Sezione Prima - Bloody Future

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2020

Gli stivaletti imbrattati di sangue denso, che si coagulava piano sulla loro pelle, ticchettarono sul pavimento di pietra fino a fermarsi accanto alla testa riversa a terra di un ospite di quell'avamposto, di uno dei tanti che avevano raso al suolo dall'inizio di tutto, o meglio dalla fine di tutto.
-Feccia- mormorò lei a fior di labbra trattenendo una profonda sensazione di disgusto che le invase lo stomaco.  Fornire all'apocalisse le risorse per compiersi e poi cercare rifugio negli avamposti, come ratti vigliacchi e codardi. Si sentiva quasi meglio a porre fine all'esistenza di quelle blatte, quei parassiti che continuavano a restare al mondo alle spalle di tutti quelli là fuori che avevano dovuto combattere con le proprie forze e non offrendo il proprio denaro insanguinato delle vite dell'intera umanità.
-Credo che potremmo andarcene, qui abbiamo finito- lui si voltò nella sua direzione facendole alzare lo sguardo dal cadavere ai suoi piedi e gli stivaletti ricominciarono a ticchettare, mentre il silenzio si diffondeva come nebbia radioattiva nella stanza insozzata dal liquido scarlatto. La ragazza gli fu davanti con gli occhi incastonati nei suoi, alzò una mano sul suo viso prendendo tra le dita una ciocca sporca dei suoi lunghi capelli oro spento e facendoli scorrere per togliere lo schizzo rosso vermiglio.
-Avevi del sangue tra i capelli- disse strascicando le parole, mentre lui seguiva ogni minimo movimento della sua mano nella sua ferma impassibilità. Le dita si spostarono lungo la linea della mandibola del ragazzo fino a sfiorare delicatamente quelle labbra arrossate e succulente, che pochi attimi prima avevano assaggiato un cuore corrotto e indegno di qualsiasi forma di compassione.
-Credi di poter pulirmi da tutto il sangue versato?- disse lui guardandola profondamente e sollevando una mano sul suo collo posandovi le dita zuppe di liquido rosso scarlatto. Accarezzò la sua pelle morbida e candida macchiandola di cremisi fino a sentire la vena della gola battergli contro i polpastrelli, riuscì quasi ad avvertire dentro di lui il battito del suo cuore.
-Chi ha detto che volessi farlo?- rispose lei ghignando e portandosi il dito alla bocca leccandone via il liquido scarlatto.
L'Anticristo sorrise chinando la testa verso la ragazza e catturando il sangue sulle sue labbra con le sue, mentre la tratteneva a sé stringendole la vita con una mano, ancora gocciolante dalla strage. Per un attimo vollero che i loro cuori non terminassero mai di suonare quella melodia.

Fuori tutto era perduto, si sentiva nell'aria non respirabile, la nebbia nucleare che invadeva l'intero mondo ormai, che corrodeva la natura, la terra, i corpi vivi che si putrefacevano dall'interno come fossero stati morti che si muovevano ancora. Su quella terra non si poteva concepire la morte, chi aveva il viso devastato dal dolore non soffriva, chi aveva la pelle di un cadavere era ancora in vita, chi cercava un modo di parlare non aveva più lingua o bocca per farlo. Nulla era più come prima, e niente ormai poteva tornare come lo era un tempo. Era l'apocalisse in terra, e loro i signori della distruzione, la falce della morte che mieteva le ultime vite sopravvissute. Avevano il monopolio della vita come un tremendo boia che cala la sua ascia sull'umanità.
La carrozza sobbalzava sotto di loro, mentre insieme guardavano fuori dal finestrino la devastazione che li circondava nella nebbia densa e oscura. Lei alzò una mano posandola sulla superficie gelata del vetro, riusciva quasi a sentire il vento funesto soffiare contro il suo palmo. Le nubi cariche si stavano preparando a scatenarsi in un'altra tempesta di pioggia acida che sarebbe durata giorni e avrebbe toccato le acque e le terre inquinate, la natura, così mutata dalla radioattività da cibarsi di se stessa. Per un attimo si chiese cosa li avrebbe aspettati dopo la fine della loro missione. Cosa sarebbe corso per le strade se non l'Inferno in terra? Immaginò il fuoco tornare sul pianeta e prenderne il possesso, ma di lì a poco lo avrebbe visto, cosa importava allora pensarci e provare ad averne paura?
Non voleva più tornare a casa, ignorava cosa le fosse destinato, ma sapeva chi seguire. Si voltò verso Michael per incontrare il suo sguardo, era il suo unico punto di riferimento anche se forse non quello giusto, ma tutto ciò che aveva voluto le rimanesse. Lui le rivolse un leggero sorriso posandole una mano sul ginocchio, lei sentì il calore del suo palmo attraverso il tessuto dei suoi pantaloni leggeri e abbandonò la testa contro la parete dell'abitacolo della carrozza.
-Ci vorrà del tempo per arrivare all'ultimo avamposto- affermò socchiudendo gli occhi e vedendo Michael chinarsi per sfilare il computer dalla sua borsa.
-Sì, è ancora lontano, ma ho in programma di fermarci alla Sede prima di puntare verso l'Avamposto Tre, ormai sospetteranno qualcosa, dal momento che nessuna coppia geneticamente favorita è mai arrivata da loro- disse lui facendo correre le dita sulla tastiera e digitando quello che sullo schermo acceso sembrava un'email indirizzata alla Corporazione, premendo i polpastrelli sui tasti come se fossero quelli di un pianoforte e lui stesse suonando quella falsa melodia che sarebbe giunta alle orecchie delle persone che aspettavano solo loro notizie. L'ultima cosa alla quale Michael aspirasse era tornare lì, ma voleva gustarsi un po' la sua vendetta su quei due scienziati che avevano finito col manipolarlo ai loro scopi, e aspettava ardentemente il momento in cui avrebbe potuto guardare l'anima di Jeff Pfister bruciare a non lasciare alcuna traccia della sua esistenza, né in questo mondo, né in tutti gli altri.
-Dobbiamo proprio andarci ora?- nemmeno a lei andava a genio tornare alla Corporazione in quel momento. Pensava che avrebbero prima assassinato le persone che sarebbero state in grado di rimettere in sesto in qualche modo quella situazione, e poi avrebbero schiacciato gli insignificanti aiutanti dell'apocalisse. Dopotutto non esiste regno senza popolo, né sovrano senza sudditi.
-Devo chiedere qualcosa a mio padre e non posso aspettare l'arrivo all'ultimo avamposto- disse concentrato sui tasti che premeva velocemente. Lei si chiese cosa ci fosse di tanto importante da dover essere consigliati da Satana, ma si fidava del sesto senso di Michael e del suo intento nel far soccombere l'umanità, o meglio dell'intento di suo padre.
-Cosa gli scrivi?- gli chiese lei avvicinandoglisi e poggiando il mento sulla sua spalla per leggere il testo sullo schermo del computer che emanava l'unico spiraglio di luce a illuminare l'abitacolo buio.
-Che Michael e Rachele stanno tornando con buone notizie- rispose l'Anticristo con un ghigno beffardo.

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