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Oggi è il giorno del mio diciassettesimo compleanno. Dopo un anno di attesa finalmente un giorno in cui le attenzioni sono solo per me. Sono cambiate molto cose rispetto all'anno scorso. Non ero fidanzata, non sapevo che John fosse vivo, avevo un bel rapporto con mia madre, vivevo nella mia, ormai, vecchia casa. Quest'anno sento che andrà tutto bene. Ho Dylan al mio fianco e questo mi basta.
«Buongiorno» sussurra svegliandomi con lenti baci sul collo. Questa notte ho dormito a casa sua che ormai è diventata anche mia visto che ci dormo un giorno si ed uno no.
«Buongiorno» mi stiracchio.
«Auguri piccola» mi dice sorridendo.
«Grazie amore» lo bacio.
«Forza dobbiamo alzarci. Abbiamo tante cose da fare» dice togliendomi le coperte.
«Cosa? Che dobbiamo fare?» Chiedo rannicchiandomi portando le gambe al petto.
«Dobbiamo andare da Scarlett, poi passare da John che vuole parlarmi e tante altre cose» mi informa lui mordicchiandomi la guancia.
«John vuole parlarti? Non ci credo Dy» dico guardandolo «tu non puoi vederlo ed ora ci parli anche? So che mi farà una sorpresa» aggiungo sedendomi.
«Non è vero» mente abbassando gli occhi.
«Ah. Stai mentendo» dico puntandogli il dito contro e lui sbuffa cominciando a farmi il solletico.
«Non è possibile che non posso dirti bugie che lo capisci subito!» Ride ed io continuo a muovermi pregandolo di fermarsi.
«Istinto femminile» dico quando finalmente si ferma.
«Dì al tuo istinto femminile che tra meno di venti minuti dobbiamo uscire, pensate di farcela?» Ridacchia sapendo perfettamente che non posso prepararmi in così poco tempo.

Un'ora dopo circa usciamo per andare da Scarlett.
«Auguri migliore amica!» Urla venendomi incontro.
«Grazie Scar» rispondo dandole un bacio «come sta la mia futura nipotina?» chiedo accarezzandole la pancia ormai molto evidente perché mancano solo tre mesi al parto.
«Questa notte non si è fermata un'attimo. Scalciava di continuo e aveva sempre il singhiozzo» dice mettendosi una mano sulla fronte.
«Allora avete deciso che nome darle?» Chiede Dylan una volta andati in cucina.
«Pensavo di chiamarla come mia madre. Charlotte Johnson Coleman. Alex ha detto che a lui va bene e non posso essere più contenta di così. Significa davvero mol...» veniamo interrotti da Layla, Alex e Jason che mi abbracciano facendomi gli auguri.
«Auguri piccoletta» dice Alex dandomi un bacio sulla guancia e stringendomi forte. Il rapporto che si è creato tra me e Alex è magnifico. Ci vogliamo un bene immenso.
«Guarda cosa abbiamo qui» sorride Layla mettendomi davanti una piccola torta con due candeline con il numero 17.
«Grazie mille» dico dopo aver espresso il mio desiderio.
«Auguri mostriciattolo» dice Jason prendendomi in braccio e facendomi girare «sei la persona più importante della mia vita» aggiunge dandomi un bacio sulla guancia. Lo abbraccio e sorrido.
«Io e te dobbiamo parlare» gli sussurro all'orecchio e lui mi guarda non capendo.
«Tra poco dobbiamo andare» mi ricorda Dylan.
«E dai Dy, lasciala un po' anche a noi la tua ragazza» lo canzona Jason.
«Dobbiamo andare da John!» Rido immaginando ciò a cui sta pensando.
«Ecco che ricomincia» si lamenta Scarlett mettendosi le mani sulla pancia «senti come scalcia Mad» aggiunge prendendomi la mano.
«Oh mio dio!» Esclamo emozionandomi.
«Amore dopo devi metterti a riposare» le dice Alex vedendola Scarlett sbadigliare.
«Sto bene» dice lei.
«Mi metto a letto con te e ti faccio le coccole» aggiunge abbracciandola da dietro e mettendo le mani sulla sua pancia.
«Mhh allora okay» ridacchia lei. Sono adorabili.
«Allora ci vediamo dopo» dice Dylan trascinandomi praticamente fuori casa.
Arrivati a casa di John, che si è trasferito già da un mese nella sua nuova casa, ci viene ad aprire Cameron. Ebbene sì, mia madre è rimasta da sola. Vive in quella grande casa tutta sola con un cagnolino preso da pochi giorni che le fa compagnia. Queste cose me le ha dette Sophia che nel frattempo è andata a vivere con Mark e Katrin nella casa che hanno comprato.

Scarlett
I ragazzi sono andati via da poco e io e Alex siamo andati in camera.
«Non hai dormito per niente stanotte vero?» Mi chiede preoccupato.
«No. C'è una, due ore. Non si è fermata un attimo» dico sperando che questa notte sia diverso.
«Ehi piccola mia devi far dormire la tua mamma, sennò le mancheranno le forze per farti nascere» dice baciandomi la pancia.
«Alex io ho paura. Tanta paura» sospiro guardandolo «ho paura di partorire, di non riuscire ad essere una buona madre, di non poter...»
«Scar, ci sono io. Affronteremo tutto insieme. Infondo è la prima volta per te come per me» mi interrompe lui.
«Si, ma tu sei così bravo a prenderti cura di noi e se io non lo fossi abbastanza?» Chiedo preoccupata.
«Tu lo sarai. Sarai una madre perfetta» mi rassicura.
«Non sarò mai una madre perfetta» ammetto pensando al mio passato.
«Invece si. La nostra piccola Charlotte sarà contentissima di avere una madre come te» sorride trasmettendomi tranquillità.
«Ti amo.»
«Ti amo anch'io. Vi amo» si corregge abbracciandomi mentre mi accarezza la pancia.
«Sai» inizia a dire. Quando comincia una frase con il sai c'è sempre qualche idea folle che sta per seguire.
«Stavo pensando, visto che tra poco nascerà nostra figlia, dovremmo, insomma...no, lascia stare. Idea folle» come immaginavo.
«Alex, che c'è?» Chiedo guardandolo negli occhi.
«Pensavo che noi dovremmo...c'è perché io dovrò aiutarti con Charlotte, però non posso vivere...» ci gira intorno.
«Alex puoi cercare di arrivare dritto al punto?» Lo sprono.
«Pensavo che potremmo trovare un appartamento, per noi.» Non è un'idea folle, è da pazzi, ma d'altronde cosa c'è di normale in tutto questo?
Lo guardo sbalordita.
«Vedi, sapevo che non era una buona idea» dice notando la mia espressione.
«Mio dio sarebbe fantastico» dico baciandolo.
«Dici sul serio? Credevo mi prendessi per pazzo» ride.
«È un'idea meravigliosa. Bisogna solo convincere mio padre. Andare via di casa a sedici anni» penso ad alta voce «non so come la prenderà» aggiungo immaginando le possibili reazioni di mio padre «ma ora non pensiamoci» dico accantonando il pensiero che lui mi dica di no.
«Esatto, devi dormire» mi guarda serio.
«Uh, senti» dico prendendogli la mano.
Charlotte si è impuntata con un piedino.
«Diventerà una calciatrice a forza di tirarmi tutti questi calci» rido.
«È normale che è così agitata? Non dovremmo chiamare il dottore? Magari qualcosa che mangi le dà fastidio» chiede agitandosi subito.
«Alex sta bene. È normale» lo rassicuro.
«Sei sicura?» Chiede di nuovo.
«Non devi preoccuparti» lo bacio.
«Me lo dirai quando ci sarà qualcosa che non va vero Scar?» Domanda guardandomi.
«Certo!» Esclamo e lui mi sorride.
Si preoccupava molto per me in questi ultimi mesi e al minimo segnale va in agitazione. Però lo fa perché ci ama e vuole che le 'sue donne' stiano bene.

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