Capitolo Ventidue. It's Over Now.

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Jo

Guardai Tom pranzare in silenzio, Günther sedeva accanto a me e gli accarezzai la guancia sovrappensiero mentre lui teneva la testa bassa e guardava le patatine sul suo piatto. Lena era sul passeggino ed io non avevo proprio fame.

Avevo lo stomaco attorcigliato ed era così da giorni, da quando Tom si comportava in modo strano. Credevo fosse causa i suoi nuovi amici cool, ma non ero certa. Decisi che forse avrei dovuto iniziare una conversazione perché Günther era molto silenzioso da quando Tom aveva sbottato con lui.

In passato gli avevamo mentito per far sì che smettesse di parlare, Tom un giorno aveva avuto la brillante idea di dire che ogni bambino aveva a disposizione un certo numero di parole da dire ogni mese, e quando parlava troppo Tom dice, "woah, rallenta amico! Credo che te ne manchino un centinaio ancora!" e funzionava ogni volta, ma almeno non feriva i suoi sentimenti, ciò che era successo un paio di giorni fa era invece stato troppo crudele.

Lily aveva insistito di voler tornare a casa il prima possibile, ed era un altro motivo per il quale Gün era così silenzioso, gli piaceva stare con Lily, gli sembrava fosse sua sorella, e quella mattina l'avevamo salutata all'aeroporto, nonostante Tom non fu molto carino con lei, ma almeno l'abbracciò.

"Allora, il servizio fotografico è questo martedì!" annunciai con fare emozionate. "Una volta scattate le foto apriremo il sito web e..." temporeggiai, Tom mi guardò con espressione glaciale. "E il negozio inizierà a vendere, si spera".

"Bene" commentò Tom mettendosi delle patatine fritte in bocca.

Vidi Gün sorridermi e ricambiai il gesto.

"Stai male?" si accigliò il bambino.

"No, tesoro, sto bene. Perché me lo chiedi?" gli accarezzai i capelli lunghi allontanandoli dal suo viso.

"Non mangi. Quando sto male non mangio" spiegò, quindi afferrai il mio hamburger e gli diedi un morso più grande che potei.

"Visto?" domandai a bocca piena.

Günther ridacchiò ed annuì ed io tentai di ingurgitare il cibo che mi ero ficcata in bocca.

Quasi un'ora più tardi tornammo a casa, e guardai Günther fare del proprio meglio per disegnare con la mano sana. Portai Lena con me sul tappeto del salotto e mi legai i capelli lunghi in una coda di cavallo.

"Che cos'è?" la feci sedere fra le mie braccia e posai alcuni pennelli e dei colori acrilici di fronte a noi.

Da quando Günther era piccolo gli avevo insegnato a dipingere con le dita, e gli piaceva tantissimi, quindi feci un tentativo anche con Lena. Era un ottimo modo per trascorrere del tempo con i bambini, e la verità era che era molto più divertente rispetto a guardare Dora l'Esploratrice o qualche altro cartone animato.

Lena cercò di afferrare un po' di pittura blu, e poi sussultò con fare spaventato quando si rese conto che la cosa blu era liquida e che non le restava niente in mano. Alzò lo sguardo su di me mettendo il broncio, ed io ridacchiai alla sua espressione.

"È vernice!" dissi in una voce da bambina. "Fai così..."

Portai il dito indice nella bottiglia di vernice verde e disegnai una linea sul foglio di carta. La bambina mi fissò e poi mise la mano sul foglio, reagendo stupita quando allontanò la mano e vide che la vernice era rimasta sul foglio.

Aprì la bocca e mi fissò la sua mano blu prima di ridacchiare e battere le mani, saltellando dall'emozione.

"Esco, ci vediamo stasera!" annunciò Tom dall'ingresso.

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora