Capitolo Dieci. Il Momento Di Cambiare.

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Lena non aveva intenzione di staccarsi da Tom, il che rendeva più difficile toglierla dalle braccia di lui e farla accomodare sulle sedute apposite riservate ai bambini sugli aeroplani.

Gunther era un po' più gestibile durante i lunghi voli, la prima volta in cui lo portai in aereo era molto piccolo, quindi vi era quasi abituato.

Tom ci aveva lasciati alla boarding line, aveva abbracciato a lungo Gun promettendogli che sarebbe tornato a casa per il suo compleanno, ed il bambino aveva abbracciato il padre con tanta forza che gli avevo visto le braccia tremare attorno alle spalle di Tom. Poi si erano dati il cinque ed il pugno da fratelli, al che avevo alzato gli occhi al cielo. Lena fece i capricci, ma Tom le mostrò la giraffa peluche le piaceva tanto e riuscì a distrarla.

"Promettimi di chiamare quando atterri" Tom mi fermò per un secondo.

"Non lo faccio sempre?" guardai Gunther, si stava guardando intorno mentre stringeva ancora la mano di Tom. "Fa un bel disco!" ci sorridemmo a vicenda e poi io abbassai lo sguardo a terra.

"Non lo faccio sempre?" mi prese in giro facendomi mettere il broncio. "Fa attenzione. Saluta tua mamma da parte mia" annuii.

Gli diedi un bacio per salutarlo prima di allontanarmi con i bambini, Gunther mi aveva dato la mano con fare riluttante dopo aver lasciato quella di Tom.

"Bis bald, papino!" esclamò il bambino mentre salutò con la mano.

"Ricordati, la luce blu significa che la lavatrice è accesa!" Tom annuì e mi segnalò di continuare a camminare.

-

Adoravo Lena, era la mia bambina, ma una volta atterrati su suolo tedesco ed aver incontrato i miei suoceri, la bimba era un onere di Simone. Tutto ciò che aveva fatto era stato piangere e fare i capricci, era chiaro che non le piacesse volare e che volesse suo padre e le suo facce stupide, ma io ero sua madre, non era da sola. Persino Gunther aveva provato a farla ridacchiare facendole delle facce strane, ma niente aveva effetto.

"Jo! Come stai?" Simone ci accolse a braccia aperte. Io mi spostai i capelli dagli occhi soffiandoli via mentre trascinavo il mio bagaglio a meno, spingevo Lena sul passeggino e tenevo la mano di Gunther. "Gunther!" esclamò mia suocera inginocchiandosi in attesa che il bambino la abbracciasse, cosa che non successe.

"Siamo contenti di essere qui, è stato un lungo viaggio..." spiegai a lei e Gordon. "Andiamo tesoro, non lasciare Oma in attesa!" sorrisi a Gunther, e lui mi rivolse un'espressione arrabbiata. Risposi spingendolo appena verso Simone, al che sospirò e chiuse gli occhi prima di lasciar andare la mia mano e approcciare Simone.

"Sei stanco, piccolino?" gli domandò dolcemente prima di abbracciare Gun. "Oh, quanto ci sei mancato!" lo abbracciò per qualche altro secondo mentre io salutò Gordon, il quale ebbe l'occasione di reggere l'arrabbiata Lena, alla quale proprio non piacevano le braccia di Opa, ma non l'avrei tenuta in braccio a meno che non avrebbe pianto. Gun si era calmato un po', e raggiunse quindi Gordon tirandogli appena i pantaloni per salutarlo. In quel momento Simone ne approfittò ed afferrò Lena, facendola strillare.

"Oh, è in quell'età!" commentò Simone aiutandomi con il passeggino. "Troviamo la tua valigia".

"In che senso 'in quell'età'?" dovetti chiederle, e vidi Simone sorridere mentre cercò di calmare la bambina.

Gunther e Gordon se la stavano passando meglio di noi, stavano chiacchierando e sembrava che l'argomento di conversazione fossero le scarpe di Gunther.

"Jo" disse Simon indicando Gun, "hai saltato questa fase con lui, ma lei è un po' più timida. Guardala! Vuole solo mammina e papino! Adesso è tutta tua, solo adesso, presto camminerà e correrà via da te. Goditi questa fase, te lo dico, non dura a lungo".

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora