Capitolo Cinque. Al Buio E Lontano Dal Dolore.

176 5 0
                                    

Quella notte mi svegliai per la terza volta, non sapevo cosa ci fosse che non andava con Lena, continuava a piangere, mentre Gun non se n’era nemmeno accorto, era accoccolato al cuscino, coperto dalla sua coperta azzurra.

Mi diressi nella stanza della bambina in silenzio, il pavimento era freddo sotto ai miei piedi nudi nonostante l’aria che entrava dalla finestra fosse calda. Presi nuovamente in braccio Lena, il suo viso era rosso ed aveva il naso arricciato mentre piangeva, questa volta la controllai con più cura.

“Che c’è piccola, che hai stasera?” la strinsi al petto accarezzandole la schiena mentre continuava a piangere, il suo pigiama consisteva in una tutina dalle maniche corte e lasciava libere le sue piccole braccia cicciotte, e si stava dimenando fra le mie braccia mentre cercavo di calmarla. “Aw, tesoro!” cercai di ninnarla, ma continuava a piangere, quindi la avvicinai nuovamente al mio petto ed appoggiai il capo sulla sua testa, mi veniva da piangere a mia volta. Cercai di giocare con le sue gambine, ma non funzionò, quindi toccai la sua fronte con la guancia. “Bonita…” la ressi con un braccio mentre posai il dorso dell’altra mano sulla sua fronte, facendomi subito nervosa e preoccupata.

Tornai subito in camera, e con sollecitudine staccai il mio telefono che stava caricando e cercai il numero di telefono del Dottore in rubrica, nello stesso momento Gunther si svegliò e si mise a sedere.

“Che c’è, mammina?” Gunther era assonnato ma aveva capito che c’era qualcosa che non andava.

“Tua sorella ha la febbre” mormorai mentre attesi al telefono. Quando fui diretta alla segreteria chiusi la comunicazione e posai Lena, che ancora piangeva, nel passeggino. “Scusami tesoro, ma dobbiamo andare dal Dottore” dissi a Gunther prima di correre nella sua stanza e prendergli una giaccia, poi indossai a mia volta un paio di jeans, una maglia ed un paio di scarpe.

“Sta bene?” mi domandò Gun seduto a gambe incrociate sul letto con una coperta sulle spalle. Bora e Rize sedevano sull’uscio della porta, troppo spaventate dal forte rumore prodotto da Lena. Aiutai Gun ad indossare la giacca e gli dissi di seguirmi mentre avvolsi Lena in una coperta rosa. Una volta al piano terra afferrai le chiavi prima di uscire. Gunther sedette sul sedile posteriore insieme a Lena, ma si coprì le orecchie la maggior parte del tempo poiché nemmeno l’orsacchiotto di peluche della bambina era in grado di calmarla. “Beruhigen ihr!” esclamò Gunther quando ci fermammo ad un semaforo rosso.

“Non posso calmare tua sorella, sto guidando, tesoro!” gli dissi.

“Sie ist argerlich! Mama, ich kann nicht! Ich mochte schlafen, ich bin mude! Mama!” si lamentò Gun in tedesco, un po’ come faceva Tom. Anche io mi infastidii. Mi aveva appena detto che sua sorella era fastidiosa e che voleva dormire perché era stanco, come se io non fossi stanca di seguire Lena che era stata instabile ogni cinque secondi tutto il pomeriggio…

“Gun, ich auch! Aber ich kann nicht nichts machen! Warte ein moment, nur ein moment!” gli dissi che anche io ero stanca e che non c’era null ache potessi fare. Poi avevo perso la pazienza e gli avevo detto di aspettare un momento.

“Aber—“ mi disse ma.

“Gunther, habe ich nicht “ein moment” gesagt?” (“Gunther, non ho detto “un momento?”) esclamai.

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora