Capitolo Due. Come I Ragazzi Fighi. Parte 1.

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"D'accordo, hai tutto?" domandai a Tom mentre chiuse la sua grande valigia annuendo. Reggevo Lena su un braccio e mi stava toccando la guancia con le sue piccole dita. "Smettila, tesoro..." allontanai delicatamente la sua manina. Aveva quasi sempre il ciuccio in bocca poiché le stavano spuntando i dentini e l'aiutava con il dolore.

"Oh, mi sono dimenticato di mettere te qui dentro! Come facciamo?" disse grattandosi il mento barbuto e facendomi sorridere.

"Penso che tu debba chiamare Bill. Hai messo in valigia l'agenda?" chiesi, e lui scosse il capo.

"Lo chiamo dopo pranzo, forse adesso è impegnato, e ti serve l'agenda?" annuii, quindi lui la estrasse dal suo zaino e la posò sul letto.

Feci accomodare Lena sulle mie ginocchia per dare un'occhiata l'agenda, avevo controllato le email e se non mi sbagliavo quel servizio fotografico che Michael insisteva tanto per farmi fare doveva avvenire nelle date in cui saremmo stati ad Amburgo. Sospirai affranta.

"Che c'è?" mi domandò Tom mentre terminò di controllare tutto ciò che aveva inserito nel bagaglio a mano.

"Io..." avevo sempre paura a dire a Tom dei miei impegni da modella, sembrava odiarlo e non era in grado di nascondere il proprio disappunto. "Michael ha chiamato" dissi, e lui mi rivolse completamente la propria attenzione prima di incrociare le braccia al petto. "Conosci una rivista chiamata Superior?" lui annuì grattandosi il naso prima di abbassare lo sguardo. "Stavo pensando di poter accettare questo incarico..." dissi con fare imbarazzato.

"È una cosa impegnativa?" domandò indicando la sua agenda sul letto. Diedi un'occhiata alla pagina ed annuii.

"Saremo ad Amburgo e..." temporeggiai.

Tra noi calò un silenzio per qualche istante prima che Tom grugnì e si sedette accanto a me sul letto. "Se vuoi farlo, dovresti accettare". Le sue mani trovarono le mie. Alzai lo sguardo nel suo, forse lo stava dicendo per farmi sentire meglio, ma non potevo accettare l'incarico.

"Non posso..." sussurrai, e lui allontanò l'agenda da me prima di cingere le mie spalle con un braccio in modo che potessi appoggiare la testa sul suo petto. Lo sentii appoggiare il mento sulla mia testa.

"Vuoi farlo...fallo!" si interruppe. "Hanno uffici in Germania, chiamali e chiedi se può essere fatto lì. Non posso impedirti di fare qualcosa che ti manca palesemente, Jo. Sarei un deficiente se lo facessi"

"Non lo sei mai stato. Anche quando lo sembravi" ridacchiai e lo sentii sussultare.

"Cosa?" alzai lo sguardo, stava reggendo Lena. "In che senso?!"

"I dread, i vestiti larghi, i cappellini della New Era...Tom...ti vantavi di avere tante ragazze a letto..." dissi piano in modo che Lena non potesse sentire.

"Non mentivo, e dovresti essere riconoscente a quelle ragazze: ho imparato molto da loro..." disse a bassa voce.

"Farò qualche telefonata..." mi alzai in piedi e misi i piedini di Lena a terra aiutandola a camminare un pochino. "Non fissarmi il sedere"

"Ma è così bello!" si lamentò Tom. "Nonostante la bimba che stai accompagnando sia più bella"

"Dicono che assomigli alla sua mammina..." canticchiai  mentre ci avvicinammo al corridoio. "Non troppo veloce, amore!" ridacchiai.

"E la sua mammina è una splendida dea" lo sentii dire, e quando presi in braccio Lena per scendere le scale mi voltai verso Tom, era appoggiato allo stipite della nostra camera.

"Non si fa niente stasera" sorrisi. "Il tuo volo partirà presto domani mattina"

"Non ci scommetterei, Jo" inarcò un sopracciglio e si voltò per ritornare in stanza.

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora