Prima parte ~ Epilogo

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Il Sole splendeva di nuova speranza nel cielo azzurro di San Francisco. I passerotti cinguettavano felici dai loro piccoli nidi sugli alberi che fiancheggiavano la strada.

Il chiacchiericcio generale dei bar si univa alla sinfonia di quel giorno tranquillo e il profumo di brioches appena sfornate regnava incontrastato.

Iryna continuava a girare il cucchiaino d'acciaio, facendo vorticare il thè caldo nella tazzina bianca appoggiata sul tavolino in legno difronte a sé.

Gli occhiali da sole che indossava impedivano a chiunque di capire dove fosse diretto il suo sguardo, il quale non abbandonava da qualche minuto il marciapiede del lato opposto della strada, dove Eddie e Anne stavano parlando.

"Senti... mi spiace molto per Venom" disse la bionda dopo qualche secondo di silenzio ingombrante.

"Già... anche a me" rispose Eddie, con poca convinzione.

Non ha ancora capito che sono vivo, eh?

Eddie si schiarì la gola con un piccolo colpo di tosse, "Sai... mi hanno offerto un lavoro a New York! Partirò tra poche ore".

Dopo l'esplosione dello Shuttle alla Life Foundation e le conseguenti indagini avevano scoperchiato il vaso di Pandora: gli scienziati che una volta lavoravano per Carlton Drake ammisero i test sugli umani e i decessi che si erano conseguiti dopo i fallimenti degli esperimenti. Il fatto che Eddie avesse le prove ancor prima della loro confessione lo aveva fatto diventare famoso, tanto da essere richiesto dalla costa opposta dello Stato.

"Fantastico! Di cosa ti occuperai?" chiese Anne, curiosa.

"Cronaca nera... dicono che il mio spirito investigativo sarà la ciliegina sulla torta" rispose l'altro con un sorriso sulle labbra.

"E... Iryna verrà con te...?" continuò Anne, tastando il terreno.

Eddie si grattò il capo prima di rispondere e diede una veloce occhiata al bar dall'altra parte della strada, dove Iryna stava bevendo l'ennesimo sorso di thè, "Sì, saremo coinquilini... gli affitti di New York sono davvero alti!", disse cercando di giustificarsi. Aveva molto di cui discutere con Iryna e a causa della simbiosi con Venom era come se la conoscesse da sempre.

Anne sapeva che quella era solo una piccola parte della verità, ma non indagò oltre: ora non erano più affari suoi. Ora stava con Dan, si disse. Eppure il cuore le rispose con un battito ricolmo di delusione.

Anne si alzò di scatto, come punta da uno spillo "Se rimani qui rischi di perdere l'aereo" disse con una piccola risata, nel tentativo di alleviare la tensione che sentiva sullo stomaco.

"Vero...". Si alzò anche Eddie e impacciati si diedero un veloce abbraccio amichevole.

"Mi dispiace di come siano andate le cose tra di noi" continuò Eddie con un velo di tristezza sugli occhi.

"Anche a me" e gli posò una mano sulla spalla.

Ma ora hai noi!

Attraversando la via, sorrise alle parole di Venom e si sedette al tavolo con Iryna, aspettando che finisse la sua colazione.

"Sei sicuro di volerla escludere da tutto questo?" gli chiese lei dopo l'ultimo sorso di thè.

"Abbiamo già fatto questo discorso... Non voglio scombinarle la vita più di quanto non abbia già fatto", prima di continuare le coprì dolcemente una mano con la sua "In più voglio ricominciare da capo con te, come due normalissime persone".

A quelle parole si disegnò un piccolo sorriso sulle labbra di entrambi e una breve risata imbarazzata si unì al vociare costante del locale.

Ehi, potrei essere geloso.

"Che ne dici di ricominciare subito?" e senza aspettare una sua risposta, la donna gli allungò la mano destra e si schiarì la voce "Piacere, Nataliya, ma puoi chiamarmi Nat".

Con lo sguardo confuso e divertito, Eddie gli strinse la mano e implicitamente le chiese del nome.

"Nataliya è il mio vero nome. Non lo uso da moltissimo tempo, ma vorrei che tu e Venom usaste questo e non la mia falsa identità" parlò tutto d'un fiato, cercando di capire se quella faccenda avesse in qualche modo rovinato la dose di fiducia che era stata posta in lei.

"Grazie... grazie per avermelo detto, Nat" e il sorriso sincero sulle labbra di Eddie fece sparire in un secondo tutti i suoi dubbi.

"No, grazie a voi. Grazie per la fiducia" e insieme si alzarono dal tavolino tenendo saldamente le valigie ingombranti con tutto il necessario per un primo trasferimento a New York.

Seduti sui sedili posteriori del taxi che avevano chiamato per essere portati all'aeroporto, si scambiarono sguardi fugaci e veloci, sicuri che in qualche modo avrebbero vissuto nuovamente una vita felice.

Angolo autrice: ebbene sì, ho deciso di scrivere una seconda parte! Come avrete notato il finale è completamente diverso da quello del film e spero che la storia vi piacerà comunque :) ci vediamo al prossimo aggiornamento!

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