, molte persone si erano mobilitate per formare resistenze e trasformare le città in delle zone protette. Ma c'erano così tanti posti con sopravvissuti che non sapevano dove andare.

La notte era ormai passata e la paura era diminuita. Per quel breve lasso di tempo almeno.
La sera gli incubi tornavano nitidi come non mai.

Yoongi, dopo un lungo sonno durato più di tre giorni, a causa della febbre, si era finalmente risvegliato.
Si guardò intorno con gli occhi ancora semichiusi, in cerca dei suoi compagni.
Le palpebre erano pesanti su i suoi occhi che bruciavano ancora.
Cercò di alzarsi in piedi ma nulla da fare, qualcuno lo buttò di nuovo sul futon morbido, ricevendo una scossa di dolore in tutto il corpo. Strinse i denti in disapprovazione, ma non disse nulla. Era troppo stanco, perfino per lamentarsi.

"Non se ne parla, la tua ferita ancora non è guarita. Anche se non hai più l'infezione e la febbre è scesa, dovrai rimanere almeno oggi a letto." Riconobbe la voce del suo hyung, Seokjin.
Mise a fuoco la sua figura, si trovava in ginocchio proprio di fianco alla sua coperta, intento ad armeggiare con qualche cosa.
"Cazzo, quanto ho dormito?" Imprecò il più piccolo strizzando gli occhi. Erano sicuramente passati alcuni giorni da quando aveva perso conoscenza, e la luce fioca di quella casa gli bruciava letteralmente gli occhi.

"Sono tre giorni che dormi e la prima cosa che esce dalla tua bocca sono solo imprecazioni?- il maggiore si fece scappare un sorriso a quel pensiero. Nulla cambiava Min Yoongi, neppure il fatto di aver rischiato la morte. -Mentre ti stavo ricucendo sei svenuto, credevamo fossi morto. Per fortuna la ferita non si è infettata gravemente altrimenti avresti perso il braccio." Il maggiore si alzò mentre parlava, stava cercando qualcosa.
Mentre Seokjin scomparve nell'altra stanza, Yoongi continuò con le domande. "Gli altri dove sono?" A causa del suo sonno durato tre giorni, la voce era più rauca del solito e la gola sembrava andargli a fuoco. In quel momento desiderava davvero troppo un bicchiere d'acqua fresca.

Il più grande tornò con una ciotola piena d'acqua in una mano e nell'altra un po' di alcool e dei batuffoli di cotone.

"Devo ripulirti la ferita.- disse notando lo sguardo poco convinto di Yoongi. - Gli altri sono andati a cercare le ennesime provviste. Magari riusciranno a trovare Sehun e gli altri. La radio funziona male, non riusciamo a contattarli da quella sera al minimarket." Seokjin iniziò con il pulire il grande taglio sul braccio del suo amico. Guardandolo si era reso conto che sarebbe rimasta una brutta cicatrice. Beh, non era esperto in sutura, ma era già tanto che era riuscito a richiudergli la ferita, altrimenti si sarebbe messa davvero male per il suo amico.

Dopo un po' riprese a parlare. "Abbiamo ritardato sulla scaletta di marcia, abbiamo infranto la regola numero cinque." Yoongi lo guardò con uno sguardo pieno di scuse. Per colpa sua e della sua testardaggine ora si ritrovavano a stare in quel posto sperduto più del dovuto. Gli dava fastidio soprattutto il fatto che una delle regole che si erano imposti, era stata infranta. A causa sua.

"Possiamo partire appena gli altri tornano, basta che mi fasci il braccio e sarò apposto." Cercò di trovare una soluzione il ragazzo steso a terra. La voce gli tremava un poco, non sapeva perché. In fondo si sentiva leggermente in colpa. Quella sera, aveva rischiato grosso solo per del cibo in più, aveva visto la morte in faccia. Le regole c'erano per un motivo, ma più volte le avevano infrante. E molte delle volte era proprio lui ad infrangerle.

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