Madison
Mentre Sarah e Jace stanno parlando, io e Sophia abbiamo deciso di risolvere i nostri problemi e, dopo che entrambe abbiamo ammesso i nostri sbagli, ci siamo abbracciate dicendoci che ci volevamo bene.
«Mad io torno a casa, ci sentiamo domani» dice Scarlett prendendo la borsa.
«Aspetta ti accompagno.» Mi alzo dal divano e la accompagno fuori.
«Qualsiasi cosa chiamami. Okay?» Le dico abbracciandola forte. Accenna un sorriso e se ne va.
«Che ha?» Mi chiede Cameron appena entro.
«È solo stanca» mento.
«In tutti questi anni Scarlett non è mai stata così taciturna. Che succede?» Tenta di nuovo.
«Cam, va tutto bene.»
Perché è così difficile dirgli le bugie?
«Madison» dice guardandomi negli occhi con lo sguardo che fa sempre quando sa che sto mentendo.
«Non posso dirtelo Cam, per favore non insistere» dico supplicando con lo sguardo di non insistere.
«Madison, se...» Viene interrotto dal computer che squilla.
«Salvata dalla campanella» dice mentre corro di sopra.
È Dylan.
«Dy ciao» dico sorridendo e forse la giornata non è del tuto rovinata.
«Ciao piccola, come stai?» Chiede mostrando uno dei suoi sorrisi migliori.
«Sono un po' stanca» gli dico mettendomi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
«Qualcosa non va. Non mi piace quella faccia triste» nota assottigliando gli occhi. Gli basta sempre solo uno sguardo per capirmi. «Madison» mi incoraggia a parlare, ma non ho davvero voglia di raccontargli di Scarlett. Non ora.
«Senti ci sentiamo domani, non ho voglia di parlare ora» lo liquido non lasciandogli nemmeno il tempo di controbattere che il computer è già chiuso.
C'è solo una persona che adesso può risollevarmi il morale.
Jason.
Il mio migliore amico. La persona che mi capisce meglio di tutti, perfino di Dylan e che, nonostante tutto, c'è sempre stata e sempre ci sarà. Lo chiamo dicendogli di vederci al parco.
«Ciao J» dico abbracciandolo.
«Ciao mostriciattolo» dice stronfiando una mano sui miei capelli.
«Dopo sedici anni ancora non hai capito che mi dà fastidio» brontolo sistemandomi i capelli.
«Qualcuno è di cattivo umore» commenta mettendo le mani in tasca «forza, sputa» mi incita.
«Ho bisogno di te. Come mai prima d'ora. Del mio migliore amico, di quel Jason che mi aiuta sempre e che mi dà sempre i consigli giusti, pensi di poterlo essere per il tempo che serve?»
«Credo sia la prima volta in sedici anni che ammetti di avere bisogno di qualcuno» dice tirando su con il naso e rendendosi conto che la cosa è più grave del previsto.
«Scarlett è incinta» sputo espirando «e il fatto di non poterne parlare con nessuno mi sta uccidendo. L'abbiamo scoperto solo poche ore fa e già non riesco a stare zitta e in più credo di aver litigato con Dylan e anche con Cameron, non lo so» continuo mordendomi le unghie.
«E come se non bastasse, ho un terribile vuoto qui nel petto che non se ne vuole andare e mi sta divorando. Credo mi manchi Dylan. Non lo so, non ci capisco nulla» ammetto guardandolo.
«Scarlett è incinta?!»
«Hai capito solo questo di quello che ho detto?» Chiedo irritandomi.
«No M, è che...wow» dice facendo una faccia sconvolta «secondo me, se vedi che Scarlett non dice niente ad Alex, devi farlo tu, perché lui lo deve sapere, ne ha tutto il diritto. Per quanto riguarda Dylan, devi stare tranquilla. Non è arrabbiato con te e neanche Cameron lo è» dice prendendomi le mani e lentamente inizio a tranquillizzarmi «se ti vede triste è normale che ti chieda cos'hai, non c'è motivo di prendersela anche con lui. E diglielo
che ti manca. A nessuno dispiace un po' di affetto, neanche a Dylan scommetto» dice dimenticandosi forse che Dylan e affetto non possono stare nella stessa frase.
«Fai quello che ti senti» aggiunge sorridendo. «Ansi, che ne dici di una fuga alla J e M? Dobbiamo ritrovare la mia Madison, che non mi piace vederti così» conclude sorridendo.
«Forza fatti abbracciare ora.»
Allarga le braccia e mi stritola.
«Questa sera, dopo la festa. Andiamo nello chalet nel bosco» dico ricordando che saranno un paio di anni che non ci vado.
«Alle nove e mezza sono da te» mi informa facendomi l'occhiolino.
«Mi mancava fare delle pazzie con te» urlo quando lui è già lontano. Un paio di volte eravamo scappati, io e lui da soli, quando volevamo staccare la spina. Restavamo una sera fuori casa o addirittura un giorno e poi tornavamo e dovevamo subirci la ramanzina dei nostri genitori che ogni volta si preoccupavano facendo chiamate a destra e a manca. Però ci divertivamo.
Vado a casa, prendo il borsone da viaggio e ci metto un po' di vestiti dentro. Decido di lasciare il computer a casa. A dir la verità sono tentata di lasciare anche il telefono, ma poi decido di portarlo in caso di emergenza.
Inizio a prepararmi per la festa in quanto manchino solo poche ore. Prendo il vestitino blu che ho comprato con Scarlett durante il pomeriggio, dei tacchi neri e una borsa di Sophia. Alle nove e un quarto scendo e mi metto sul divano ad aspettare Jason che, come al suo solito è in anticipo, e suona poco dopo.
«Mamma, questa sera dormo da Scarlett. Non aspettarmi sveglia» le dico sperando non si affacci dalla cucina vedendomi con il
borsone.
«Divertiti» dice solamente.
Prima di uscire prendo le chiavi dello chalet che sono appese nella bacheca dietro alla porta con tutte le altre.
Arriviamo davanti alla confraternita dove si sarebbe svolta la festa e vediamo fin troppi ragazzi accalcarsi verso l'entrata. Fortunatamente, io e Jas, conoscendo Mike che è uno degli organizzatori, passiamo davanti a tutti subendoci qualche insulto da chi era in fila da diverso tempo.
«È impossibile andare in giro con te Madison. Ti guardano tutti» dice sbuffando. Inutile dire che è molto, molto, geloso di me.
«Non è vero» dico urlando per farmi sentire immischiandomi nella massa di corpi sudati e appiccicosi che si strusciavano l'uno sull'altro.
Il solo pensiero che pochi mesi prima anch'io mi comportavo come quelle ragazze mi fece venire un conato di vomito. Mi ero ridotta davvero a quel livello?