85. I Figli d'oro

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C'era una volta un pover'uomo e una povera donna, che possedevano
solamente una piccola capanna, si cibavano di pesce e vivevano alla
giornata. Ma un giorno, mentre l'uomo sedeva vicino all'acqua a gettare la
sua rete, gli accadde di pescare un pesce che era tutto d'oro. E mentre lo
contemplava, pieno di meraviglia, il pesce si mise a parlare e disse: -
Ascolta, pescatore, se mi ributti in acqua, trasformerò la tua capanna in
uno splendido castello-. Il pescatore rispose: -Che cosa me ne faccio di un
castello se non ho niente da mangiare?-. Il pesce d'oro soggiunse: -
Provvederò anche a questo: nel castello ci sarà un armadio, e ogni volta
che lo aprirai vi troverai dentro dei piatti colmi di ogni sorta di cibo che tu
possa desiderare-. -Se è così- disse l'uomo -posso proprio farti questo
favore!- -Sì- rispose il pesce -ma a condizione che tu non dica a nessuno,
chiunque egli sia, da dove viene la tua fortuna. Basta che tu dica una sola
parola e tutto sparirà.- L'uomo tornò a gettare in acqua il pesce incantato
e andò a casa. Ma dove c'era la sua capanna sorgeva ora un grande
castello. Egli fece tanto d'occhi, entrò e vide sua moglie vestita con abiti
eleganti, che se ne stava seduta in una splendida stanza. Tutta contenta
gli disse: -Marito è successo tutt'a un tratto. Mi piace tanto!-. -Sì- rispose
l'uomo -piace anche a me, ma ho una gran fame, dammi qualche cosa da
mangiare.- La donna disse: -Non ho nulla e non so trovare niente nella
casa nuova-. -Oh- disse l'uomo -vedo là un grosso armadio, aprilo un po'.-
Quand'ella lo aprì, dentro c'era focaccia, carne, frutta e vino, con un
aspetto molto invitante. Allora la donna esclamò, piena di gioia: -Cuor
mio, che cosa desideri di più?-. Ed essi bevvero e mangiarono insieme.
Quando furono sazi, la donna chiese: -Marito, di dove viene mai tutta
questa ricchezza?-. -Ah!- rispose egli -non me lo domandare, non posso
dirtelo, poiché‚ se lo rivelo a qualcuno la nostra fortuna è finita.- -Be'-
diss'ella -dato che non devo saperlo, non mi interessa neanche.- Ma non
parlava sul serio; non ebbe più pace n‚ giorno n‚ notte e prese a tormentare
il marito, finché‚ questi le disse che la ricchezza proveniva da un magico
pesce d'oro, che egli un giorno aveva pescato e rimesso in libertà. E come
ebbe parlato, il bel castello e l'armadio scomparvero, ed essi tornarono a
stare nella vecchia capanna. L'uomo dovette tornare a fare il Pescatore. Ma la fortuna volle che egli pescasse di nuovo il pesce d'oro. -Ascolta- disse
il pesce -se mi ributti in acqua, ti ridarò il castello con l'armadio pieno di
lesso e di arrosto; bada solo a non rivelare chi te l'ha dato, altrimenti lo
perdi di nuovo.- -Farò bene attenzione- rispose il pescatore e gettò il pesce
in acqua. A casa tutto era tornato splendido come prima, e la moglie era
felice di tanta fortuna, ma la curiosità non le lasciava pace e, dopo un paio
di giorni, ella ricominciò a chiedere come fosse andata e come avesse fatto.
Il marito per un po' non disse nulla, ma ella lo seccò a tal punto che finì
collo sbottare e rivelò il segreto. Il castello scomparve all'istante, ed essi si
ritrovarono nuovamente nella vecchia capanna. -Adesso sarai contenta!-
disse l'uomo. -Così possiamo tornare a far la fame.- -Ah- disse la donna -
preferisco rinunciare alla ricchezza, piuttosto che non sapere da dove
viene; altrimenti non mi do pace.- L'uomo tornò a pescare e dopo un po' di
tempo non gli andò diversamente: pescò per la terza volta il pesce d'oro. -
Ascolta- disse il pesce -vedo bene che devo cadere nelle tue mani; portami
a casa e tagliami in sei pezzi: due dalli da mangiare a tua moglie, due al
tuo cavallo e due sotterrali, ti porteranno fortuna.- L'uomo portò il pesce a
casa e fece quel che gli aveva detto. Ma avvenne che dai due pezzi sepolti
sotto terra germogliarono due gigli d'oro, il cavallo partorì due puledri
d'oro e la moglie del pescatore due figli tutti d'oro. I figli crebbero
facendosi grandi e belli, e i gigli e i puledri crebbero con loro. Allora essi
dissero: -Babbo, vogliamo montare sui nostri cavalli d'oro e andarcene per
il mondo-. Tutto triste egli rispose: -Come farò a resistere se ve ne andate
e io non so niente di voi?-. Ma essi dissero: -I due gigli d'oro rimangono
qui, e dal loro aspetto potrete vedere come stiamo: se sono freschi, stiamo
bene; se appassiscono siamo malati; se cadono, siamo morti-. Se ne
andarono sui loro cavalli e giunsero a un'osteria dove c'era molta gente e,
quando videro i due ragazzi d'oro, li derisero e li canzonarono. All'udire
quelle beffe, uno dei due ragazzi si vergognò, non volle più girare il
mondo, voltò il cavallo e se ne tornò a casa dal padre. L'altro invece
proseguì il suo cammino e giunse a un gran bosco. Quando volle entrarvi,
la gente disse: -Non potete attraversare il bosco, è pieno di briganti che vi
faranno del male; se poi vedono che voi e il vostro cavallo siete d'oro, vi
ammazzeranno-. Ma egli non si lasciò spaventare e disse: -Devo
assolutamente attraversarlo!-. Prese delle pelli d'orso, le indossò e con
esse ricoprì anche il cavallo di modo che l'oro non si vedesse più, poi si
addentrò tranquillamente nel bosco. Dopo un po' udì dei fruscii nei
cespugli e delle voci di gente che parlava insieme. Da una parte sentì
gridare: -Eccone uno!- ma dall'altra: -Lascialo andare! E' un povero pezzente senza quattrini. Che ce ne facciamo di lui?-. Così il cavaliere
d'oro attraversò felicemente il bosco senza che gli accadesse alcunché. Un
giorno giunse in un villaggio dove vide una fanciulla così bella che egli
pensò che non ne esistessero di più belle a questo mondo. E poiché‚ provò
subito un amore ardente per lei, le si avvicinò e disse: -Ti amo con tutto il
cuore: vuoi diventare la mia sposa?-. Anch'egli piacque alla fanciulla,
sicché‚ ella acconsentì e disse: -Sì, sarò la tua sposa e ti sarò fedele per
tutta la vita-. Così si sposarono e, durante i festeggiamenti, sul più bello,
giunse il padre della sposa il quale, vedendo la figlia che si sposava, si
meravigliò e disse: -Dov'è lo sposo?-. Gli indicarono il ragazzo d'oro, che
indossava ancora le sue pelli d'orso. Allora il padre andò su tutte le furie e
disse: -Mai e poi mai darò mia figlia a un pezzente!- e voleva ucciderlo.
Allora la figlia lo supplicò con tutte le sue forze dicendo: -Ormai è mio
marito e io l'amo con tutto il cuore- e alla fine egli si placò. Ma questo
pensiero non gli dava pace, sicché‚ il mattino seguente si levò di buon'ora
per andare a vedere se il marito di sua figlia fosse un pezzente qualunque.
Ma, guardando nella stanza, vide nel letto un bell'uomo d'oro, mentre le
pelli d'orso giacevano a terra. Allora ritornò indietro pensando: "Per
fortuna ho frenato la mia collera!." Ma il ragazzo d'oro sognò di andare a
caccia e di inseguire uno splendido cervo. Al mattino, quando si svegliò,
disse alla sua sposa: -Voglio andare a caccia-. Ma ella ebbe paura e lo
supplicò di restare, dicendo: -Ti potrebbe succedere una disgrazia-. Egli
però rispose: -Devo assolutamente andare-. Si alzò e andò nel bosco, dove
ben presto si imbatté‚ in un cervo stupendo, proprio come nel sogno. Egli
prese la mira per abbatterlo, ma il cervo scappò via. Allora il cavaliere si
mise a rincorrerlo per sterpi e fossati, senza stancarsi mai per tutto il
giorno: ma alla sera il cervo sparì, e quando egli si guardò attorno si trovò
davanti alla casina di una strega. Bussò e uscì una vecchina che gli chiese:
-Che andate cercando così tardi in mezzo a questo grande bosco?-. Egli
disse: -Non avete visto un cervo?-. -Sì- rispose ella -conosco bene quel
cervo.- E, mentr'ella parlava, un cagnolino che era uscito con lei dalla casa
abbaiava furiosamente al cavaliere. -Taci, brutto rospo- disse questi -
altrimenti ti ammazzo.- Allora la vecchia strega gridò piena di collera: -
Cosa? Vorresti uccidere il mio cagnolino?-. E in men che non si dica
trasformò il ragazzo, sicché‚ egli giacque là impietrito, e la sua sposa lo
attese invano, pensando: "E' certamente successo ciò che mi faceva tanta
paura e mi opprimeva il cuore." Nel frattempo, a casa, l'altro fratello se ne
stava davanti ai gigli d'oro, quando improvvisamente uno di essi cadde a
terra. -Ah, Dio mio- diss'egli -a mio fratello deve essere accaduta una grave disgrazia! Devo partire per vedere di riuscire a salvarlo.- Disse il
padre: -Resta qui: se perdo anche te, come farò?-. Ma egli rispose: -Devo
assolutamente andare!-. Partì in sella al suo cavallo d'oro e giunse nel
gran bosco dove suo fratello giaceva impietrito. La vecchia strega uscì
dalla casa, lo chiamò e voleva ammaliare anche lui, ma egli non si
avvicinò e disse: -Ti uccido se non ridai la vita a mio fratello-. Così,
benché‚ controvoglia, ella fu costretta a toccare la pietra e a restituirgli la
vita. I due ragazzi d'oro, felici di rivedersi, si baciarono e si abbracciarono;
poi uscirono insieme a cavallo dal bosco, l'uno per tornare dalla sposa,
l'altro a casa dal padre. E il padre disse: -Sapevo che avevi liberato tuo
fratello, perché‚ il giglio d'oro si è rialzato d'un tratto e ha continuato a
fiorire-. E vissero felici e prosperi fino alla morte.

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