Frustrazione

479 36 5
                                    

"Respira, Lucy, respira" era tutto ciò che riuscivo a pensare.
Mi appoggiai sulla porta della mia stanza e vi scivolai con la schiena, fino a raggiungere il pavimento. Sospirai e chiusi gli occhi cercando di placare la mia rabbia. Era successo tutto così in fretta che avevo necessità di parecchio tempo per metabolizzare l'accaduto. Avevo scritto la parola fine, attraverso frasi sputate con collera, sui miei infiniti segreti. Era stata la scelta giusta da fare? Probabilmente sì. Volevo ritornare alla mia vita normale, anche se era vuota, monotona e priva di brio. Questo perché non ne potevo più di essere trattata come un oggetto. Per Loki ero la piccola creatura indifesa da proteggere ma non aveva mai dimostrato altro interesse nei miei confronti. Non si era nemmeno comportato da amico, per lui ero semplicemente la missione da portare a termine, prestando fede al disegno progettato da Dio. Invece Natsu ... Che cos'ero per Natsu? Neanche io lo sapevo con precisione. Forse in quell' incontro aveva tentato un altro tipo di approccio ma, dato l'improvviso arrivo dell'angelo, non avevo potuto comprendere le sue reali intenzioni. Speravo in un bacio ma magari, magari mi avrebbe morsa un'altra volta. Che cosa si poteva pretendere da una creatura così imprevedibile, così volubile, dotata di istinti bestiali e feroci? Non c'era una risposta precisa a questa domanda. Da un lato mi sentivo orgogliosa per aver preso in mano la situazione, cosa che avrei dovuto fare da tempo. La parte della ragazza indifesa, costantemente in balia degli eventi, si era conclusa. Ora avrei mostrato l'altro lato del mio carattere, quello forte, combattivo, che non si lasciava dominare da nessuno. Dall'altro lato mi sentivo leggermente frustrata. Un profondo senso di sconfitta e di mancato appagamento permeava tutto il mio essere. E' vero, per una volta ero riuscita afar sentire la mia voce ma invece che un urlo potente mi era sembratoun flebile sussurro. Erano entrambi sconvolti ma sapevo che il giorno successivo sarebbe tornato tutto normale. E' stata proprio questa mia rivincita a farmi capire che in realtà ne sarei sempre uscita sconfitta. Avevo realizzato di essere il loro burattino prediletto,la facile preda che tutti volevano e riuscivano ad ottenere. Perché mi facevo trattare così? Era veramente un sentimento profondo quello che provavo per Natsu? No, forse no. Era il grande segreto che tenevo rinchiuso nel mio piccolo cuore, il grande segreto che mi faceva sentire speciale. A quale prezzo, però? Enorme perdita di sangue,litigi, senso di sottomissione e tanta frustrazione. Sì, era un paradosso. Se ero convinta da una parte di voler tornare a vivere la vita di prima, dall'altra avevo paura che non sarei stata felice. Solo in quel periodo, che io definivo il più strano della mia vita, avevo provato l'eccitazione, l'adrenalina, la sensazione di essere voluta, desiderata da qualcuno, seppure per secondi fini. Decisi di entrare in camera e di smettere di pensare. Ero troppo turbata e confusa. I miei pensieri erano aggrovigliati in una matassa fitta e intricata e forse solo il sonno sarebbe riuscito a scioglierla e a creare un po' di ordine. Non piansi, non una lacrima bagnò le mie guance, perché avrei posto fine a tutto. Questo perché stavo per allontanare la parte di me, quella legata al sovrannaturale, che mi aveva accompagnata per tutto questo lasso di tempo. Una volta entrata notai che nel letto accanto al mio non vi era nessuno. Che fine aveva fatto Levy? In quel momento mi venne in mente dell'appuntamento con Midnight. Morivo dalla curiosità di sapere come era andata, che cosa era successo. Forse concentrandomi sulla mia migliore amica sarei riuscita ad allontanare i miei problemi. Che pensiero egoista... ero arrivata ad un punto di non ritorno. A forza di frequentare questo tipo di persone stavo diventando come loro: troppo cinica. Sospirai e mi infilai sotto le coperte, quella notte sognai candide ali e occhi rossi.

       

La mattina successiva mi svegliai addirittura prima della sveglia, cosa che non succedeva dai tempi delle elementari. Che fosse il segno di un nuovo inizio? Levy dormiva tranquilla nel suo letto, la lasciai riposare e ne approfittai per sciogliermi sotto il getto caldo della doccia. Avevo proprio bisogno di scrollarmi tutti questi pensieri di dosso. Mi vestii con calma ed iniziai a scuotere la mia compagna che non aveva nemmeno sentito il suono della sveglia. Ora morivo veramente dalla curiosità. Ieri notte non l'avevo nemmeno sentita rientrare in stanza e Levy era veramente la puntualità fatta persona. Mai un giorno si era svegliata tardi, da quando la conoscevo. Aprì gli occhi e si alzò di scatto.

SecretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora