Il ticchettio della pioggia contro il suo impermeabile nero faceva da metronomo ai suoi pensieri veloci e senza virgole.
La luce dei lampioni vibrò per un momento, seguita dal riverbero di un tuono lontano.
Diversamente da qualsiasi altra notte, le strade erano deserte e silenziose; persino i senzatetto avevano deciso di abbandonare le vie di San Francisco. Non era sicuro girovagare per la città dopo la scia di cadaveri lasciata da Venom, definito mostro dai media.
Sento il suo odore.
"Allora dobbiamo sbrigarci, o la pioggia cancellerà definitivamente le tracce" sussurrò di rimando alla voce nella sua testa.
Camminò veloce seguendo quella scia invisibile che la attraeva come un magnete. Arrivò nei pressi della sede del Network, la testata giornalistica più famosa della città, quando ormai la pioggia era stata sostituita dalla sola umidità e dal petricore invadente.
I riflessi rossi e blu dei lampeggianti della polizia rendevano la piazza antistante il grattacielo un tripudio di sfumature violacee.
Come faceva la polizia a sapere la posizione di Venom e del suo ospite?
La risposta a quella domanda non tardò a palesarsi come un’ovvietà scritta nero su bianco: miriadi di frammenti di vetro erano sparsi ovunque.
Quell'idiota non ha idea di cosa sia la cautela.
Un sorriso mesto le si disegnò sulle labbra secche: avrebbero dovuto attendere e sperare di non essere viste.
Dopotutto, loro neanche esistevano.
Come un solo uomo, la swat si mise in posizione di difesa in un unico movimento fluido e continuo: un uomo era appena uscito dalle porte a vetro della hall.
Era trasandato, i capelli appiccicati alla fronte dal sudore e la felpa pareva essere stata indossata durante una maratona senza fine.
È lui.
Non aveva dubbi.
“R-ragazzi, vi conviene lasciar perdere… dico davvero!”. La voce dell’uomo raggiunse alle sue orecchie incerta e i punti laser sul suo petto oscillarono per un momento.
In un attimo, il volto di Venom prese il posto di quello dell'uomo e il fragore dei colpi esplosi dalle armi della polizia riverberarono nell'atrio e ulteriori vetri si infransero in una cascata di cristalli.
La donna si nascose e controllando che non arrivasse nessuno dalla strada, strinse i pugni con forza fino ad incidere la pelle con archi rossastri.
Ce la farà.
Allentò la presa e con un sospiro alleggerì il peso che gravava sulla bocca dello stomaco.
Nulla era normale.
I sentimenti non suoi che provava con prepotenza.
La malinconia per qualcuno mai conosciuto.
Quando ormai la sparatoria era cessata del tutto, un auto nera frenò inchiodando dalla parte opposta della strada, da cui scese in fretta e furia una donna dalla lunga chioma bionda.
Seguiamola.
Veloce e silenziosa lasciò il suo nascondiglio di ombra e seguì lesta la donna che era appena arrivata.
“Oh mio dio!”.
La donna che stava seguendo si era paralizzata, pietrificata in un'espressione di stupore inorridito.
“Venom!”.La sua voce abbandonò le labbra senza che se ne accorgesse, attirando l’attenzione dell'energumeno che si stagliava in tutta la sua altezza circondato da poliziotti svenuti e malmenati.
Il corpo era completamente nero e i muscoli imponenti erano sottolineati da fini vene bianche che disegnavano ghirigori astratti sul petto. Gli occhi, completamente bianchi e falciformi, sovrastavano due lunghe file di denti aguzzi progettati per dilaniare.
Ci fu un attimo si assoluto silenzio, durante il quale pensò che il battito del suo cuore fosse udibile a chilometri di distanza.
“Banshee?”.
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Symbiosis
RomancePrima parte: Nello spazio ignoto avevano donato la propria fiducia all'altro, proteggendosi a vicenda da quella loro realtà violenta dove vigeva la legge del più forte, finché una frattura della loro cometa lì separò per sempre. Ma Venom, una volta...