Satan's Desire

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2017

Così abbandonò anche quel luogo lasciandosi alle spalle quella casa con quell'aura oscura tanto da sembrare l'entrata dell'Inferno. Constance le aveva detto che Michael era andato via con delle persone, per quanto le avevano riferito gli altri spiriti della casa. Erano stati tre rappresentanti della chiesa satanica a portarlo via da lì, dopo avergli aperto gli occhi su chi fosse veramente. Allora Rachmiel uscì da quella casa, con un solo sentiero lungo cui procedere che però non sapeva dove l'avrebbe condotta. Doveva seguire quell'aura che si era fatta più forte, più potente, l'Anticristo era diventato sempre più consapevole di ciò che stava diventando. E così fece, si trascinò lontano da lì, senza la vana promessa di ritornare, non era quello il suo posto, e Billie lo sapeva bene. Doveva raggiungere l'Anticristo, il motivo per il quale era lì, tutto ciò che potesse salvare lei e l'intera umanità.

Aveva seguito quella pista, come se lungo la strada riuscisse a vedere delle grandi orme di scarpe che la attiravano inesorabilmente ai suoi opposti. Quei vicoli così bui la chiamavano, mentre tutto intorno a lei luccicava di città, con gli alti palazzi, il suono incessante di motori e clacson in azione. Ma quell'angolo di strada la attirò particolarmente, era tanto angusto alla luce dei lampioni della notte che dovette reprimere i brividi e i pensieri inquietante quando arrivò a quella croce disegnata al contrario. Il marchio dell'Anticristo le riempiva la vista possente e forte. Solo allora si voltò nella direzione dalla quale le arrivava quell'odore di marcio insopportabile. Distinse una vacua figura maschile dalle mani unite in grembo. La sagoma oscura sorvegliava la porta alle sue spalle con espressione seria e imperterrita, mentre Rachmiel si avvicinava a lui squadrando lui e quell'entrata tanto banale da non rappresentare nulla. I suoi occhi le permettevano di riuscire a vedere il vuoto dentro quell'uomo senza emozione, il suo corpo vacante di tutto ciò che rende vivi. Rachmiel fece della sua espressione la propria, plasmandola sul suo viso. Il volto dell'angelo diventò quello di un'anima dannata alle pene dell'Inferno; solo così quell'uomo riconobbe se stesso in lei e le spalancò quella porta scrostata e ammaccata attraverso la quale si mossero lenti i passi di Rachmiel. Giù per quelle scale, il puzzo di stantio e marciume inondò le narici dell'angelo a nausearla a tal punto che non riuscì a non storcere il naso per il disgusto. Per assicurarsi di non cadere rovinosamente, quando il corridoio claustrofobico cominciò a girarle attorno, posò una mano alla parete, sotto la quale parte dell'intonaco si sgretolò sotto il suo tocco, e malferma iniziò a discendere per quelle scale. La sua mente ormai era divisa in due parti che cozzavano tra di loro: una urlava all'altra cosa ci facesse lì, perché fosse arrivata a tanto, domande su domande alle quali l'altra non riusciva a trovare una risposta valida, se non continuare a sussurrare il nome dell'Anticristo, cosicché le si imprimesse a fuoco dentro. Quei luoghi erano vuoti e ci aleggiava un odore pestilenziale di zolfo e pentimento. Rachmiel riusciva, però, a distinguere una voce chiara poco lontana da lei che riecheggiava tra quelle pareti. Quando entrò nella cappella non poté non notare il rosso che oscurava tutta la sala con la sua presenza opprimente.
-L'Anticristo, fedeli. Quello era l'Anticristo inviatoci direttamente da nostro padre Satana. La visita della prole del Demonio è stata la nostra ricompensa per ciò che stiamo portando avanti, perché stiamo seguendo la giusta via-
Rachmiel dedusse che l'Anticristo fosse già passato da lì, ma la visita, di cui parlava quella donna dal viso di un'astuzia tutta apparente, le faceva pensare che già fosse andato via. Si sentì quasi mancare, tutta quella strada e non era ancora arrivata da lui. Lentamente la sua speranza si stava affievolendo sempre di più, precipitando inesorabilmente in un baratro oscuro che puzzava d'Inferno. Si accasciò sull'ultima panca quasi vuota accanto a lei tenendosi la testa tra le mani. Il suo cuore perdeva un battito dopo l'altro, la fatica le gravava sulle spalle e non sapeva come riuscire a disfarsene, le stringeva il petto fino a impedirle di respirare. Cosa avrebbe fatto ora? Dove sarebbe andata? Dove avrebbe potuto continuare a cercare? Non aveva una pista da seguire, se non quell'angoscia che l'aveva condotta fino a lì. L'unica differenza era che prima sapeva sommariamente dove l'avrebbe condotta, ma ora? Voleva davvero fidarsi di quel senso che la possedeva in modo così invasivo?
-Quindi oggi, riconosciamo a Satana l'onore che ci ha donato nel presentarci il ragazzo. Il cuore della sua prole batte per le tante vite che noi abbiamo preso a questo mondo, il nostro unico compito è, perciò, continuare a farlo battere per l'avvento dell'Apocalisse-
La donna si fece da parte, facendo emergere dal fondo della sala una ragazza che, vestita di una tunica rossa, avanzava spedita tenendo il mento alto. Rachmiel non riuscì a vederle gli occhi, ma il viso era contratto da una smorfia di sforzo per mantenere un'espressione dura e decisa.
-Oggi è un giorno speciale, nulla è più importante per noi di un nostro fedele che decide di offrire la sua vita in sacrificio a favore dell'Anticristo-
L'angelo serrò lo sguardo sulla ragazza tanto lontana da lei, ma in realtà lontana da tutti, persa nelle sue convinzioni e consolazioni. Sapeva dell'esistenza delle chiese sataniche, sapeva dei sacrifici di innocenti, ma un anima venduta e un corpo corrotto potevano valerne l'immolazione? Tuttavia non riusciva a notare nessun segno di pentimento nella postura della ragazza, o nel suo modo di muoversi, questo a dimostrare quanto si fosse preparata per quel ruolo.
Doveva uscire da lì, non avrebbe sopportato un momento di più in quell'aria soffocante che le inondava i polmoni di foschia pesante e opprimente. Ma soprattutto la sua coscienza non avrebbe accettato la visione di una morte, indotta o autoindotta che fosse. Fece perno sugli avambracci per rialzarsi, mentre dall'altra parte della sala la donna afferrava un'affilata lama con fermezza e sicurezza, chissà quante volte l'aveva impugnata senza indugio. Ma Rachmiel non riuscì in tempo nel suo intento, mentre si trascinava senza forze fuori dalla sala indisturbata non riuscì a togliersi di dosso la sensazione di essere osservata da occhi nascosti, poi sentì quell'urlo percorrerle la spina dorsale. La ragazza si era pentita, quel segno era chiaro, e certo era anche la mano ferma di quella donna che non aveva esitato facendo gorgogliare il sangue nella gola di quella vita senza vita che come Isacco era stata vittima delle circostanze, ma nessun angelo era accorso a salvarla dal suo dolore. Rachmiel semplicemente non aveva agito, continuava a ripetersi di non essere lì per quello. Ma il suo compito non era quello di salvare vite umane? Eppure quella era davvero una vita umana, anche se nelle sue membra non c'era più vaga presenza di anima? Poi corse, le sue gambe cominciarono a muoversi prima che il suo volere le portasse a contrarre i deboli muscoli per scattare. Come una furia risalì quelle scale anguste fino a scaraventarsi contro la porta che si aprì sotto il suo peso. Sentì l'uomo urlarle alle spalle, ma Rachmiel non si fermò, né si voltò. Era stanca di inseguire quell'angosciosa sensazione. Si sentiva anni luce lontana dall'Anticristo. Le sembrava di fare il cane che si rincorre la coda, per questo non riusciva a vedere dove si sarebbe trascinata ancora. E allora a cosa serviva tutto quello se non lo avrebbe mai raggiunto? Era un violento scherzo farle seguire quel disegno e portarla in luoghi in cui ormai non c'era più traccia di alcuna prole di Satana, nessuna traccia di Michael. Il fiato le era sfuggito dai polmoni, non riusciva a fermarsi, ma non dovette pensarci a lungo. Un rimbombante colpo all'addome la stroncò gettandola a terra. Si portò le braccia alla cassa toracica stringendola, poi un fiotto di sangue le raggiunse la bocca, che la costrinse a tossirlo via per non soffocare. A faccia in giù sull'asfalto non si rese conto della mano che stava calando su di lei fino a quando non le afferrò i capelli tirandole la testa all'indietro. Per il dolore Rachmiel si portò una mano a stringere quella serrata sopra la sua testa in una stretta ferma.
-Dove vorresti andare? Ciò che entra tra le nostre mura, rimane tra le nostre mura-
Come aveva fatto a raggiungerla? Ma doveva dedurlo, chi mai avrebbero messo a guardia dell'entrata se non una persona in grado di fermare chi usciva dalla chiesa terrorizzato. Il braccio dell'uomo si alzò sollevando anche il corpo di Rachmiel che, gemendo di dolore, cercava di liberarsi dalla sua presa graffiandogli l'avambraccio. Le alzò la testa verso di lui per poterla guardare negli occhi e Rachmiel si soffermò sul suo viso fermo, ma che ora mostrava un lieve barlume di incertezza.
-Cosa faccio con te?- sussurrò tra sé e sé sbuffando subito dopo, guardandola con quegli stessi occhi vuoti e tenendosi l'altra mano stretta sul fianco. Questa scese lentamente, riluttante, fino alla cintola dei pantaloni. Rachmiel notò il movimento e provò a divincolarsi con più forza, e per questo l'uomo dovette tenere l'angelo con entrambe le mani per non lasciarselo scappare. Le urla di Rachmiel si erano alzate di volume e inondavano le orecchie del suo aggressore che impacciato cercava di armeggiare con i suoi pantaloni in quel debole tentativo di fare del male, come se lo dovesse a qualcuno. Poi Rachmiel sentì il corpo che la circondava con le braccia irrigidirsi e allentare lentamente la presa fino a lasciarla crollare rovinosamente in terra.
-Robb, puoi tornare alla porta, grazie-
Nel vicolo non c'era più alcun rumore, nessun grido o imprecazione, solamente quelle parole sospese nell'aria, mentre Rachmiel si stringeva le gambe al petto accartocciandosi sull'asfalto. Il cuoio capelluto le doleva e non volle voltarsi quando sentì la presenza di qualcuno al suo fianco.
-Va bene così, angelo- sentì sussurrare accanto al suo orecchio nell'istante in cui una mano si posava sul suo braccio delicatamente per infonderle in qualche modo sicurezza. Gli occhi di Rachmiel scattarono all'insù immersi nel terrore a guardare l'ennesimo sconosciuto da dietro una manciata di capelli scuri scompigliati ricaduti sui suoi occhi e che non le sembravano ancora i suoi. Per un attimo si chiese se avesse sentito bene, o se quell'appellativo fosse solamente una parola casuale attribuitale da quell'uomo chino su di lei che le offriva una mano per rialzarsi. Ma quando gli guardò il viso non poté non riconoscere quegli occhi che luccicavano di giallo sotto la luce fioca. Era un demone. Solo il fatto che fosse una creatura non appartenente a quel mondo, gli dava la possibilità di comprendere chi fosse lei, aveva sentito la sua aura di angelo. Rachmiel si ritrasse come se le avesse scottato la pelle con una fiamma, ma non riusciva a pronunciare parola a causa della sua gola improvvisamente secca per l'angoscia, per essere stata scoperta, per essere lontana da casa, per essere sola contro tutto, motivi che le strappavano con violenza il fatto dai polmoni.
-Satana ti ha bruciato la lingua?-
La testa dell'uomo si inclinò guardandola con un sorriso beffardo, e Rachmiel si trovò a essere sorpresa di come i lineamenti di quel viso fossero così definiti e chiari. Come poteva un demone assumere fattezze umane in quel modo? Ma non riuscì nemmeno a notare come la mano dello sconosciuto si fosse avvicinata al suo polso e l'avesse tirata in piedi facendola deglutire per l'azione improvvisa.
-Andiamo a parlare in un posto più tranquillo, io e te-
E adesso lui chi era?

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