35. L'ultima notte

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Markoos non voleva rischiare altri casini, così mi aveva riportato nella mia stanza chiudendomi lì, ma permettendomi di farmi una doccia e di avere degli abiti puliti: una semplice t-shirt col collo a V bianca e un paio di jeans classici, e scarpe scure da ginnastica.
Meglio che niente.
Mi restavano poche ore da vivere, lo sapevo bene, avevo visto che fine aveva fatto Frederick durante il rituale e anche la morte della sciamana del clan dei lupi.
Perché Jack voleva morire per servire Markoos?
Probabilmente i lupi erano la chiave per creare dei mostri come lui e la sua morte sarebbe stata solo temporanea a differenza della mia.
Avevo vissuto per oltre un secolo, perciò sicuramente non avevo quella gran paura di morire, ormai la mia vita l'avevo vissuta e l'unica cosa che mi faceva incazzare era il fatto di darla vinta a quel figlio di puttana di un incrocio schifoso.
A tarda notte ero ancora a fissare il soffitto pensando a tutto ciò che avevo visto in questi anni, ma prima che potessi fare l'ennesimo viaggio nei ricordi la porta della camera si aprì ed entrò qualcuno.
Cyrus, Markoos o Lauren, non c'era altra soluzione, era di sicuro uno di loro, da quando ero confinato lì dentro e vedevo solamente loro tre.
Guardai distrattamente verso la porta e notai con mia grande sorpresa che non si trattava di nessuno di quelli. Era Sharon.
Mi alzai di scatto parecchio confuso.

«Cosa ci fai qui? Se Markoos ti vede...» mormorai preoccupato.

«So quello che faccio, posso stare qui» si limitò a dirmi la ragazza avvicinandosi ancora di più.

«Io non so da dove iniziare. Mi dispiace, so che forse questa è l'ultima volta che possiamo parlare e ho sbagliato a giudicare tutti voi vampiri come dei mostri. Io ti ho visto uccidere Trevor,e non posso dimenticarlo. Lui era la persona che ho amato per tanti anni» affermò la giovane con un nodo in gola.
Prima che potessi rispondere lei riprese a parlare.

«Poi ho visto Rob, Rafael, Nik, Randhal comportarsi più umanamente di certe persone che conosco. Certo, ci sono delle mele marce tra voi come Faith, Lauren e quei pazzi di Nathan e Markoos» iniziò a dire Sharon catturando la mia attenzione.

«Ero, spaventata e confusa e so che sono stata insopportabile con te da quando ho scoperto cosa tu fossi veramente, prima però, se solo non avessi mai scoperto di te, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente tra noi» continuò sempre più malinconica la ragazza.

La forte morale di Sharon e la sua umanità l'avevano portata a essere inavvicinabile da me per molto tempo, da quando Nik l'aveva rapita.
Studiai un po' la sua figura abbozzando un lieve sorriso.
Indossava un maglioncino grigio e dei semplici jeans molto chiari e infine calzava delle scarpe di tela bianche.
Lei era semplice in tutto, nel vestirsi, nel comportarsi e nel provare emozioni.
La cosa che mi piaceva più di lei era la sua umanità.
Era spontanea e solare, sinceramente credevo che averla salvata da quel lupo mannaro fosse stata una delle cose più belle che mi fossero capitate.
Nella sua semplicità e umanità era allo stesso tempo diversa dalla romantica e dolce Silvye. Sharon era sensibile e buona, ma sapeva essere fredda e determinata.
Era semplicemente lei, e non riuscivo a dare una definizione precisa di quella ragazza così particolare. Sapevo solo che dal primo momento in sua compagnia, sentivo una specie di legame, tuttavia non era stato come nei film, dove basta salvare una bella ragazza e poi tutto fila quasi sempre liscio fino al "felice e contenti".
Ne avevamo passate insieme e ora era lì di fronte a me e forse per l'ultima volta.

«Stai dicendo tutto questo solo perché domani morirò...» mormorai con un debole sorrisetto. Lei assottigliò lo sguardo e mi guardò male.

«Potresti smettere di fare lo stronzo almeno una volta o per te è troppo complicato?» replicò semplicemente la ragazza muovendo di lato i lunghi capelli corvini e riducendo gli occhi verdi a due fessure.
Si umettò le labbra, ma io la fermai fissando il suo collo.

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