116. La Luce Azzurra

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C'era una volta un re che aveva un soldato al suo servizio, e quando questi
invecchiò e non pot‚ più lavorare, lo mandò via senza dargli nulla. Il
soldato non sapeva come campare; se ne andò tutto triste e camminò per
tutto il giorno, finché‚ a sera giunse in un bosco. Vi entrò e poco dopo vide
una luce che lo guidò, e giunse a una casa dove abitava una strega. Egli la
pregò di dargli un giaciglio per la notte, qualcosa da mangiare e da bere;
ella rifiutò, ma poi disse: -Ti ospiterò per misericordia, però tu domani
devi vangare il mio giardino-. Il soldato promise di farlo e così fu
alloggiato. Il giorno dopo vangò il giardino della strega e lavorò fino a
sera. Ella voleva mandarlo via, ma egli disse: -Sono tanto stanco, lasciami
rimanere ancora una notte!-. La strega non voleva, ma poi finì
coll'accettare: il giorno dopo, però, il soldato doveva spaccarle un carro
pieno di legna. Così il secondo giorno il soldato spaccò la legna, e alla sera
aveva lavorato tanto che non se la sentì nuovamente di andarsene e le
chiese asilo per la terza volta. Il giorno dopo egli doveva, però, ripescare
dal pozzo la luce azzurra. La strega lo portò così al pozzo, lo legò a una
lunga corda, ed egli vi si calò.
Quando fu sul fondo, trovò la luce azzurra e fece segno alla vecchia per
risalire. La strega lo tirò su, ma quando egli fu vicino all'orlo, così vicino
che poteva toccarlo con la mano, ella volle prendergli la luce azzurra per
poi lasciarlo ricadere sul fondo. Ma egli si accorse delle sue cattive
intenzioni e disse: -No, non ti do la luce azzurra se prima non ho toccato
terra con tutti e due i piedi-. Allora la strega s'infuriò, lo lasciò cadere nel pozzo con la luce e se ne andò. Il soldato era tutto triste, là sotto in quel
pantano umido al buio, e pensava già alla sua fine. Per caso gli venne fra
le mani la sua pipa, ancora mezzo piena, e pensò: "Sarà il tuo ultimo
piacere!." L'accese alla luce azzurra e si mise a fumare. Quando il fumo si
sparse un poco nel pozzo, apparve d'un tratto un omino nero che gli
chiese: -Padrone, cosa comandi?-. Il soldato rispose: -Cosa devo
comandarti?-. L'omino replicò: -Devo fare tutto quello che vuoi-. -Allora,
prima di tutto, aiutami a uscire dal pozzo!- L'omino nero lo prese per
mano e lo condusse fuori, portando con s‚ la luce azzurra. Poi il soldato
disse: -Adesso ammazzami la strega-. Dopo aver fatto anche questo,
l'omino gli mostrò l'oro e i tesori della vecchia, e il soldato li prese
caricandoseli sulle spalle. Poi l'omino disse: -Se hai bisogno di me, non hai
che da accendere la pipa alla luce azzurra-. Il soldato si recò quindi in
città, nella migliore locanda, si fece fare bei vestiti, e ordinò all'oste di
arredargli una camera il più sfarzosamente possibile. Quando fu pronta, il
soldato chiamò l'omino nero e disse: -Il re mi ha cacciato facendomi patire
la fame, poiché‚ non potevo più servirlo; questa sera portami qui la
principessa: mi farà da serva ed eseguirà i miei ordini-. L'omino disse: -E'
cosa rischiosa-. Tuttavia andò a prendere la principessa; la sollevò dal suo
letto mentre dormiva, la portò al soldato, ed ella dovette obbedirgli e fare
ciò che egli le ordinava. Al mattino, prima che il gallo cantasse, l'omino la
riportò indietro. Quando la principessa si alzò, disse al padre: -Questa
notte ho fatto un sogno strano: mi è parso di esser stata portata via e di
aver servito un soldato, cui dovevo fare da serva-. Allora il re disse: -Fa'
un buchino nella tasca e riempila di ceci: il sogno potrebbe essere vero, e
in questo caso i ceci usciranno e lasceranno una traccia sulla strada-. La
fanciulla seguì il consiglio, ma l'omino aveva udito le parole del re e,
quando si fece sera e il soldato gli ordinò di andare a prendere di nuovo la
principessa, egli sparse ceci per tutta la città, e quei pochi che caddero
dalla tasca della principessa non lasciarono nessun segno. L'indomani, la
gente mondò ceci per tutto il giorno. La principessa tornò a raccontare al
padre ciò che le era successo, e il re disse: -Tieni con te una scarpa, e
nascondila là dove ti trovi-. L'omino nero udì ogni cosa e, quando il soldato
gli ordinò di andare a prendere di nuovo la principessa, gli disse: -Questa
volta non posso più esserti di aiuto: ti andrà male se ti scoprono-. Ma il
soldato non sentì ragione. -Allora domani mattino presto dovrai fuggire,
quando l'avrò riportata a casa- disse l'omino. La principessa tenne con s‚
una scarpa e la nascose nel letto del soldato. La mattina seguente,
quand'ella si trovò nuovamente presso il padre, questi fece cercare la scarpa di sua figlia per tutta la città, e la trovarono dal soldato. Egli,
benché‚ avesse lasciato la stanza, fu presto raggiunto e gettato in prigione.
Così ora giaceva in catene e, per giunta, nella fuga precipitosa aveva
dimenticato il meglio, la luce azzurra e l'oro, e non aveva in tasca che un
ducato. Mentre, tutto triste, se ne stava alla finestra della prigione, vide
passare uno dei suoi camerati, lo chiamò e disse: -Se mi vai a prendere il
fagottino che ho lasciato alla locanda, ti darò un ducato-. Quello andò e in
cambio di un ducato gli portò la luce azzurra e l'oro. Il prigioniero accese
la sua pipa e chiamò l'omino nero che disse: -Non temere! Va'
tranquillamente dal giudice, e accada quello che vuole; bada solo di
prendere con te la luce azzurra-. Il soldato fu sottoposto a giudizio e
condannato a morte. Quando lo condussero fuori, chiese al re un'ultima
grazia. -Quale?- domandò il re. -Di fare ancora una pipata per via.- -Puoi
farne anche tre se vuoi- rispose il re. Allora il soldato tirò fuori la sua pipa
e l'accese alla luce azzurra, ed ecco subito comparire l'omino nero. -Uccidi
tutti quanti- disse il soldato -e il re fallo in tre pezzi.- Allora l'omino
incominciò a far fuori la gente intorno, sicché‚ il re chiese grazia e per
avere salva la vita diede al soldato il regno e sua figlia in isposa.

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