Perfect in white || Ed Sheeran

Capitolo 4

Quella notte fummo svegliati dallo squillare del mio cellulare. Ched, che era acciambellato sule mie gambe, schizzò via, indispettito. Al mio fianco, Ed brontolò e si strofinò gli occhi.

«Chi sarà a quest'ora?» biascicai, poi spostai il braccio di Ed dalla mia pancia e mi sporsi per recuperare il telefono sul comodino. Quando vidi il numero sul display ci rimasi di sasso. Erano le due di notte e mai mi sarei aspettata una chiamata da quella persona.

«Caleb, cosa succede?» risposi, poi mi schiarii la voce, ancora roca per il sonno. Erano le due di notte e sperai che non stesse per commettere qualche sciocchezza.
«Ellie, come va? Te la stai spassando con il tuo fidanzato perfetto, che è ancora vivo?»
Aveva bevuto, su quello non c'erano dubbi.
«Veramente stavo dormendo. Dal tuo tono invece si direbbe che quello che è uscito a far baldoria sia tu. Anche se non credo che il tuo sia il modo migliore per divertirsi.»
«Facile parlare da sopra il piedistallo. Tu non ne sai un cazzo di cosa significhi perdere la persona che si ama!» Aveva alzato la voce, costringendomi ad allontanare il cellulare dall'orecchio. Persino Ed al mio fianco pareva aver sentito le parole di Caleb e si era messo a sedere, con aria allarmata.
«Adesso calmati. Fare così non servirà a nulla.»
«Anche stare tranquillo non me la riporterà. Lei è morta, cazzo! Ti rendi conto che ci sono giorni in cui non sopporto nemmeno sentire il suo nome? Quindi non dirmi di stare calmo, mentre tu te ne stai tra le braccia del tuo ragazzo.»

Rimasi muta, di fronte a tanta rabbia e dolore che non potevo comprendere fino in fondo. Anche nel periodo in cui io e Teddy non eravamo più insieme, sapevo che lui era vivo e vegeto, da qualche parte. Per Caleb era diverso; Jocelyn non era né con lui, né con nessun altro. Semplicemente non c'era più.

Caleb sospirò e all'improvviso sembrò tornare in sé. «Ellie, scusami, non so cosa diavolo mi sia preso e perché abbia chiamato proprio te.»
«Non importa. So che non posso capire il dolore che provi, però la rabbia non lo cancellerà. Temevo che stessi per commettere qualche sciocchezza.»
«Il fatto è che stasera stavo riguardando le foto del matrimonio e della luna di miele. Non siamo stati sposati neanche un mese e in tutto abbiamo vissuto insieme per tre anni. Praticamente la metà del tempo con Jocelyn l'ho trascorsa nella paura che lei mi lasciasse. È così ingiusto e mi è venuta una gran rabbia. Quindi ho preso e sono uscito, per bere un po' e dimenticare. Ho esagerato e mi sono ritrovato a chiamarti e aggredirti. Mi sento così solo, non so proprio come farò ad andare avanti. Non so neanche come ho fatto nell'ultimo anno. »
«Eppure ce l'hai fatta. È normale avere dei momenti di sconforto.» Mi sembrava di ripetere frasi sentite centinaia di volte e che non aiutavano affatto; guardai Ed, in cerca di aiuto o di qualche suggerimento.

Lui mi sorrise incoraggiante, come a dire che stavo andando bene, ma io non ne ero convinta per niente.

«Scusami Ellie, ti ho già disturbata abbastanza. Solo che tu e lei... tu e Jocey eravate molto amiche nell'ultimo periodo e mi è impossibile non collegare il nostro matrimonio a te, quindi mi è venuto automatico chiamarti. Spero che mi perdonerai. Che anche Ed mi perdonerà, se è lì con te.»
«Davvero, Caleb, non è successo nulla. Ora promettimi che tornerai a casa senza fare altri danni e che non berrai più così tanto per affogare il dispiacere.»
«Va bene. Grazie, Ellie. Buonanotte.»
«Notte» risposi, poi attaccai.

Ed mi guardava con espressione seria. Non mi pose la prima domanda che sarebbe venuta in mente a un altro ragazzo, cioè non mi chiese perché Caleb mi avesse chiamata in piena notte, ma disse: «Mi dispiace per Caleb. Perdere Jocelyn dev'essere stato devastante.»
Annuii e repressi uno sbadiglio. Lui aprì le braccia e io mi ci fiondai in mezzo, poggiandomi contro il suo petto.
«Mi sentivo così impotente, non sapevo cosa rispondere. La sua rabbia e il suo dolore sono così grandi. Come ci si può riprendere da una perdita simile?»