God's Wings

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-Sì, e sapevo che la fine dell'umanità sarebbe arrivata con l'Anticristo, con te. Quindi ti cercai, e quando ti trovai feci di tutto per starti accanto- riprese Rachele, chiudendo le palpebre sulle sue iridi chiare, chiudendo il sipario su quei colori che racchiudevano il cielo dei suoi ricordi.
-Ma se volevi fermare l'Apocalisse, perché non hai fatto nulla per contrastarmi?- sputò amaro Michael accusandola. Come aveva potuto stare a guardare senza far nulla dopo averci rimesso tanto, dopo averci rimesso tutto ciò che avesse mai avuto?
-Dovevo avvicinarmi a te e farti cambiare idea, ma era tardi, non sapevo se ce l'avrei mai fatta. Il tuo cuore era così spezzato, tutto ciò che potevo fare era fasciarlo e sperare che guarisse in tempo dandogli tutto ciò che ti era sempre mancato-
Alzò lo sguardo afflitto su di lui per cercare di trasmettergli ciò che aveva in testa, ma Michael non sembrò voler comprendere.
-Una persona che ti restasse vicino e non scomparisse. E poi col tempo...-
Quasi non se la sentiva di continuare, ma quella era la confessione finale, non c'erano più vie d'uscita.
-E poi?- chiese lui impaziente pendendo dalle sue labbra e dimenticandosi per un momento dell'astio nei suoi confronti.
-E poi cominciai a mentire a me stessa, ormai non volevo più tornare a casa-
Rachele scosse la testa accigliandosi, attanagliata dal dolore e dal pentimento. Si sentiva così stupida ad ammettere quelle cose a lui in quel momento, come se volesse essere graziata, come se volesse ancora vivere. Ma quella era davvero vita? Erano arrivati al capolinea, e quella situazione riusciva a definirlo perfettamente.
-Perché?- riuscì a dire a stento Michael respirando a malapena, mentre i suoi occhi erano presi dallo studiare il viso di quell'angelo tanto vicino a lui, Rachmiel.
-Perché diventasti tu tutto ciò che volevo- confessò lei, mentre una lacrima solitaria le scivolava sulla guancia fino al mento per poi cadere al suolo bagnando il pavimento, come una goccia di pioggia amara sopra la sua testa. Michael sentì qualcosa attraversarlo dall'interno, come se la lama fredda del pugnale dell'angelo lo stesse percorrendo dentro, organo dopo organo.
-Non devi mentirmi- disse lui dubitando delle sue stesse parole cercando di allontanare lei dalla sua mente, mentre Rachmiel si sentiva sotto processo come in uno dei suoi colloqui, come se lei non valesse nulla ai suoi occhi e fosse solamente un insulso abominio da sterminare, prima o poi.
-Perché dovrei farlo ora?- sputò lei senza abbastanza forze per offendersi -Non volevo tornare più a casa, è vero, ma non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa. Ecco perché rimasi al tuo fianco, pensando di avere ancora uno scopo, perché senza te, non avrei avuto più nulla-
Michael tornò a nascondersi nel buio muovendosi veloce, non sapeva cos'altro fare, cos'altro dire. Perché era così dannatamente difficile? Il fiato mancava a entrambi, le urla si soffocavano dentro per non far rumore, cose se tutto quello dovesse rimanere un segreto tra loro due, anche se nessuno più era presente in quell'avamposto. Un segreto come tutte le cose che avevano fatto insieme, un segreto come lo erano stati loro stessi nel proprio intimo, stupidi segreti che li avevano tenuti lontani, pretendendo di essere qualcun altro. Tuttavia i loro cuori erano vicini, e ora si stavano combattendo stanchi di continue menzogne. Il vento soffiava impetuoso da giorni e loro stavano per essere portarti via da quelle folate furiose.
-Ultimamente- iniziò Michael per la prima volta insicuro su cosa dire -Non ti sei sentita un po' strana? Magari fuori posto, tanto forte da prosciugare le tue stesse energie?-
Il ragazzo aveva notato ogni cambiamento nei movimenti di Rachmiel, ogni suo sguardo carico di sofferenza che nemmeno lei sapeva di provare. Non era riuscito a dare una spiegazione a ciò che lei stesse provando, ma appena suo padre gli rivelò la verità, tutto divenne più chiaro ai suoi occhi, fino ad arrivare a provare pena per quell'angelo.
-Cosa intendi?- chiese confusa lei, che intanto aveva perso di vista Michael nascosto negli angoli bui della stanza.
-Non hai sentito qualcosa colpirti così forte da buttarti giù?- continuò lui facendo riecheggiare i rumore dei suoi passi misurati e il suo tono superbo e languido.
-Michael?-
Sentire pronunciare il suo nome da quelle labbra gli diede quasi fastidio, ciò che gli ci voleva per raccogliere il rancore che aveva sempre covato dentro per quella ragazza che non gli aveva mai detto la verità, e allora attaccò.
-Secondo te perché mio padre ti vuole morta?- disse fermandosi di fronte a lei e uscendo dall'oscurità dopo aver ripreso la stabilità della sua espressione.
-Perché vuole uccidere tutti gli esseri viventi su questa terra-
La sua risposta sembrò decisa, ma il volto di Michael le insinuava il dubbio sotto pelle attraverso il suo sguardo.
-E allora perché sei ancora qui? Avrebbe potuto ucciderti in qualsiasi momento, perché ha voluto che lo facessi io per lui?-
Sembrava quasi che le domande le ponesse a se stesso per quanto la sua voce fosse altalenante.
-Perché ti ero già accanto?- tentò lei annaspando in aria, come un angelo bendato.
-Non ci arrivi, eh?- disse Michael sotto lo sguardo interdetto di Rachmiel -Non vuole tutti morti solo su questa Terra, non gli importa nulla del pianeta, Rachmiel. Quelli che odia più di ogni altra cosa, non sono gli uomini, e tu lo sai bene-
-Chi abita i cieli- mormorò l'angelo riflettendo, mentre l'angoscia le si caricava sulla schiena e le appesantiva le spalle togliendole il fiato.
-Esatto- affermò lui con un sorriso beffardo facendo lentamente qualche passo nella sua direzione distendendo bene ogni gamba prima si posare il piede sul pavimento.
-Non può essere- sussurrava lei con sguardo perso cercando un vago segnale di esistenza nel suo cuore, voleva sentire quel calore che avvertiva a casa, solo che l'ultima volta che lo aveva provato era stata tanti anni fa. Ma il suo cuore rimaneva in silenzio al suo grido di nostalgia, batteva e faceva male perché continuava a esserci, mentre lei non aveva più la sua famiglia, non esistevano più tutti gli altri cuori che battevano all'unisono con il suo.
-Tu sei l'unica rimasta- continuò Michael imperterrito nella sua marcia contro Rachmiel. Era il nemico, doveva attaccarla, e stava concentrando tutte le sue energie nel farlo.
-No, non è possibile-
Il corpo dell'angelo non riusciva a smettere di tremare fuori dal suo controllo, le catene sbattevano tra di loro facendo riecheggiare nella stanza il loro rumore metallico e i singhiozzi incontrollati che lasciavano le sue labbra.
-Tu e mio padre siete gli ultimi due angeli viventi. L'unica differenza è che tu hai le ali, lui no, e vuole disperatamente riaverle indietro- disse scuotendo la testa con una falsa espressione di compassione, non seppe definire se fosse riferita a lei o a suo padre.
-E sai chi altro è scomparso del tutto, caduto nella battaglia mossa dall'angelo che ormai tanto tempo fa lui stesso cacciò?- continuò avvicinandosi pericolosamente a Rachmiel fino a starle di fronte con il viso a pochi centimetri dal suo.
Lei alzò lo sguardo inorridito sul viso di Michael che soddisfatto la guardava struggersi dal dolore tra le lacrime che sentiva quasi rigargli il petto bruciandogli la pelle, come se quelle lacrime d'angelo potessero ucciderlo riducendolo in cenere se solo lo avessero sfiorato.
-No- urlò la voce di Rachmiel, quando d'un tratto il suo cuore sprigionò tutta la sua forza spingendo indietro il corpo di Michael allontanandolo di qualche metro senza manifestare nessuna sorpresa nel viso del ragazzo, se non una leggera espressione compiaciuta. Non aveva più una famiglia, una casa, e aveva vissuto fino ad allora pensando che quello fosse il suo vero posto nel mondo, accanto al figlio di chi le aveva tolto tutto. Come aveva potuto pensare di poter cambiare le idee di quel ragazzo dall'anima corrotta sin dal principio? Come poteva aver pensato che lui fosse tutto quello di cui aveva bisogno? Come poteva ora perdonarlo per tutto quello? Come poteva ora perdonare se stessa?
-Ma non è ancora questo il motivo principale per cui mio padre ti vuole morta-
Michael era pronto al colpo di grazia, come un arciere che impugna l'arco e carica la sua freccia infuocata. Ormai Rachmiel quasi non lo ascoltava, si sentiva completamente dilaniata dal dolore, dalla frustrazione, da una rabbia cieca.
-I poteri del tuo Dio non potevano svanire, è a questo che puntava mio padre. Lucifero li voleva e gli sarebbero spettati di diritto, se non per il fatto che questi poteri abbiano preferito te- disse Michael inclinando la testa verso di lei, imponendole tutta la sua superiorità. Sapeva tutto ciò di cui lei non era a conoscenza.
-Cosa stai blaterando?- ringhiò Rachmiel quando le sue orecchie si scottarono e sentire quelle parole, era un'offesa, blasfemia. Come poteva sopportare una tale tortura?
-Ti sto dicendo che sei tu la diretta erede del potere onnipotente, sei tu Dio ora-
-Non voglio sentire quel nome sulle tue labbra, figlio del Demonio-
Le sue parole fecero ridere Michael, era la prima volta che lei nominava suo padre come se fosse un insulto.
-Se avessi i suoi poteri, ora non sarei qui, incatenata, ad ascoltare le tue fandonie prive di qualsiasi senso-
-E invece li possiedi, ti bruciano dentro- disse lui avvicinandosi -Un fuoco di inestimabile valore che aspetta solo la scintilla per accendersi e incendiare il rogo-
-Stammi lontano- gli urlò contro, ma questo non fermò il cammino di Michael che le si accostò di nuovo alzando le dita artigliate sulle sue braccia e stringendole tra le mani, mentre l'angelo cercava di divincolarsi con il viso del ragazzo poco distante dal suo. L'odio le cresceva dentro sempre di più riempiendola con la sua lava incandescente che la faceva urlare dal dolore. Gli artigli neri di Michael le si conficcarono nelle carni graffiandola profondamente, mentre il suo sangue macchiava il pavimento sottostante scorrendo copiosamente sul suo corpo e su quello di Michael macchiandogli i vestiti.
-Non ti rimane nulla per cui combattere, abbandonati a me-
Le urla di dolore invadevano le orecchie dell'Anticristo come canti angelici procurandogli tanto piacere quanto cordoglio guardando quanto fosse difficile per lei rinascere di nuovo riprendendo le sue membra da angelo, mentre le lacrime cadendole sulle guance si vaporizzavano toccandole, tanto era rovente la sua pelle.
-Mostrami le tue ali, Rachmiel-
Il cuore dell'angelo scoppiò inondando tutto il suo corpo e concentrando la sua esplosione tra le sue scapole, dove il nocciolo delle sue vecchie ali si riaccese ustionandole la schiena come accadde quando le furono ridotte in cenere. Ma il dolore fu moltiplicato quando con veemenza le ossa le ricrebbero perforandole la pelle e fuoriuscendo dalle sue scapole aprendole la carne. Quelle ali grandi il doppio di quanto lo erano mai state e ricoperte di sangue e cenere nera di piume bruciate. Michael alzò lo sguardo sulla maestosità di quella visione, mentre Rachmiel gli crollava senza forze sul petto. Abbassò lentamente le mani insanguinate ritraendo gli artigli e posando i palmi sulle guance dell'angelo alzandole il viso verso di lui.
-Sono tornate da te- le sussurrò rapito, mentre gli occhi carichi di dolore della ragazza incontravano i suoi affascinati e lucidi di lacrime di commozione. Era quasi fiero che ce l'avesse fatta, ma anche sollevato che quel momento fosse passato. Poggiò la fronte contro la sua, mentre entrambi socchiudevano le labbra sfiniti dalle parole, dai fatti, dalle menzogne. Tuttavia nulla era cambiato, erano ancora l'uno contro l'altra.
Rachmiel prese un respiro profondo socchiudendo le palpebre, ora non aveva più freddo, il fuoco blu le ardeva dentro. Sentì il potere fluirle nelle vene sempre più intensamente, mentre Michael si scostava da lei per accostarsi alle sue ali lerce che ondeggiavano lentamente pesando sulla schiena dell'angelo che avvertì la sua mano posarsi su di esse accarezzandole delicatamente, come se avesse paura che le piume potessero rimanergli tra le dita insanguinate che si macchiavano di nero. Continuava a ripetersi che doveva ucciderla, doveva ucciderla, ora aveva potuto vedere ciò che voleva.
-Peccato che il cielo non possa godere di tutta questa bellezza- sussurrò guardando il viso dell'angelo stravolto dalla fatica.
Fu l'ultima cosa che disse prima che le grandi ali si muovessero sbalzandolo via con tanta forza a farlo finire contro il muro opposto sbattendogli le spalle contro la parete con tanto vigore da togliergli il fiato. Rachmiel alzò la testa verso il ragazzo covando tutto il rancore che pensava di essersi lasciata alle spalle quando aveva cominciato a conoscere quella che era solo la maschera di Michael.
-Dì a tuo padre che avrebbe dovuto ordinarti di uccidermi tanto tempo fa-
L'angelo sprigionò un fuoco celeste che incenerì le sue catene e sotto lo sguardo incredulo dell'Anticristo spiccò il volo mandando in frantumi la botola sopra la sua testa e roteando attraverso quei metri di cemento fino ad infrangere anche il vetro che la separava dalla pioggia radioattiva.
-No- urlò Michael correndo verso la botola, ma ritraendosi subito prima che le gocce lo colpissero, fuggendo attraverso la porta d'ingresso e sigillandola mentre la nebbia e la pioggia radioattiva invadevano quella stanza e così anche il suo cuore.

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