Lust

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Rachele sedeva alla poltrona della loro camera stringendosi le tempie con le dita. Era lì da sola mezza giornata e già voleva farla finita e tagliare la gola a tutti. Non aveva ancora mai respirato quell'aria di falsità e rinnegamento che invadeva quel mondo, come se la nebbia radioattiva si fosse insinuata in qualche modo nell'avamposto e si fosse sostituita a tutto ciò che li circondava creando una realtà parallela in cui il marciume dell'umanità aveva dimora.
Sentì la maniglia della porta girare e alzò lo sguardo finalmente su Michael che entrava indisturbato.
-Dobbiamo parlare- disse lei alzandosi e richiudendo la porta alle spalle del ragazzo.
-Bene, io ho da dirti che pare che Gallant sia pronto a saltarmi addosso da un momento all'altro- disse lui ironizzando sul volto serio di Rachele, con la sua solita malizia di far nascere in lei il seme della gelosia.
-Tesoro, in questo avamposto tutti sarebbero pronti a saltarti addosso- rispose lei inarcando un sopracciglio guardandolo dal basso come se la sua affermazione fosse completamente ovvia, Michael era decisamente più alto di lei e stando tanto vicini la ragazza doveva alzare la testa per parlargli.
-E tu saresti la prima- affermò Michael alzando un angolo della bocca in un sorriso malizioso e pizzicando un fianco di Rachele.
-Mi sembra ovvio- disse lei continuando a guardarlo e prendendo un sospiro di attesa mal contenuta -Ma il discorso è un altro. Qui la Venable fa da padrona, ha imposto regole che non hanno il diritto di esistere-
Michael non sembrava sorpreso mentre prendeva una ciocca dei capelli di Rachele per portargliela dietro l'orecchio diventando d'un tratto serio.
-Lo sospettavo, ma non ne ero del tutto sicuro, venire qui mi ha chiarito le idee- disse Michael annuendo e camminando verso il suo computer per poi aprirlo e controllare le email seduto ai margini del letto.
-I due ragazzi mi hanno detto che la Venable ha ucciso gli ospiti che hanno trasgredito la regola dell'astinenza. Chissà quanti, Michael, sono morti per causa sua- disse lei spingendosi verso il letto e sedendoglisi accanto per avvicinarsi a lui.
-Sarebbero comunque morti al nostro arrivo, no?- disse Michael interdetto voltando la testa per guardare Rachele seduta di fianco a lui.
-Ma lei non aveva nessun diritto, e noi abbiamo un dovere. Non puoi paragonarci a lei- sussurrò la ragazza scuotendo la testa e alzandosi indignata. Michael non tornò a guardare sul suo computer, bensì lo richiuse e continuò a fissare Rachele.
-Provi insofferenza nei confronti di quella donna- affermò Michael come se lo avesse capito in quello stesso momento.
-Parli come se non ne avessi motivo- rispose Rachele appoggiandosi contro la scrivania con i palmi sulla sua superficie.
-Capisco- si limitò a dire Michael continuando a guardare di sottecchi Rachele con lo sforzo di chi si impegna per leggere la mente di qualcun'altro. Anche se conosceva bene la natura di quel rancore, di come Rachele fosse stata trattata alla sede della Corporazione diversi anni prima. Tuttavia non era la Venable la causa del suo nervosismo, era quello a cui riportava la mente di Rachele, che la tormentava. Era qualcosa che non sarebbe mai riuscita a dimenticare portandone i segni indelebili sul corpo.
-Perché stai riportando ciò che trovi qui? Perché continui a scrivere alla Corporazione?-
-Voglio tenere traccia di come il mondo si rovina con le sue stesse mani- disse Michael alzandosi per riporre nella sua borsa il portatile.
-Sadico narcisista- lo insultò Rachele maliziosamente facendolo ridacchiare e osservando attentamente i suoi spostamenti.
-Ma anche per mantenere la linea di collegamento costante per mettere in pratica ciò che ho pianificato- disse Michael raddrizzandosi e voltandosi verso Rachele. Rimasero per qualche secondo a guardarsi in silenzio cercando di entrare l'uno nella mente dell'altro e scoprendo di non averne bisogno, tutto quello che pensavano era lì, tra le loro mani. Erano tutto ciò che importasse veramente, mentre tutto stava marcendo fuori, loro riuscivano a fiorire dentro.
-Cos'hai in mente per quest'avamposto, Michael?- chiese lei scostandosi dalla scrivania e avvicinandoglisi.
-Un teatrino carino e divertente da guardare- rispose lui con un ghigno colmando la distanza che li separava e facendole salire le mani su per i fianchi fino al viso dove le prese le guance tra i palmi accarezzandole.
-Il mio aiuto sarà di qualche utilità, suppongo- sussurrò Rachele con un sorriso malizioso fremente di finire e iniziare tutto quello che li aspettava.
-Al momento ho altri piani per te- mormorò Michael avvicinando le labbra alle sue e plasmandole a ogni bacio che le dava, mentre lei si abbandonava contro le sue mani lasciandosi cullare dal loro calore. Quelle di Rachele si arrampicarono su per i vestiti di Michael sentendo il tessuto morbido sotto il tatto, frementi di strapparlo via. Allo stesso tempo il cuore cominciò ad accelerare i suoi battiti quando il ragazzo posò il primo bacio sulla sua mandibola, il secondo sul suo collo, il terzo sulla clavicola. La circondò avvolgendole la schiena con le braccia e stringendola a sé mentre continuava a baciarla e sfilava con mani esperte il nastro che chiudeva stretto il vestito di Rachele. La ragazza si sentì sollevata quando potè ritornare a respirare normalmente dopo che quel corpetto tanto stretto aveva cominciato a comprimerle l'addome solo quando lui aveva cominciato a sfiorarla. Michael si spinse verso il letto alle sue spalle trascinandola con sé e si sedette sul margine allargando le gambe e permettendo a Rachele di stargli di fronte. Si scostò dal bacio per guardarla, le sue guance che cominciavano a tingersi di rosso, gli occhi che si accendevano dall'eccitazione luccicando nei suoi. Posò le mani sui suoi fianchi e tirò giù delicatamente il corpetto del vestito gustandosi ogni attimo di attesa ardente. Rachele si sfilò le maniche, con gli occhi incastonati nei suoi per catturare ogni singolo guizzo di lussuria che attraversava fulminea lo sguardo di Michael nell'ammirarla; e lui contribuì a sbarazzarsi della gonna facendola scivolare lentamente a terra e sfiorando con i polpastrelli le gambe di Rachele, gesto che la fece mugolare e le provocò la pelle d'oca dalle cosce fino ai polpacci. Le mani di Michael ritornarono a stringere quelle di Rachele tirandola a cavalcioni su di lui e facendo entrare in collisione i loro bacini, gesto che li accese come una scarica elettrica. Allungò il collo per baciarla e lei si chinò su di lui incontrando le sue labbra e inondandogli il viso con i suoi capelli scuri. Lui le strinse i fianchi affilati, mentre lei gli sfilava la giacca nera e il cravattino ottocentesco allacciandoselo alla gola con un ghigno che fece aggrovigliare lo stomaco di Michael. Lui la guardò sbuffando per l'impazienza, quando Rachele cominciò ad accarezzargli l'addome sbottonando piano la sua camicia e posandogli leggeri baci sulla linea della mandibola e sul collo. Michael si crogiolava in tutte quelle attenzioni tenendo il capo piegato all'indietro, socchiudendo gli occhi e sorridendo ogni qualvolta che i baci profondi di Rachele gli attraversassero la pelle entrandogli nelle vene, nel sangue, dandogli alla testa, come la più potente delle droghe. Adorava il modo in cui Rachele si muoveva su di lui, il movimento dei suoi fianchi, delle mani sulla sua pelle, i suoi capelli a solleticargli il naso. Sentì le mani di Rachele sul suo petto nudo e portò le sue sopra di esse raddrizzando la testa per guardarla con le pupille dilatate a oscurargli le iridi, come eclissi di luna, mentre se le stringeva addosso, per poi trascinarle in su, attorno alla sua gola.
-Stringi- sussurrò Michael con la bocca socchiusa guardando intensamente Rachele, la quale fece un sorriso malizioso inarcando le sopracciglia e spingendosi su di lui facendolo stendere sulla superficie morbida del letto. I suoi capelli biondi si sparsero sulla coperta mentre la ragazza, a cavalcioni sul suo corpo, gli teneva le mani alla gola strette dalla presa di lui e gli accarezzava il pomo d'Adamo con i pollici. Michael cominciò a respirare a malapena e Rachele sopra di lui lo guardava mentre faceva scivolare via le sue mani lasciando quelle di lei libere sul suo collo, e potendole trascinare sul suo viso lo prese tra i palmi per poi avvicinarcisi e posare un dolce bacio a fior di labbra. Ma la loro dolcezza servì solamente ad accendere quello che avevano dentro, e sentirono il fuoco bruciare sotto pelle come un rogo in cui loro erano i condannati ai crimini di lussuria e desiderio.
Michael capovolse la situazione interponendosi tra le gambe di Rachele che ora era distesa sul letto, divertita dall'improvvisa reazione del ragazzo. Michael poggiava sulle ginocchia quando si sfilò con foga la camicia nera già sbottonata, gettandola sul pavimento, per poi chinarsi bramoso sul corpo di lei per strapparle qualche gemito posando baci umidi sul suo ventre e soffiandoci sopra per farla rabbrividire, fino ad arrivare alla sua cicatrice sulla quale passo un pollice prima di baciarla, per poi spostarsi sull'ultimo lembo di tessuto che lo separava dall'ammirare la bellezza della ragazza in tutto il suo splendore, sfilandolo con due dita e lanciandoselo alle spalle. Rachele sorrise riportando le mani sul suo viso e tirandolo a sé per far scontrare le loro labbra in baci passionali che quasi li bruciarono. Michael si era sbarazzato dei suoi pantaloni e ora nulla li separava. Il momento più intimo e plateale che potessero vivere, il momento in cui tutto ciò che volevano era essere l'uno dell'altro in tutti i modi possibili, mai abbastanza soddisfatti di un qualcosa così effimero come quell'unione, ma tanto vicino a ciò che aspiravano da non poterne fare a meno.
Anche l'aria era un ostacolo e Michael fece aderire il suo corpo a quello di Rachele impossessandosi di lei, tra i suoi sospiri che gli riempivano le orecchie di armonia e di elettricità che sentiva scorrere lungo tutto il corpo. Le mani di Rachele si aggrapparono alle sue spalle e le sue unghie cominciarono a graffiargli la pelle rovente provocando a Michael gemiti di piacere misti a dolore. Lui affondò una mano nei suoi capelli stringendola a sé e infilando il volto nell'incavo del suo collo, mentre i suoi muscoli si contraevano sempre di più.
Il mondo era tutto contenuto in quella stanza, tra i loro due corpi, e nessuno avrebbe mai potuto portaglielo via. Volevano essere una cosa sola, lui e lei, invasi dalla forza dell'immortalità. Si sentivano come se mai potessero essere cancellati dall'esistenza, tanto forti e potenti grazie all'inferno che gli ardeva dentro, bruciando la loro anima e scottando la loro pelle. Il mondo non aveva più il suo spazio surclassato da quel fuoco che costituiva il loro Inferno.
Rachele strinse le gambe attorno al bacino di Michael avvicinandolo di più a sé, come se fosse ancora possibile, e nascondendo il viso nei suoi capelli dorati, prima che il ragazzo stringesse tra le sue mani i suoi polsi portandoglieli al di sopra della testa, per poi circondarla con le sue braccia e tenerla stretta contro il suo corpo caldo, mentre i loro cuori battevano all'unisono in una melodia che riempì le loro orecchie.
Ma quello era il disperato bisogno di sentirsi parte di qualcosa, non era amore, i loro cuori erano coperti da un velo di menzogna che non lasciava trasparire veri sentimenti. Tuttavia le loro carezze erano vere, i loro occhi continuavano a incontrarsi attraendosi come calamite, le loro mani erano fatte per unirsi l'una sull'altra. Se quei veli di inganno fossero scomparsi, sarebbero mai riusciti ad amarsi?

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