Parlando con Nate, è uscito fuori l'argomento di cui mi aveva informato durante il pranzo.
«Non credo tu possa ricordartela...Martina, la figlia dell'amica di mia madre» dice cercando di farmi capire chi fosse.
«Certo che la ricordo» rispondo pensando all'estate in cui l'ho spaventata.
«È diventata davvero bella. Ha un fisico da urlo!» Esclama toccandosi i pantaloni. È così rozzo a volte.
«Credi che tra di voi possa nascere qualcosa?» Chiedo mettendomi gli occhiali da sole.
«Oltre attrazione fisica? Nah» ride.
«Perché no? Insomma se a te piace e a lei piaci...»
«Non sono un tipo da relazione Mad» mi interrompe scuotendo la testa «farei qualche cazzata dopo poco oppure, mi stancherei» ammette tranquillamente.
«Se una persona ti piace davvero fai di tutto per non farla soffrire» dico pensando a Dylan, che non vedo da un paio di ore.
«Tipo tu e Dylan» mi fa notare lui.
«No, c'è...dico in generale!» Esclamo facendolo ridere.
«Lui è così diverso da me. Da quando si è messo con te, è diventata un'altra persona. Molto più serio. Prima le ragazze le trattava un po' come faccio io, ci usciva insieme una sera e poi non le richiamava. Diciamo che per colpa di Kate ha sempre avuto...»
«Paura di rinnamorarsi. Lo so» lo interrompo.
«Per questo con te è così possessivo e geloso, perché so che lo è, ma lui lo fa solo perché ci tiene e ti ama» aggiunge mettendosi in piedi vicino al bordo della piscina.
«Lo so, ma a volte vede cose che non esistono» lo raggiungo.
«Tu non faresti lo stesso se lui fosse amico con così tante ragazze?» Chiede lui inarcando un sopracciglio.
«No...c'è, non lo so...okay forse si» ammetto.
«Quindi non puoi biasimarlo. Devi provare a metterti nei suoi panni Mad.»
«Quanto sei diventato saggio eh» dico abbracciandolo «mi sei mancato, lo sai?» aggiungo guardandolo.
«Anche tu» dice accarezzandomi la schiena poco prima di staccarsi dal l'abbraccio per poi essere buttato in piscina da Dylan.
«Non puoi attaccarmi alle spalle!» Sbotta Nate buttandolo sott'acqua per poi iniziare a lottare con il fratello come se fossero due bambini. Decido di lasciarli alle loro cose da maschi e vado a mettermi sul lettino. Ridono e scherzano e poi, ad un certo punto, silenzio. Apro gli occhi per capire cosa fosse successo e Dylan urla «ora, ora, prendila» per poi prendermi di peso con Nate e correre verso la piscina.
«Ragazzi per favore. No, no!» Urlo prima di finire in acqua. Troppo tardi. Ridono e si battono un sonoro cinque.
«Vi odio» dico cercando di non ridere. Sono troppo carini quando scherzano insieme.
«No, non è vero» dice ovvio Nate prima di buttarsi in piscina con Dylan.
«Sono stato un coglione prima» mi sussurra Dylan abbracciandomi da dietro.
«Si, hai ragione» ammetto sorridendo «però ti capisco e prometto che non mi comporterò più così con i ragazzi» aggiungo girandomi verso di lui che mi bacia.
«Okay ragazzi smettetela» dice Nate schizzandoci.
«Hai ragione» rido per la sua espressione.
«Di cosa stavate parlando prima?» Chiede Dylan.
«Di quanto fossi diventato un romanticone sentimentale» lo prende in giro Nate.
«Non lo sono» si difende lui per poi guardarmi «lo sono?» Mi chiede ed io annuisco ridendo.
«Lo sei eccome» aggiunge Nate «non ti riconosco più» dice poi.
Sentiamo poi suonare il campanello ripetutamente e Dylan esce per andare ad aprire. Dopo circa una ventina di minuti buoni, torna con una faccia piuttosto strana.
«Vieni?» Chiedo avvicinandomi a bordo piscina.
«Ora non ne ho voglia» risponde freddo.
«Dai fratellino!» Esclama Nate schizzandolo leggermente.
«Cazzo Nate ho detto che non ne ho voglia» sbotta alzandosi e andandosi a sdraiare sull'amaca appesa a due alberi.
«Che cavolo gli è successo?» Mi chiede sconvolto.
«Non lo so, vado a parlarci.»
Esco e mi avvolgo nell'asciugamano.
«Ehi» dico avvicinandomi a lui che ha gli occhi chiusi ed è sdraiato a pancia in sù con le mani sotto la testa.
«Ehi» risponde piatto.
«Tutto bene?» Chiedo sapendo che non va per niente tutto bene.
«Normale» dice lui.
«Vuoi dirmi che è successo poco fa? Stavamo ridendo e scherzando fino a poco prima e di solito non reagisci mai così, almeno che non ci sia un motivo sotto» gli faccio notare toccandogli il braccio.
«Ho detto che non avevo voglia di entrare e lui ha dovuto schizzarmi» mente.
«Dylan» dico sapendo che c'è qualcosa sotto.
Mi siedo vicino a lui che toglie una mano da sotto la testa e mi fa sdraiare vicino a lui.
«Sono andato ad aprire ed ho sentito mio padre al telefono. Stava parlando con una donna. Le diceva che si sarebbero visti stasera e che sarebbe andato lui a casa sua. Prima che potesse attaccare mia madre è entrata nella stanza e ha cominciato a gridare "ancora lei? Ti ho detto che non dovevi chiamarla finché Dylan non se ne fosse andato. Non voglio che venga a sapere quello che sta succedendo in questa famiglia. Non azzardarti a far uscire fuori questa cosa." Mio padre ha cominciato ad urlare anche lui solo che avevano chiuso la porta e quindi non sono riuscito a sentire più quello che si stessero dicendo. Quando poi mia madre è uscita, ho sentito mio padre gridare "deve sapere che stiamo per divorziare".
«Mi dispiace tantissimo Dy» dico guardandolo negli occhi. Ed è davvero così. Sò quanto tenesse ai suoi genitori e quanto li considerasse la dimostrazione dell'amore vero e questa per lui deve essere stato davvero un boccone amaro da mandare giù.
«Capisci Mad? Se loro dovessero divorziare non avrei più un modello da seguire. Loro per me sono l'amore in persona e in che amore crederò ora, se quelli che per me erano un esempio da seguire divorziano?» Mi chiede.
«Credi nel nostro» rispondo senza riflettere. Forse non è la cosa più giusta da dire in un momento del genere, ma mi è uscita spontanea.
«Mad...» dice lui, ma lo interrompo.
«C'è insomma, perché no?» Chiedo abbassando lo sguardo e mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Madison lo...»
«No Dylan ascoltami. Ci sono tante persone innamorate nel mondo e tante altre c'è ne saranno e tu fai parte di questa categoria quindi ciò non vuol dire che se una coppia che per te era particolarmente significativa si lascia, l'amore non esiste. Perché non è così.
L'amore esiste. L'amore è quando vuoi bene ad una persona così tanto da poter fare qualsiasi cosa per lei, quando senti le farfalle nello stomaco, quando vedi quel qualcuno e ti brillano gli occhi, quando lo baci e senti ancora quel brivido come se fosse la prima volta. L'amore è tutto quello che ti fa stare bene, l'amore siamo noi» dico finendo il discorso e forse un po' ho esagerato, ma mi danno fastidio le cose che sta dicendo, non hanno senso. Okay, è dispiaciuto perché i suoi genitori divorziano, ma non può mettere in dubbio l'amore. Mi bacia.
«Hai ragione. Hai ragione Mad. Sono solo incazzato perché pensano che io sia un ragazzino, che non possa affrontare queste cose, ma invece ho vent'anni e non serve che loro mi proteggano. Sono anche triste perché sono i miei genitori e quando verrò qui a casa e non vedrò più uno dei due mi dispiacerà tantissimo» ammette deluso.
«Lo so Dy. Dispiace tantissimo a me, non oso immaginare come tu possa stare» dico abbracciandolo «lo sai che io ci sono sempre per te. Se hai voglia di parlare o di...» aggiungo dandogli un bacio sulla guancia.
«Voglio solo cercare di non pensarci» dice lui avvolgendomi tra le sue braccia.
«Sono più triste del previsto» ammette guardandomi «c'è, ho le tue tette praticamente sotto gli occhi, tu sei messa in questa posizione e non mi viene voglia di farti le peggio cose...e per lo più sei anche in costume» aggiunge riferendosi al fatto che ho la mia gamba in mezzo alle sue «peggio del previsto» conclude stringendomi forte a sé.
«A tutti a volte serve essere un po' tristi, non sempre si può essere felici» dico consolandolo.
«Già» risponde solamente.
Rimanemmo così per un'oretta circa. Nessuno dei due disse più una parola. Ci stavamo godendo il silenzio con tutte le sue sfumature.