“Iryna! È successo un casin-“. Anne era disperata e non aveva idea di cosa dirle per potersi far aiutare, ma venne interrotta subitamente.
“Lo so. E ora spiegami perché Venom ha dovuto trovare la simbiosi con quel cane”. Il tono e lo sguardo di Iryna non ammettevano repliche diverse da quanto aveva preteso. In quel momento, il resto della sala d'attesa sembrava aver cessato di esistere e il chiacchiericcio generale era divenuto un semplice rumore di fondo.
Il cane abbaiò una volta, come a darle ragione.
Anne si sistemò i capelli nervosamente e cercò di deviare il discorso, “Eddie è stato rapito”.
Iryna aggrottò la fronte e si alzò di scatto dalla sedia, “Cosa?”.“Devi aiutarmi a salvarlo… non mi sembrano tipi cordiali”. Anne non si era mai trovata in una situazione del genere: chiedere aiuto disperatamente non era qualcosa che faceva volentieri.
“Ovviamente. Ma non pensare che non chiederò chiarimenti”, disse Iryna indicando l'ospite canino di Venom, che successivamente prese in braccio.
Uscirono dal pronto soccorso senza farsi vedere dalla vecchia megera che chiamava disperata la sua piccola Chantal.
L'aria fresca e umida di quella notte senza stelle scompigliò ad entrambe i capelli, facendoli ondeggiare senza peso per quale secondo.
Iryna si guardò intorno spaesata, finché non imprecò in ucraino a denti stretti.
“Che succede?” chiese Anne avvicinandosi all'altra donna.
“Non ho trascorso abbastanza tempo con Eddie per poter riconoscere il suo odore, ma…” e lasciò in sospeso la frase.
“Ma?” la incalzò Anne.
“Ma Venom sì” e il chihuahua abbaiò in risposta.
“Lo prendo come una conferma”.
“Aspetta… come fa a capirci? Dopotutto… è un cane” esordì Anne guardando incredula il chihuahua.
“Venom ha imparato la vostra lingua grazie alla simbiosi con Eddie… di certo un essere extraterrestre non parla inglese per magia”, dopo un momento riprese, sperando che Anne avrebbe accettato “… per agire velocemente dovrai ospitarlo nel tuo corpo per un po’”.
Nel frattempo, i piedi di Eddie strisciavano privi di peso lungo un corridoio cerato senza fine.
Il sacco nero che gli avevano messo in testa gli impediva di vedere dove lo avessero portato, ma era sicuro che niente sarebbe finito bene.
I due energumeni, che fino a quel momento lo avevano trascinato di peso, lo costrinsero a sedersi su una sedia di metallo, fredda al tatto.
Il sacco gli fu tolto dal capo e l'improvviso bagliore di luce che illuminava la stanza gli ferì gli occhi, costringendo a serrare le palpebre di scatto.
“Bene bene. Quando i miei uomini mi hanno detto di te, Brock, quasi non ci credevo!”.
Riconosceva quella voce, sicura e arrogante, e quando riuscì ad aprire gli occhi ne ebbe la conferma: Carlton Drake, l’amministratore delegato della Life Foundation, la società di biotecnologia più famosa al mondo e l'agenzia spaziale che faceva impallidire la NASA.
Eddie era sicuro che gli scagnozzi fossero suoi: dopotutto era entrato di nascosto nei loro laboratori, dove aveva trovato Venom.
Si guardò attorno, mentre Mister Simpatia fece abbandonare la stanza ai suoi collaboratori con un gesto della mano. Riconosceva qualche apparecchiatura: doveva trovarsi nel piano sotterraneo della sede centrale della Life Foundation, proprio dove si era introdotto grazie all'aiuto della dottoressa Skirth. Solo grazie a lei era riuscito a documentare quanto stava accadendo nei loro laboratori e sperava che il suo ex datore di lavoro alla Network gli credesse: tutti i test condotti sugli umani, persone senza famiglia e dalla fragile psiche raccattati dalla strada, erano falliti, con la conseguente morte della cavia.
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Symbiosis
RomancePrima parte: Nello spazio ignoto avevano donato la propria fiducia all'altro, proteggendosi a vicenda da quella loro realtà violenta dove vigeva la legge del più forte, finché una frattura della loro cometa lì separò per sempre. Ma Venom, una volta...