Earthly Hell

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2015

Il tempo era passato, non sapeva quando fosse arrivata sulla terra perché faceva enorme difficoltà a definire lo scorrere dei giorni terrestri. Però quegli anni le avevano permesso di indurirsi la pelle trasformandola in una corazza, non si sentiva più fuori posto. Aveva trascorso gli ultimi mesi in giro per l'America, cercando di seguire il luogo che il suo cuore le indicava disperatamente. Quel mondo era invaso dalla malvagità, la sentiva sotto i piedi mentre camminava, nell'aria che piano era assorbita dai suoi polmoni a ogni boccata di ossigeno che respirava. Ma c'era una presenza, non capiva dove, da che parte dovesse andare, vagando all'infinito in quelle terre seguendo quel suo senso a condurla nel mondo degli umani. Avvertiva qualcosa di oscuro insediarsi nell'umanità, la sentiva urlare, dimenarsi, disperarsi. Le sue orecchie udivano le fauci della bestia schioccare divorando carni pure e innocenti. I suoi muscoli dolenti seguivano quel sentore che la attirò dall'altra parte degli Stati Uniti. Le sue membra sfiancate pretendevano tregua, e lei non era ancora disposta a dargli pace, nemmeno quando quella casa le troneggiava dinnanzi. Per questo il suo corpo prese il sopravvento e le sue gambe crollarono sotto il suo peso. Arrivò dove tutto ebbe inizio, a Los Angeles, nella casa in cui l'Anticristo nacque sotto le spoglie di un innocuo bambino.

Rinsavì di nuovo su una morbida superficie a lei sconosciuta cercando di prendere un respiro profondo che la soffocò nel momento in cui inalò l'aria carica di pesantezza che aleggiava tra quelle mura. Quando Rachmiel si alzò a sedere sul divano di pelle scura, si rese conto di essere all'interno della casa, per questo motivo le spalle avevano ricominciato a dolerle. Posò lo sguardo sul viso di una donna dai boccoli dorati che la osservava seduta sulla poltrona al suo fianco. La sigaretta le si consumava tra le dita incenerendosi lentamente ora che l'attenzione della sconosciuta era completamente rivolta alla ragazza.
-Chi sei tu?- mormorò a fior di labbra, come se le stesse confidando un segreto importante e nessuno dovesse udirlo, anche se dal silenzio in quella casa non sembrava esserci nessuno. Rachmiel però ricambiava il suo sguardo sostenendolo con fermezza rimanendo in silenzio, se il suo cuore l'aveva condotta lì a cercare l'Anticristo, non si sarebbe potuta certo fidare di chi abitava quell'edificio imponente che aleggiava nella sua mente come una nitida fotografia prima che crollasse davanti quel cancello invaso da roveri.
-Perché sei qui?- continuò imperterrita la donna decisa a ottenere qualsiasi informazione da quella presenza che le sembrava così disumana, ma che era reale davanti a lei. La donna riconosceva almeno che la ragazza non era come tutti gli altri spiriti della casa.
-Sono stata attirata qui- sussurrò Rachmiel a sua volta, mentre finalmente la donna scaricava la cenere dalla sigaretta e se la portava alle labbra prendendone un'ultima boccata di fumo che l'angelo udì arderle fino ai polmoni.
-Da cosa?- disse a bassa voce soffiando via il fumo in una nuvola che invase lo spazio alla sua destra portando lo sguardo di Rachmiel su un'altra figura. Sembrava una ragazza dai capelli lunghi e lisci con indosso un lungo e pesante cardigan di lana che la guardava in piedi di fianco alla poltrona. Ma quella vista fu come un pugno in un occhio per l'angelo che, come colpita, si ritrasse accecata. Era morta. Quella ragazza era un'anima dannata.
-Cosa sei?-
Ora il tono della donna sembrava più concitato, mentre Rachmiel si strizzava gli occhi per il dolore, come se fossero stati punti da mille aghi. Quando l'angelo ritornò a vedere chiaramente, notò che la figura era scomparsa e la sigaretta emanava le ultime ali di fumo grigio dopo essere stata spenta con forza nel posacenere del tavolo accanto a quella poltrona. L'angelo si guardò attorno in cerca di altri occhi indiscreti, ma la stanza era vuota, mentre dentro di lei aumentavano delle voci, degli avvertimenti, dentro le saliva l'ansia di essere nel posto sbagliato. Ora si chiedeva perché avesse seguito quella sensazione di malessere che in quella casa sentiva triplicata. Quelle mura erano invase da una malvagità che non aveva mai immaginato di provare fin nelle ossa. Si alzò con gambe tremanti per poi scoprire di non riuscire a tenersi in piedi e ricadere a peso morto sui cuscini, come avrebbe mai potuto uscire da quella casa se quella prigione le pesava sulle spalle?
-Rachmiel- rispose con un tono disperato, mentre si teneva la testa che le esplodeva tra le mani, come se quel nome potesse contare qualcosa. Cosa le stava succedendo? Perché si sentiva tanto debole? Era come se quella casa le avesse risucchiato tutte le linfe vitali e ora stesse approfittando di lei, si sentiva abusata. Non alzò lo sguardo sulla donna, ma riuscì ad avvertire la sua sorpresa dal respiro che prese per poi trattenerlo. Anche lei sapeva chi fosse?
-Cosa significa?- sentì dire, ma da un'altra voce, appena prima che il suo udito la scottasse. Le sue orecchie cominciarono a ustionarla e iniziò a gridare: -Fatemi uscire da qui!-
La donna si lanciò prontamente verso di lei prendendola per i gomiti e trascinandosela dietro, mentre altre voci si sovrapponevano e facevano aumentare le grida di Rachmiel. Solo una volta fuori nell'aria fredda della notte, l'angelo riuscì a prendere un respiro forzato che le liberò i polmoni dal calore incandescente. Rachmiel si aggrappò alle spalle della donna non riuscendo più a fidarsi della stabilità delle sue gambe, ma entrambe si sentivano diverse paia di occhi addosso. Senza dire nulla camminarono fuori dal perimetro di quella casa, attraversarono il cancello ricoperto da roveri e fiocamente illuminato dalla luce della luna.

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