Villain

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Con quel suo nuovo nome che aveva assunto tutto un proprio carattere umano, si sentiva un po' più parte di quel mondo ancora estraneo per certi aspetti. Billie la invitò a sedersi dall'altra parte del tavolo di fronte alle due che si consolavano fumando le loro sigarette dalla quali aspiravano profonde boccate di fumo.
-Ho portato il whisky che mi avevi chiesto l'altra volta- disse d'un tratto Billie interrompendo a suo agio il silenzio che si era venuto a creare, nel quale Constance squadrava Rachmiel che, con lo sguardo chino sulla superficie del tavolo, rimanendo nella quiete delle pareti della sua mente.
-Ce ne hai messo di tempo- disse la donna con un sorriso che non riuscì a raggiungere i suoi occhi, mentre Billie sfilava dalla sua borsa la bottiglia dal vetro freddo sotto il suo tocco.
-Scusa se i tuoi gusti raffinati non potevano accettare un semplice whisky da discount-
Rachmiel alzò solo un attimo lo sguardo per cercare conferma alla complicità delle due donne che aveva captato dalle loro voci. Constance e Billie si scambiarono un sorriso quando la medium versò nel bicchiere di vetro tra le dita di Constance il liquido di un castano trasparente capace di essere attraversato dai raggi di luce che irrompevano audaci dalla finestra alle loro spalle.
-Non venivi qui da un po'-
-Sai, ho avuto da fare con il programma-
-Certo, sei la nostra medium delle celebrità-
Billie sorrise grata abbassando lo sguardo, mentre Constance beveva un leggero sorso del forte alcolico che però non bruciava la sua gola vaneggiante di fantasma.
-Per questo, sono qui per fare due chiacchiere, magari su Michael-
Constance la squadrò scettica passandosi un indice sul mento riluttante sul da farsi. Certo, si chiedeva perché mai ora volesse parlare di suo nipote quando in partenza non ne aveva voluto sapere nulla. Poi spostò lo sguardo su Rachmiel, era dovuta a lei quella richiesta?
-Prima potrei anche farmi perdonare, però- si ripropose Billie, dopo aver notato lo sguardo incerto di Costance. Inoltre, sarebbe stata particolarmente più disposta a parlare di suo nipote se avesse avuto qualcosa in cambio.
-Che intendi?-
-Ricordi di quella promessa che ti feci?-
A Constance s'illuminarono subito gli occhi, come poteva mai dimenticarla?
-Riporterai da me la mia bambina?-
-Sai bene che questo non è in mio potere- disse Billie scuotendo la testa dolente -Tutto ciò che posso fare è connetterti con lei, nel caso in cui fosse qui e aleggiasse intorno a questa casa-
Peccato che quello non sarebbe mai stato possibile, Rachmiel guardò Billie interdetta, la donna conosceva il luogo dove le anime si recano dopo la morte del loro corpo terreno? Sapeva che un'anima libera non sarebbe mai rimasta sulla terra anche se avesse voluto? Un suo sguardo di sottecchi però, confutò i suoi pensieri. Billie conosceva bene l'aldilà, e allora cosa aveva in mente? Ingannarla per costringerla a parlare di suo nipote? Rachmiel abbassò lo sguardo colpevole per l'imminente menzogna che quella donna stava per usare a suo favore.
Constance fece scorrere lo sguardo veloce da una all'altra per poi stringere la mano che Billie aveva proteso verso di lei. Le due donne allungarono i palmi nella direzione di Rachmiel che, dopo averli guardati per un attimo, li prese interdetta. A cosa stava partecipando?
-Dolce Adelaide, siamo qui riunite nella speranza di ricevere un tuo intervento. Sentiti la benvenuta nel nostro circolo- mormorò Billie in modo che le uniche persone a sentire quelle parole fossero loro. Tuttavia il silenzio s'insidiò il quel cerchio fatto di mani unite in un'unica preghiera a uno spirito che non aveva mai abitato quelle mura. Rachmiel chiuse gli occhi quando sentì una voce lontana, per un momento ebbe paura fosse un'altra anima di quella casa che si stava per presentare. Non era sicura di riuscire a sostenere un altro peso come quello, ma nessuno arrivò, anzi se ne andò lei.
La sua sedia sembrò sprofondare all'interno di un buco nero nel pavimento. Attorno a lei tutto scomparve nell'oscurità, mentre cadeva sempre più giù a picco stringendo quelle mani che ancora la tenevano aggrappata a quella realtà ora così lontana. Attorno a lei sentì sussurri dapprima confusi, poi sempre più chiari e concisi, fino a quando riuscì a distinguere quelle parole latine tanto vicine a casa: 'Mortuo verba facere'. Prima che ne rendesse conto quella frase tocco le sue labbra che se ne impossessarono facendole proprie e sprigionandone tutto il loro potere di attrazione.
-Mortuo verba facere. Mortuo verba facere. Mortuo verba facere- iniziò a mormorare sempre più velocemente, mentre ora le due donne tenevano gli occhi puntati su di lei. Fino a quando una luce scoppiò in quel luogo oscuro inondando la vista di Rachmiel che si ritrovò relegata in un angolino del suo corpo mortale, rannicchiata in attesa che lo spirito parlasse al posto suo.
-Mamma-
-Adelaide?-
Gli occhi di Constance cominciavano a riempirsi di lacrime, era ormai da fin troppo tempo che non sentiva quella voce a lei tanto cara, ma della quale non avrebbe mai potuto dimenticarsi.
-Sono io, mamma. Volevo solo dirti che ti ringrazio-
Le iridi di Rachmiel erano scomparse in una coltre argentea e la voce che riecheggiava nella sua gola ormai non era più la sua. Billie la guardava sconcertata, ma positivamente sorpresa nello scoprire le capacità di quell'angelo. Constance, invece, aveva perso ogni qualsivoglia velo di integrità, aveva sentito quella voce finalmente di nuovo vicina a lei, e ora il suo cuore si struggeva in quel dolore nostalgico e malinconico.
-Perché? Io non sono riuscita a proteggerti-
-Ma non mi hai trascinato in quella casa, non volevo stare lì-
Constance non riuscì a fermare il tremolio alle mani e ruppe il cerchio portandosi un palmo al viso a coprirsi la bocca. La connessione si interruppe e Rachmiel riuscì di nuovo a respirare
con i propri polmoni che si riempirono di ossigeno inondandole l'addome così improvvisamente da farla tossire. I suoi occhi tornarono al loro colore iniziale, mentre lentamente riprendeva il possesso del suo corpo tremante per l'intrusione. Constance era visibilmente scossa volgendo lo sguardo sconvolto a Billie.
-Chi è lei?-
La medium riuscì a stento a scostare i suoi occhi pieni di ammirazione dall'angelo, ma quando incontrò quelli della donna, non si mostrò indifferente, anzi cercò di assumere un'espressione sorpresa, ma anche consapevole.
-È una mia assistente, è qui per imparare-
Constance rilasciò il respiro, che non si era resa conto di star trattenendo, e si fece scorrere il palmo della mano sulla guancia per scacciare una lacrima sfuggita al suo controllo.
-Allora hai intenzione di insegnarle indirettamente come viene al mondo il figlio di un fantasma-
Billie non l'aveva mai sentita pronunciare il nome di 'Anticristo', eppure quella era la vera natura di suo nipote. Forse gli voleva bene, a modo suo, anche se nel suo sguardo si nascondeva una dolente nota di disprezzo per quel ragazzo che sperava di non rivedere mai più.
-Bene, credo che ora sia il mio turno- disse Constance aggiustandosi a sedere sul divanetto e rivolgendosi a Rachmiel con lo sguardo per assicurarsi che le prestasse completa attenzione.
-Insomma- tentò di cominciare Constance guardandosi attorno non proprio a suo agio -Nacque proprio qui, in questa casa. Da una madre e da una famiglia che erano destinate alla morte- perse lo sguardo nel vuoto mentre nella sua mente sembrava come se le urla di Vivien, che dava alla luce un bambino morto e l'Anticristo, tornassero di nuovo tra quelle mura -Quando sua madre morì, mettendolo al mondo, assunsi volentieri il compito di crescerlo. Vedi, io stessa sono una madre. Lo sono stata per ben quattro volte- disse con il cuore colmo di amore per i suoi figli per la maggior parte lì con lei che le addolcivano la sua esistenza in quella prigione.
-Perché tu?- chiese piano Rachmiel notando quanto quell'egoismo disperato, del quale la donna era in possesso, potesse fuoriuscire dalle sue labbra in ogni parola che pronunciasse.
-Perché si dava il caso fosse anche mio nipote, ma con Michael... Oh mio Dio, era un così piccolo e perfetto angelo della luce. Pensavo che quella fosse la mia possibilità di ricominciare da capo. Vedete, sono nata per essere madre. Ho sempre pensato che per crescere un fantastico uomo, quello fosse il gesto più ammirevole, e meno egoista a cui una donna possa aspirare. Lui era il mio destino. Oh, un bambino così meraviglioso. Con un'indole così gioiosa. Persino quando commetteva azioni indicibili- s'interruppe per riempirsi un bicchiere di whisky.
-Inizialmente era irrilevante, ovvio. Trovavo mosche morte nel suo lettino con le ali staccate. E poi quando crebbe, dei piccoli roditori. Ho visto abbastanza speciali di Discovery Channel da sapere esattamente quale cammino evolutivo stesse prendendo. Bundy, Dahmer. Anche loro iniziarono con piccoli animali. Finché non si specializzarono in cose più grandi- disse facendo un piccolo gesto con le mani per indicare la grandezza crescente.
-Disse che erano dei regali, perché mi voleva bene. E il suo amore fluiva, e per quanto fosse piacevole avere un bambino così impegnato a esprimere il suo amore per me, provai comunque a incoraggiarlo a trovare altre tipologie di espressione. Ma niente di ciò che dicessi, lo fece smettere. Ogni volta, seppellivo diligentemente questi suoi regali, insieme a un pezzetto della mia anima. Cercai di trovare un lato positivo, per fare di necessità virtù. Così, ogni volta che seppellivo uno dei suoi regali, sopra ci piazzavo un cespuglio di rose. Sapete, dalla morte sboccia la vita eterna. È stato Michael a farmi realizzare, che fui messa su questa Terra per allevare mostri.
-Non avrei mai pensato di stancarmi del profumo delle rose. Le rose erano sempre stati i miei fiori preferiti, ma presto iniziarono solo a farmi venir voglia di vomitare. E poi ci fu quell'incidente con la baby-sitter. Riuscii a convincere le autorità che si fosse suicidata. Almeno quella non dovetti seppellirla. Fino a quel momento, pensavo di star crescendo un serial killer da giardino o magari uno molto dotato con, sapete, tutte le sfide che ne conseguono. Ma poi venne quel giorno. Era in ritardo per andare a scuola, così andai a svegliarlo. E trovai uno sconosciuto nel suo letto. Ora, non proprio un estraneo, era comunque mio nipote. Era invecchiato di una decina di anni in una notte. Quello era qualcosa completamente fuori dalla sfera naturale. Era quasi come se avesse fretta di arrivare da qualche parte, in termini di età. Capite cosa intendo?-
Billie guardava e ascoltava attentamente gli avvenimenti che avevano segnato la crescita dell'Anticristo, ancora vivo da qualche parte. Nel mentre, Rachmiel si torturava le mani sotto il tavolo trattenendosi dall'interrompere il racconto della donna che cominciava ad assumere sempre di più le caratteristiche di una confessione, un'ammissione di colpe.
-Se pensate a uomini importanti, tipo artisti, leader mondiali, inventori, tutti hanno commesso qualche particolare peccatuccio nella loro scalata al successo, no? Ma invecchiare di dieci anni in una notte, quello richiedeva un intervento divino. Dovetti accettare che, ancora una volta, i miei giorni da madre erano giunti al termine. Ho sopportato il peso del mio cuore spezzato per tutta la vita. Sogni falliti, promesse fallite, matrimoni falliti. Ma questa storia mi distrusse in maniera irrecuperabile. Michael mi aveva fatto credere che la mia esistenza significasse qualcosa, che fossi importante. Ma ero solo un minuscolo passo nel suo cammino. Aveva finito con me. Sinceramente, credo che se avessi corretto il suo linguaggio un'altra volta, mi avrebbe tagliato la gola, come con la baby-sitter. Non avevo intenzione di dare a lui o a qualsiasi altro uomo quella soddisfazione-
E quindi si era uccisa tra quelle mura per far parte della vita per l'eternità, una vita non sua che avrebbe solamente visto scorrere senza mai toccarla con le proprie mani incatenate ai basamenti di quella casa.
-Per quanto riguarda mio nipote, non ho mai più voluto vederlo- terminò asciugandosi una lacrima che le bagnava il viso -Ecco qui, tutta la storia-

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