129. I Quattro Fratelli Ingegnosi

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C'era una volta un pover'uomo che aveva quattro figli; quando furono
cresciuti disse loro: -Cari figlioli, ora dovete andarvene per il mondo, io
non ho nulla da darvi; mettetevi in cammino e andate in terra straniera,
imparate un mestiere e cercate di industriarvi-. I quattro fratelli presero
così il bastone del viandante, dissero addio al padre e lasciarono insieme
la città. Quand'ebbero fatto un tratto di strada, giunsero a un crocicchio
che portava in quattro paesi diversi. Il maggiore allora disse: -Dobbiamo separarci, ma fra quattro anni esatti ci ritroveremo qui e, nel frattempo,
tenteremo di far fortuna-. Così ognuno andò per la sua strada, e il
maggiore incontrò un uomo che gli chiese dove stesse andando e che
intenzioni avesse. -Voglio imparare un mestiere- rispose il giovane. Allora
l'uomo disse: -Vieni con me, e impara a fare il ladro-. -No- rispose -non è
più considerato un mestiere onesto, e alla fine della canzone si diventa
pendagli da forca.- -Oh- disse l'uomo -della forca non devi avere paura: ti
insegnerò solo a prendere ciò che nessun altro può acchiappare e dove
nessuno può scoprirti.- Così il giovane si lasciò convincere e con l'aiuto di
quell'uomo divenne un ladro esperto e così abile che più nulla era al
sicuro, qualsiasi cosa volesse. Anche il secondo fratello incontrò un uomo
che gli rivolse la stessa domanda, cioè che cosa volesse fare. -Non lo so
ancora- rispose. -Allora vieni con me e diventa astronomo: non c'è nulla di
meglio, niente ti è nascosto.- Egli accettò e diventò un astronomo così abile
che, quando si fu perfezionato e volle proseguire per la sua strada, il
maestro gli diede un cannocchiale e disse: -Con questo puoi vedere cosa
succede sulla terra e nel cielo, e niente ti può restar celato-. Il terzo
fratello incontrò un cacciatore che lo prese con s‚ e lo istruì così bene
nell'arte della caccia da farne un cacciatore provetto. Nel prendere
commiato il maestro gli diede uno schioppo e disse: -Questo non sbaglia
mai: ciò che prendi di mira lo colpisci senz'altro-. Anche il fratello minore
incontrò un uomo che gli rivolse la parola e gli chiese che cosa intendesse
fare. -Non ti andrebbe di fare il sarto?- -Ah, no- disse il giovane -non mi
piace l'idea di star gobbo da mane a sera, di andar su e giù con l'ago e il
ferro da stiro.- -macché‚- rispose l'uomo -da me imparerai un'arte ben
diversa.- Così il giovane si lasciò persuadere, seguì l'uomo e ne imparò
l'arte dal principio. Nel prender congedo, il maestro gli diede un ago e
disse: -Con questo puoi ricucire tutto quel che ti capita, sia tenero come un
uovo o duro come l'acciaio; e ridiventerà d'un sol pezzo, che non si potrà
più vedere la cucitura-. Quando fu trascorso il tempo stabilito, i quattro
fratelli si trovarono insieme al crocicchio; si abbracciarono e si baciarono e
tornarono a casa dal padre. Essi gli raccontarono com'era andata, e che
ognuno aveva imparato il proprio mestiere. Se ne stavano appunto
davanti alla casa, sotto un grande albero, e il padre disse: -Voglio mettervi
alla prova e vedere quel che sapete fare-. Poi alzò gli occhi e disse al
secondo figlio: -Lassù in cima a quest'albero c'è un nido di fringuelli:
dimmi un po' quante uova ci sono-. L'astronomo prese il suo cannocchiale,
guardò in alto e disse: -Ce ne sono cinque-. -Ora- disse il padre al
maggiore -portale giù, senza disturbare l'uccello che sta covando.- Il ladro ingegnoso salì, tolse le uova sotto il ventre dell'uccellino, che non se ne
accorse affatto e restò tranquillamente a covare. Egli le portò al padre che
le prese, le mise sulla tavola, una per angolo e la quinta nel mezzo, e disse
al cacciatore: -Colpisci le uova con un solo colpo e spezzale a metà-. Il
cacciatore prese la mira con lo schioppo e colpì le uova proprio come voleva
il padre, tutt'e cinque con un solo colpo. -Adesso tocca a te- disse il padre
al quarto figlio. -Devi ricucire le uova e anche gli uccellini che ci sono
dentro, in modo che il colpo di schioppo non nuoccia loro.- Il sarto prese il
suo ago e le cucì, come gli era stato ordinato. Quand'ebbe finito, il ladro
dovette riportarle nel nido sull'albero e rimetterle sotto l'uccello, senza che
se ne accorgesse. L'uccellino finì di covarle, e dopo qualche giorno uscirono
fuori i piccoli, e avevano una piccola riga rossa attorno al collo, là dove il
sarto li aveva ricuciti. -Sì- disse il vecchio ai suoi figli -avete impiegato
bene il vostro tempo e imparato a dovere. Non posso dire chi di voi sia da
preferirsi: lo si vedrà quando avrete l'occasione di usare la vostra arte.-
Non molto tempo dopo il paese fu in subbuglio, perché‚ la principessa era
stata rapita da un drago. Il re si tormentava giorno e notte e rese noto
che, chiunque l'avesse riportata, l'avrebbe avuta in sposa. I quattro
fratelli dissero: -Sarebbe un'occasione per farci conoscere- e decisero di
andare a liberare la principessa. -Dove sia, lo saprò subito- disse
l'astronomo; guardò nel suo cannocchiale e disse: -La vedo: è su uno
scoglio nel mare, lontano da qui, e accanto a lei c'è il drago a farle la
guardia-. Allora andò dal re, chiese una nave per s‚ e i suoi fratelli e si
mise in mare con loro finché‚ giunsero allo scoglio. Là c'era la principessa
e il drago le giaceva in grembo e dormiva. Il cacciatore disse: -Non posso
sparargli, ucciderei anche la bella fanciulla-. -Allora proverò io- disse il
ladro, e tolse la principessa di sotto al drago, ma così piano e con tanta
abilità, che il mostro non si accorse di nulla e continuò a russare. Tutti
contenti, la portarono di corsa sulla nave e presero il largo. Ma ecco
arrivare il drago che al risveglio non aveva più trovato la principessa, e li
inseguiva sbuffando furibondo per l'aria. Si librava proprio sopra di loro, e
stava per calare sulla nave, quando il cacciatore puntò lo schioppo e lo
colpì al cuore, uccidendolo. Il mostro piombò giù, ma era così grosso che
nel cadere sfasciò tutta la nave, ed essi si tenevano a galla, in mare
aperto, aggrappati a qualche tavola. Ma il sarto, senza perder tempo,
prese il suo ago miracoloso, cucì insieme le tavole a punti lunghi, ci si
accomodò sopra e raccolse tutti i pezzi della nave. Poi ricucì anche questi,
con tanta destrezza che ben presto la nave fu nuovamente pronta a far
vela, ed essi poterono tornare felicemente a casa. La gioia fu grande quando i quattro fratelli ricondussero la figlia al re, e questi disse loro: -
Uno di voi quattro l'avrà in isposa, ma decidete voi chi debba essere-.
Allora essi si misero a litigare, e l'astronomo diceva: -Se io non avessi visto
la principessa, tutte le vostre arti sarebbero state inutili: è dunque mia-. Il
ladro diceva: -A che serviva vederla, se non l'avessi tolta di sotto al drago?
E' dunque mia-.
Il cacciatore diceva: -Ma sareste stati tutti sbranati dal mostro insieme
alla principessa, se io non lo avessi ucciso: è dunque mia-. Il sarto diceva: -
E se io, con la mia arte, non vi avessi ricucito la nave, sareste annegati
tutti miseramente: è dunque mia-. Allora il re sentenziò: -Avete tutti
ugual diritto, e poiché‚ non potete avere tutti la fanciulla, non l'avrà
nessuno; in premio darò invece a ciascuno la metà di un regno-. I fratelli
dissero: -E' meglio così, piuttosto che essere in contrasto-. Il re diede loro
un mezzo regno per ciascuno, ed essi vissero felici con il padre.

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