L'odore metallico delle sbarre impregnava l'aria pesante della stanza, attraverso le quali giungeva l'unico spiraglio di luce.
L'uomo era seduto sulla branda nella stessa posizione da parecchio tempo, immobile, senza muovere un muscolo.
L'uomo era in trepidante attesa.
Non era la prima volta che faceva chiamare un giornalista, ma quel giorno sarebbe stato diverso.
Sì, sarebbe stato diverso.
Il clangore della serratura del cancello nel corridoio echeggiò per qualche istante, al quale si unì il rumore di passi di due diverse persone.
"Non si avvicini troppo. Noi saremo qui, ma si tratta pur sempre di Cletus Casady". L'uomo riconobbe la voce: era la guardia che accompagnava sempre i suoi ospiti.
"Eddie". La sua voce risultò gracchiante: aveva taciuto per troppo tempo.
"Ehi, come va Cletus? Posso chiamarti Cletus, sì?" chiese amichevolmente Eddie. Era il suo primo caso dopo essersi trasferito a New York e con veloci ricerche era venuto a conoscenza che quell'uomo fosse un pazzo omicida, al pari di Jack lo squartatore.
E quell'uomo aveva chiesto di lui.
"Certo, Eddie. Puoi chiamarmi con il mio nome" e un sorriso smagliante si dipinse sulle sue labbra secche, ma la luce dei suoi occhi non era affatto cristallina.
"Allora, vuoi dirmi qualcosa? Magari dove hai seppellito alcune delle tue vittime" continuò Eddie.
"Mmh..." e guardando un angolo del soffitto parve pensarci "No, non mi va! Ma se vuoi posso raccontarti di quanto sia stato divertente ucciderli. Del sangue... le ossa rotte... le loro urla silenziose". Più parlava e più il sorriso sulle labbra si allargava, come se i ricordi affiorati suscitassero in lui felicità e spensieratezza.
"Eviterei" rispose Eddie cinereo annullando completamente il tono amichevole nella voce.
"Allora posso dirti questo: quando uscirò da qui, e succederà... farò una strage" disse tranquillo, come se gli avesse appena detto che quella sera avrebbe mangiato una pizza.
"E perché me lo dici?" chiese Eddie istintivamente, indietreggiando di un passo.
"Perché altrimenti non sarebbe divertente... e a noi piace divertirci".
"Ok, basta". La guardia, che era rimasta fuori dal corridoio fino a quel momento, intervenì ponendosi tra i due.
"Mi segua, Signor Brock".
I due lasciarono la zona di isolamento, mentre la risata sinistra di Casady echeggiava tra le pareti.
Eddie.
"Uh-uhm". Si schiarì semplicemente la gola per far capire a Venom di continuare senza sembrare un pazzo da ricoverare.
Quel tizio. Era strano.
Ormai arrivato al parcheggio dove aveva posteggiato la moto, poté finalmente parlare "Venom, ti hanno mai detto che sei perspicace?".
Ehi, non offendere. Intendo dire che era molto simile a noi.
Eddie si bloccò di scatto e notò un particolare che prima gli era sfuggito: aveva parlato al plurale.
Si volse di scatto e guardò con rammarico le due guardie al cancello principale della prigione.
Non avranno scampo, pensò.
Eddie... non ti crederanno mai.
"Lo so..." sussurrò mentre saliva in sella alla sua Ducati.
Sappi solo che io ti proteggerò.
Ascoltando quelle parole, Eddie lasciò la prigione con il sorriso sulle labbra: erano pronti ad affrontare insieme ciò che il futuro aveva in serbo per loro.
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Symbiosis
RomancePrima parte: Nello spazio ignoto avevano donato la propria fiducia all'altro, proteggendosi a vicenda da quella loro realtà violenta dove vigeva la legge del più forte, finché una frattura della loro cometa lì separò per sempre. Ma Venom, una volta...