9. Una nuova vita - Parte I -

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Firenze, Italia

Dicembre 1876

Firenze era in fase di ricostruzione dopo la rivolta, durata un'intera settimana, nel mese di settembre.

Finito il susseguirsi di quei tragici eventi, I Nardi erano stati scacciati o arrestati e i membri della famiglia Nardini furono tutti giustiziati, tranne Nicola che risultava disperso.

Anche mio padre, il suo assistente Pietro, Roberto e Carolina Sforzi risultavano scomparsi da quella fatidica notte.
Io mi ero leggermente ripreso per la perdita di Federica, ma il dolore era ancora straziante e lancinante e, per distrarmi, aiutavo mia madre come potevo dopo la scomparsa di mio padre.

Molte delle persone che lavoravano per noi erano state uccise durante la rivolta, perciò la maggioranza delle mansioni le svolgevo io.

Era una delle tante sere di quel triste periodo, usavo il tempo libero per stare da solo e pensare a ciò che era successo e a come ritrovare le persone che avevo perso.

Mi mancavano tutti: Roberto, Federica, mio padre, Pietro e molti altri che avevano perso la vita o erano andati via, lontano da Firenze dopo quella disastrosa notte. La cosa positiva era che gli uomini incappucciati si erano dileguati dopo la rivolta e che la pace, almeno apparente, era tornata a regnare sulla città.

Mi lasciai andare ai più bei ricordi dei momenti passati con le persone a me care; ero lì a fantasticare, appoggiato contro il muro di una delle poche costruzioni rimaste in piedi.
Abbassai lo sguardo sulla camicia blu notte che indossavo. Me l'aveva fatta su misura Federica, due anni prima, al nostro primo anno di fidanzamento. Erano stati tre in tutto e ricordavo ancora il giorno in cui l'avevo conosciuta.

Firenze, Italia

Luglio 1873

Eravamo stati invitati a cenare a casa di Lorenzo Marchesi per festeggiare il sedicesimo compleanno di sua figlia Federica. La conoscevo appena e non eravamo mai entrati in confidenza, ma le nostre madri ci tenevano a farci relazionare meglio. Non apprezzavo particolarmente queste stronzate da nobili e le loro usanze, non mi importava granché di relazionarmi con l'ennesima viziatella con la puzza sotto il naso! Ero dell'idea che ognuno dovesse socializzare con chi preferiva e non sottostare a queste imposizioni.

Fortunatamente la cena fu deliziosa e Federica e io, a parte qualche sguardo, non avevamo trovato molto di cui parlare.
A quanto pareva, non ci stavamo particolarmente simpatici a pelle; Roberto, invece, riusciva a scherzarci e a parlarci senza problemi e i due sembravano avere un bel feeling.

Purtroppo, però, il mio amico non era nobile di nascita e frequentava quegli ambienti solo per via della nostra amicizia, perciò non sarebbe mai stato gradito come probabile fidanzato di Federica da suo padre Lorenzo.

I due prendevano in giro Nicola e ridacchiavano divertiti in perfetta armonia.

Probabilmente Roberto era riuscito a salvarmi dall'impiccio anche quella volta.

Per mia sfortuna, i miei genitori e quelli di Federica volevano a tutti i costi farci interagire, così decisero di farci danzare insieme, sotto lo sguardo invidioso di Nicola Nardini, e quello divertito di Roberto.

Io, invece, ero imbarazzato e per niente d'accordo con la decisione dei nostri parenti; neanche lei lo sembrava. Dovevo ammettere che era davvero graziosa però, vista da vicino.

Certo, un po' odiosa ma carina!

«Devo ammettere che sei un bravo ballerino» mi disse, sorridendomi appena quando finimmo di danzare.

«Grazie, anche tu. Oggi sei davvero bellissima!» le risposi arrossendo un po'.

«Ti ringrazio. Quella camicia, però, ti va un po' larga» replicò con un sorrisetto beffardo, portandosi una mano davanti alla bocca.

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