14. Le Tre Filatrici

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C'era una volta una ragazza pigra che non voleva filare; la madre poteva
dire qualunque cosa, ma non riusciva a persuaderla. Un giorno la madre
andò in collera e le scappò la pazienza, cosicché‚ la picchiò, ed ella
incominciò a piangere forte. In quel momento passava di lì la regina, e
quando sentì piangere fece fermare la carrozza, entrò in casa e domandò
alla madre perché‚ picchiasse sua figlia, dato che si sentivano le grida da
fuori.
Allora la donna si vergognò di dover rivelare la pigrizia di sua figlia e
disse: "Non posso staccarla dal filatoio, vuole sempre e soltanto filare e io
sono povera e non posso procurarle il lino." - "Ah," rispose la regina, "non
c'è cosa che mi faccia più piacere del sentir filare e nulla mi rallegra di più
del ronzio delle ruote: datemi vostra figlia, la porterò al castello; ho lino a
sufficienza perché‚ fili quanto ne ha voglia." La madre acconsentì di cuore
e la regina si prese la ragazza. Quando giunsero al castello, la condusse su
in tre stanze piene da cima a fondo del più bel lino. "Filami questo lino,"
disse, "e quando avrai finito sposerai il mio figlio maggiore; anche se sei
povera, non importa: il tuo zelo infaticabile è una dote sufficiente."
La fanciulla inorridì in cuor suo poiché‚ non avrebbe potuto filare quel lino
nemmeno se fosse vissuta trecento anni, seduta là ogni giorno da mane a
sera. Quando fu sola incominciò a piangere, e così rimase tre giorni senza
muovere un dito. Il terzo giorno venne la regina e quando vide che non
aveva ancora filato niente si meravigliò, ma la fanciulla si scusò dicendo
che non aveva potuto cominciare per la grande tristezza di essere lontana
dalla casa di sua madre. La regina accettò la scusa, ma andandosene
disse: "Domani però devi incominciare a lavorare."
Quando la fanciulla fu di nuovo sola, non sapeva più a che santo votarsi e,
triste, andò alla finestra. Vide avvicinarsi tre donne: la prima aveva un
gran piedone, la seconda aveva il labbro inferiore così grosso che arrivava
a coprirle il mento, e la terza un gran pollice largo. Quando furono davanti
alla finestra, si fermarono, guardarono in su e offrirono il loro aiuto alla
ragazza dicendo: "Se ci inviterai a nozze, se non ti vergognerai di noi, se ci
chiamerai cugine e ci farai sedere alla tua tavola, ti fileremo tutto il lino
in poco tempo." - "Di gran cuore!" rispose la fanciulla. "Entrate pure e
incominciate subito il lavoro." Introdusse quelle strane donne nella prima
stanza, fece un po' di spazio ed esse vi si accomodarono e presero a filare.
La prima traeva il filo e calcava la ruota, la seconda lo inumidiva, la terza
lo torceva e batteva con il dito sulla tavola e ogni volta che essa batteva,
cadeva a terra una quantità di filato sottilissimo. Alla regina la fanciulla
nascondeva le tre filatrici, e quando essa veniva le mostrava il mucchio di filato, tanto che la regina non smetteva più di lodarla. Quando la prima
camera fu vuota, fu la volta della seconda, poi della terza, e ben presto fu
sgombrata anche questa. Allora le tre donne presero congedo e dissero alla
fanciulla: "Non dimenticare quel che ci hai promesso: sarà la tua fortuna."
Quando la fanciulla mostrò alla regina le stanze vuote e il gran mucchio di
filato, questa preparò le nozze; lo sposo era contento di avere una moglie
così abile e diligente e la lodava. "Ho tre cugine," disse la fanciulla. "Sono
state molto buone con me e io non vorrei dimenticarle nella mia felicità:
permettete che le inviti a nozze e che siedano alla nostra tavola?" La
regina e lo sposo diedero volentieri il loro consenso.
Quando la festa incominciò, le tre zitelle entrarono stranamente
abbigliate, e la sposa disse: "Siate le benvenute, care cugine." - "Ah," disse
lo sposo, "che cosa ti lega a queste donne così brutte?" E andò da quella
con il gran piedone e chiese: "Come mai avete un piede così largo?" - "A
furia di calcare," rispose quella, "a furia di calcare." Allora lo sposo andò
dalla seconda e disse: "Come mai avete quel labbro così cascante?" - "A
furia di leccare," rispose, "a furia di leccare." Allora domandò alla terza:
"Come mai avete il pollice così largo?" - "A furia di torcere il filo," rispose,
"a furia di torcere il filo." Allora il principe inorridì e disse: "D'ora in poi la
mia bella sposa non dovrà più toccare un filatoio!" E così la liberò da
quell'impiccio.

Fiabe del Focolare - Fratelli GrimmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora