Shame

133 8 3
                                    

Le interessava partecipare a quel colloquio e Michael aveva insistito perché fosse presente, dal momento che Rachele aveva avuto rapporti con la Venable prima della bomba, e quindi poteva usarla per strappare dalle sue labbra qualche confessione in più, o meglio gli sarebbe venuto più semplice umiliarla. 
-Lei ha un dono per far sì che il brutto appaia presentabile-
Michael si riferiva a come la donna dal vestito a balze nere stesse aggiustando il cuscino su una delle sedie girevoli davanti al fuoco. Lui posando un avanbraccio alla ferriata della scala con accanto Rachele, mentre entrambi guardavano la Venable.
-L'ordine all'esterno fa meraviglie per mantenere il caos ben chiuso all'interno- ripose lei alzando lo sguardo verso i due rivolgendogli un sorriso di cortesia appena accennato.
-E lei è un'esperta in questo settore, Miss Venable- intervenne Rachele camminando sui suoi tacchi scuri verso la donna e sfiorandola con la spalla per passare oltre e sedersi sulla poltrona di pelle nera. Il ribrezzo per quella situazione gravava sulle spalle della ragazza e un pesante senso di nausea le scuoteva lo stomaco a guardare quella donna che, con sguardo superficiale, la squadrava, come se non avesse mai avuto nulla a che fare con lei.
-Mi ritengo abbastanza conoscente della materia, sì-
Miss Venable non si voltò per guardare la ragazza alle sue spalle che sembrava le stesse bruciando la schiena con gli occhi, come se la superficie del vestito non potesse fermare il suo sguardo che infuocato le incenerica i peli sulla nuca.
-Ha creato delle regole tutte sue qui- riprese Michael attraversando la stanza e fermandosi davanti la donna -Posso capire perché, sarà stato impossibile resistere alla tentazione di trasformare questo posto a sua immagine- la voce di Michael si fece d'un tratto più cupa -Specialmente quando pensava che nessuno sopra di lei sarebbe arrivato qui per farglielo notare-
-Non sono sicura di sapere di cosa lei stia parlando- affermò la donna scuotendo leggermente la testa interpretando la parte della persona confusa.
-Completa astinenza? Perseguibile con l'esecuzione sommaria?- intervenne Rachele alzandosi di scatto dalla poltrona e facendola girare. Affiancò Michael affinché potesse guardare in viso la Venable con espressione calma, anche se dentro il rancore la faceva vibrare di tensione.
-Ho ricevuto gli ordini da un messaggio criptato della Corporazione prima che tutte le linee di comunicazione si interrompessero- rispose decisa la donna, Rachele sapeva che era tanto tenace, quanto piena di menzogne e ipocrisia.
-Ce l'ha ancora?- chiese Michael inarcando le sopracciglia e tentennando con la testa.
-No, certo che no- rispose la donna accennando un falso e beffardo sorriso -Gli ordini erano di distruggerlo dopo averlo letto-
-Strano. Io stesso ho contribuito alla stesura di tutte le direttive riguardo la gestione degli avamposti- disse Michael vagheggiando con la mano preso dal riportare alla memoria quegli avvenimenti passati, trovando nei suoi ricordi il volto delle sue alleate, le carezze incoraggianti del robot, il vorticare dei capelli corvini di Rachele mentre gli ospiti degli avamposti perivano sotto la lama del suo pugnale.
-E non c'è niente di più umiliante per un uomo come lei, dell'apprendere che una donna aveva più informazioni-
L'espressione della Venable era piena di superbia sentendosi abbastanza in sicurezza da poter alzare il mento verso Michael.
-Un uomo come me?- chiese retorico lui facendo scivolare la mano sul cavallo dei suoi pantaloni, e provocando un ghigno sul volto di Rachele e un'espressione incredula nella Venable.
-Lei e gli altri- rispose la donna assumendo un'espressione di disgusto mal celata -I maestri dell'universo, i titani dell'industria. Avete sventolato così tanto il cazzo da riuscire a far saltare in aria il mondo intero-
-Lei è una guerriera- disse Michael con un sorriso entusiasta superando la donna per andarsi a sedere sulla poltrona. Rachele rivolse uno sguardo risoluto alla Venable, il cui viso aveva assunto un'espressione di preoccupazione, per seguire Michael e sedere sul bracciolo accanto a lui.
-Questo mi piace di lei!- esclamò Michael esaltandosi sulla poltrona.
-Sto facendo solo del mio meglio per rimediare al disastro combinato dagli uomini- disse la donna voltandosi a guardare la coppia accomodata vicino al fuoco.
-Magari era il motivo per cui avevamo bisogno di lei qui, no? Un po' di improvvisazione. Vero, Rachele?- disse Michael facendo un largo gesto con le mani, mentre la ragazza rispondeva con un cenno della testa, non scostando lo sguardo dalla donna.
-Invece, io le darò delle informazioni importanti. Lei è la leader qui, deve capire cosa c'è in ballo, cosa sta accadendo davvero lì fuori- continuò facendo gesto alla donna di accomodarsi sull'altra sedia e lei eseguì riluttante facendo riecheggiare nella stanza lo sbattere del suo bastone a terra.
-Mentre venivamo qui, ci siamo imbattuti in una donna, una giovane madre con due bambini- disse Michael serio sporto verso la Venable, mentre la mano di Rachele correva a stringere la sua -Erano alcuni degli sfortunati abbastanza lontani dall'esplosione da sopravvivere al fungo atomico, ma non alle radiazioni- la Venable distolse lo sguardo portandosi una mano al lobo dell'orecchio, come se sentire quelle parole l'avessero ferita, come se quella realtà saputa e mai detta le avesse scottato l'udito e punto l'animo.
-Erano ricoperti di tumori, di piaghe. Avevano i polmoni bruciati dall'aria tossica. Un momento dopo ho realizzato che il bambino che portava tra le braccia era già morto- continuò Michael ritirandosi con uno scatto improvviso allo schienale della poltrona e incrociando esausto le dita a quelle di Rachele che aveva sentito la sua voce incrinarsi per il magone che gli stringeva la gola.
-Ci stava implorando di uccidere l'altro suo bambino per pietà, per compassione. Non aveva la forza per farlo da sola, allora ha pregato affinché qualcuno arrivasse e lo facesse per lei- intervenne Rachele annuendo piano con la testa, mentre calde lacrime le bagnavano lente il viso. Quelle persone così sperse in mezzo al nulla più assoluto, divorati dalla morte e ancora troppo deboli per cederle.
-L'avete fatto?- chiese la Venable facendo un accenno verso i due e per qualche secondo scese il silenzio nella stanza che per un momento parve surreale, riportato alla realtà solo per lo scoppiettio del fuoco tra loro.
-No- si limitò a rispondere Rachele, mentendo al viso in attesa della Venable. Il loro scopo era porre fine alle ultime vite, e se quel qualcuno fosse stato disposto a morire per sfuggire al dolore di vivere, tutto ciò che si interponeva tra loro e l'uccidere, che fosse la volontà della vittima o meno, non cambiava affatto il corso delle cose.
-Quindi- disse Michael alzandosi dalla poltrona e camminando a grandi passi verso la scrivania dell'ufficio a lui concesso per il loro alloggio all'avamposto -Chi si merita l'occasione della salvezza?-
Rachele lo guardò scivolare via e imperterrita si asciugò il viso scacciando le lacrime bagnate, mentre la Venable si alzava facendo appoggio sul suo bastone. Il momento di debolezza era terminato e la compassione di Michael era già sfumata via, mentre sceglieva una delle cartelle presenti sul tavolo davanti a lui.
-Iniziamo con Coco Saint Pierre Vanderbilt- disse gettandosi sulla sedia dietro la scrivania e posando i palmi sulla sua superficie guardando Miss Venable per lanciarle un incoraggiamento a parlare con gli occhi.
-La Vanderbilt è un insulso e abominevole incesto. Sarebbe la mia ultima scelta per propagare la razza umana- disse la donna con tutta l'attenzione di Michael sulle sue parole -Il parrucchiere è vigliaccamente omosessuale. Sua nonna è una pustola infetta che non ne vuole sapere di morire- continuò per poi prendendosi una pausa per respirare -E la presentatrice televisiva, insomma, non so molto di lei-
-Di questo passo, sembra che avremo il Santuario tutto per noi tre- intervenne Rachele con un ghigno. Quando la Venable si voltò verso di lei, inarcò un sopracciglio accarezzando lentamente la pelle della poltrona.
-Venga- Michael si alzò dalla sedia e camminò verso la donna -Non c'è bisogno di essere avversari, Miss Venable- disse fermandosi di fronte a lei per squadrarla dall'alto, rimanendo in silenzio per qualche secondo.
-Si tolga il vestito-
-Certo che no- rispose repentina Miss Venable facendo una risata nervosa presa alla sprovvista, mentre Rachele si portava una mano sotto il mento osservando la scena divertita.
-Parte della sua 'cooperazione' include un esame fisico- rispose risoluto Michael portandosi le mani dietro la schiena.
-Può leggere il mio file- rispose la Venable guardando incredula e interdetta il ragazzo davanti a lei.
-Lì non troverò cosa devo vedere- rispose Michael girandole attorno guardandola, mentre Rachele si era già alzata e ora era alle spalle della Venable.
-La sua vergogna. Pretendo di vedere la parte di lei che la umilia di più- continuò lui quando la mano di Rachele si posò sulla spalla della donna che la bloccò con la sua infilzandole le unghie nella carne.
-Si fidi di me, non avrà una seconda occasione- disse Rachele sprezzante stringendo la spalla della donna con l'altra mano. Ammise che il suo tono non era di quelli più rassicuranti, ma cosa non avrebbe fatto quella donna spregevole per sopravvivere? La signora Venable fece ricadere al suo fianco la mano in un consenso silenzioso che permise alle dita affilate di Rachele di abbassare la cerniera del vestito scuro della Venable fino a sotto la schiena. Poi le sue mani ritornarono sulla nuca per aprire il tessuto che ricopriva le sue spalle, quella schiena definita dalla colonna vertebrale scoliotica che andava a deformare il suo corpo rendendole necessario il bastone per camminare. Rachele si fece da parte lasciando che Micheal si avviccinasse per posare una mano sul corpo nudo e far scorrere le dita sulla pelle seguendo la linea ricurva della spina dorsale della donna che fu percorsa per un attimo da brividi per il contatto estraneo.
-Le fa male?- chiese in un sussurro Michael, mentre gli occhi della Venable si riempivano di lacrime di vergogna e frustrazione.
-No- rispose la donna continuando a fissare un punto dritto davanti a sé, quando Michael si sporse verso di lei dicendo: -Eppure le causa un gran dolore-
-Sì- rispose lei dopo qualche secondo di silenzio sapendo di non poter mentire o nascondere ciò che provava, sentendosi messa completamente a nudo.
-Questo è davvero parte della valutazione?-
-Come tutto il resto- le assicurò Michael avvicinandosi sempre di più al volto della Venable che affannata respirava a fatica.
-Allora, l'ho superato?- chiese guardando il viso di Michael a pochi centimetri dal suo che le si accostava sempre di più fino a quasi sfiorarle le labbra con le sue.
-No- sussurrò infine il ragazzo scostandosi quanto bastava per vedere l'espressione della Venable trasformarsi da supplichevole a malamente interdetta dalla risposta negativa.
Dei colpi insistenti alla porta la fecero sobbalzare, mentre Michael portò indietro la testa per poi acconsentire l'apertura. Sulla soglia apparve Mead che si scusò per l'interruzione abbassando lo sguardo, sorpresa per la situazione alla quale si trovava davanti. Sembrava l'immagine di un pasto di due demoni, o il sacrificio di una vita. Una donna in lacrime accerchiata da due figure oscure che affamate si aggrappavano a lei per divorarla.
-Ho bisogno della signora Venable- disse Miss Mead congiungendo le mani davanti a sé. Michael trascinò lo sguardo dalla porta alla donna davanti a lui che dopo aver preso un respiro diede la buonasera ai due e cominciò a far risuonare il suo bastone sul parquet. Alla soglia della porta Rachele intervenne prima che uscisse: -Ah, Miss Venable, mi piace il suo cambio di capigliatura-
La donna si fermò dando le spalle nude ai due ragazzi, annuì in silenzio e uscì dalla stanza seguita da Mead che richiuse la porta dietro di loro dopo averli salutati con un'espressione di disprezzo mal celato.
Michael e Rachele si guardarono sorridendosi, soddisfatti di star lentamente distruggendo l'avamposto dall'interno.

DesperateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora