VIII Capitolo

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<<Ciò che c'è di pericoloso nell'amore è il fatto che è un delitto nel quale non si può fare a meno di un complice>>
                                 Charles Baudelaire

Mi precipito fuori dalla casa, sul portico ma non la vedo fino a che mi accorgo di  due persone in lontananza dalla baita e cerco di avvicinarmi senza farmi vedere.
Essi stanno chiacchierando, ma non riesco a capire se stanno discutendo oppure no.
Mi avvicino ancora di più e finalmente inizio a capire qualcosa.
Una delle due persone è Lisa, ma non riconosco chi sia il ragazzo con cui sta parlando.
Ha un volto familiare, ma non mi sembra di averlo mai visto.

<Ti ho fatto una domanda, cos'altro vuoi da
me?>
Sbraita Lisa con voce piagnucolante, che a malapena si regge in piedi.

<Non riesco più a stare senza di te, la notte non dormo più, mi manca la tua presenza sotto il mio braccio, il tuo respiro sul mio torace.>
Detto questo il ragazzo fa qualche passo in avanti.

Lisa indietreggia ma non si mette sulla difensiva.
<Ormai è finita, lo devi accettare, torna dalla tua Kitty e non rompermi i coglioni>
<Sei solo tu la mia kitty, ti prego Lisa.>
Si avvicina ancora un po' e le afferra la mano.
<Lurido, io non voglio più avere a che fare niente con te, mi hai deluso, hai deluso tutti>
Si allontana disgustata e si gira dall'altra parte.

<Lisa, ti prego, mi manchi> fa una breve pausa <ricordati che ti amo, e ovunque andrai io ti troverò>
Sembra quasi una minaccia.
<Ti prego Lisa>

Lui la fa girare e la bacia con trasporto, toccandola dappertutto.
Scommetto che se Lisa si fosse trovata in sè gli avrebbe mollato un gancio destro.
Io, che sono più lucida di lei, devo fare qualcosa.
Mentre provo corrergli incontro ella fa un gesto inaspettato.
Tira fuori uno spray e lo spruzza sul viso del ragazzo.
Lui, poco dopo si riprende e le strattona la giacca rompendogliela e strappando via tutti i bottoni.
Dopo di che le alza la gonna e le solleva le gambe per fargliele incrociare intorno al suo bacino.
Sono in preda al panico, non so che fare. Come potrei mai aiutare se a malapena mi reggo in piedi. In questo momento Lisa è in pericolo ed io non posso fare niente di niente per darle una mano.

All'improvviso però la biondina riesce a divincolarsi e con tutta la forza che le è rimasta gli tira un calcio nelle parti basse che lo fa urlare dal dolore.
Ella corre nella mia direzione e mi aiuta a tenermi in piedi mentre insieme camminiamo verso l'entrata della casa.
Le sue mani gelide sulle mie spalle mi fanno riprendere un po' di coscienza mentre cerco di farmi aprire da qualcuno più attento nel salotto. Appena entriamo si stacca da me per andare subito diritta al bancone degli alcolici.
La fermo giusto in tempo.
<Ti prego, parliamo sopra>

Sembra ascoltarmi, così intreccia una mano nella mia e insieme saliamo le scale. Arrivata in cima, mi ricordo di aver lasciato tutte le chiavi sotto la pianta vicino alla finestra, così le recupero e apro la porta della mia stanza.
Subito la faccio accomodare e nel mentre mi siedo anche io.

< Ti prego, puoi spiegarmi che diavolo è appena successo?> Le urlo in cerca di spiegazioni.
Ma il suo sguardo è perso nel vuoto come se stesse nel mondo delle nuvole.
Sbuffo e mi alzo per andare vicino all'armadio.
Trovo una felpa e gliela lancio addosso. Lei non reagisce e rimane ancora impassibile.

< Adesso te la devo anche infilare io> grido esasperata, i miei occhi escono quasi fuori dalle orbite.

<... Mi dispiace> Sento che sussurra qualcosa, ma capisco solo alcune parole. Il suo sguardo scende in basso e si fa sempre più cupo.

<Lisa, ti prego, mi sento così confusa dal tuo atteggiamento, da quello che è successo fuori, chi è quel ragazzo?> Mi avvicino a lei e le poggio una mano sulla spalla, assumendo un tono più pacato.

Lei finalmente alza lo sguardo e finalmente i miei occhi possono sprofondare nei suoi, tremendamente scuri. La sua bocca rossa è gonfia, ma non sembra felice di questo.
Mi guarda, ma non riesco a decifrare la sua espressione. Eppure è strano, io sono sempre stata una che capisce gli stati d'animo degli altri, ma con lei è diverso.

< Vorrei davvero spiegarti tutto, ma non è il momento, non chiedermelo più> Il suo sguardo si fa più duro e poi continua < Adesso devo andare, buonanotte>
Fa per alzarsi, ma io la blocco.

<No aspetta. Solo per stanotte, ti prego resta accanto a me, ho paura, tanta paura> Mi avvicino a lei e le cingo il collo con le braccia.

Mi guarda spazientita e poi mi allontana.
Faccio per sedermi quando di colpo si avvicina al letto e mi spinge su di esso fino a farmi stendere. Sale a cavalcioni su di me e si sfila lentamente la maglietta rimanendo praticamente nuda. Rimango immobilizzata a fissare il suo seno scoperto mentre deglutisco a fatica facendo scivolare i miei occhi sul suo ventre perfettamente piatto.
"Ah è così eccitante"
La mia pelle inizia ad incresparsi e accaldarsi mentre il respiro si fa più pesante.
Sento farfalle nello stomaco che percorrono una linea perpendicolare fino a raggiungere la punta della mia intimità quasi a stretto contatto con la sua.
Con un movimento morbido e deciso spinge il suo bacino contro il mio e alzo la testa all'indietro godendomi il momento.
Lei ne approfitta per scendere con le labbra sul mio collo e lascia dei baci umidi e caldi sulla gola fino alla clavicola.
Mi sento come paralizzata, ma sono in estasy, cazzo quanto è sbagliato tutto quanto.
Dovrei ribellarmi, dirle che non può giocare così con me, ma mi fa perdere tutta la mia voglia di farmi portare rispetto. Quasi come se volesse cambiarmi in qualche modo, annullare le mie sicurezze e il mio autocontrollo nel momento stesso in cui capisce che sotto al suo tocco sono completamente un'altra persona.
Le sue mani scivolano sotto la maglietta e le unghie graffiano delicatamente l'addome risalendo fino al seno.
Non riesco più a contenermi e dalla mia bocca esce un gemito.
Sento che la sensazione di voglia si fa sempre più strada dentro di me, inarrestabile come uno tsunami, dove lei cavalca le onde.
Mi lascia spazio per inarcare la schiena e sbottonarmi completamente il reggiseno, per poi buttarlo da qualche parte.
Poi mi sussurra all'orecchio <tranquilla questo non ci servirà> con voce roca.
Le sue mani stringono i miei seni ora quasi con violenza e ho un gemito più forte. Decido di prendere in mano la situazione, ma mi rendo conto troppo tardi di aver preso una pessima idea.
Cerco di baciarla ma si scansa e con un movimento rapido scende dal mio bacino per poi stendersi al mio fianco sul posto di Rosè.

Io, ancora molto scossa cerco di fare dei respiri lunghi per calmarmi e poi mi giro verso di lei, e noto che ha gli occhi chiusi.
Mi avvicino e mi ci accoccolo poggiandole una mano sul petto scoperto.

< Mi sono lasciata un po' troppo andare, non ti dovevo illudere così tanto> Soffia in un sussurro quasi impercettibile.

<Che cosa intendi?> Chiedo provando a capire le sue intenzioni <Io l'ho trovato piacevole>
Provo a parlare ma lei mi blocca e si allontana da me.
Prende la sua maglietta, la infila e poi raccoglie il mio reggiseno da terra e me lo lancia.

<Sei troppo semplice piccola Jennie, mi aspettavo di più>
Mi guarda come "delusa" e senza nemmeno salutarmi esce dalla stanza.

Io sono più confusa che mai, tanto che mentre cerco di trovare una motivazione alle sue parole, finisco per trovare una soluzione più drastica.
Voleva una ragazza meno semplice. Bene, mi sarei mostrata talmente indifferente nei suoi confronti da farla impallidire.

{Biiiitch, dopo molto ma MOLTO tempo sono finalmente ritornata con questo mega capitolo da farvi gustare a pieno. Come sempre spero che vi piaccia e vi consiglio *supplico* di lasciare una stellina. Bye cuori}

-Cara

As if it's your last (Jenlisa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora