31 MAT

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Quando entriamo noto subito il disordine dell'appartamento. Per essere la casa di due ragazze sono basito. Eva e Olivia ci accolgono all'ingresso. Quando scompaiono portandosi via i nostri giubbini lancio un'occhiataccia a Elias.

«Ricordami ancora perché diavolo mi hai portato qui?»

«Perché io spero di concludere e perché tu devi piantarla con quella faccia da cane bastonato», dice sorridendo. «Dai, alle ragazze piace leccarci un po' le ferite». Non faccio in tempo a rispondere che tornano da noi.

Facciamo le presentazioni del caso e ci spostiamo in cucina. La tavola è apparecchiata e qualcosa nella pentola c'è, per fortuna.

Eva comincia una conversazione fitta con Elias, dalla quale veniamo completamente estraniati io e Olivia. È una bella ragazza, non c'è che dire, molto alta, capelli corti neri. Elias dice che sono due modelle, credo sia vero.

«Allora quanto vi fermate qui?», domando solo per far conversazione. Intanto mi verso un bicchiere di vino.

«Tutta questa settimana», risponde lei con un chiaro accento dell'est. «Poi noi porta in tournè»

«Addirittura», faccio finta di essere stupito. È chiaro che ci crede a quello che dice.

«Sì. Noi state prese per pubblicità, così noi gira Italia per lavoro adesso. Sta via un mese, forse più»

«Beh, complimenti». Adesso capisco le intenzioni del mio amico. Comunque gli vada la serata, non avrà problemi una volta che le signorine leveranno le tende.

«Tu cosa fai?»

«Lavoro. Faccio il falegname, mio padre ha una piccola officina. Siamo io e lui», spiego.

«Tu sei imprenditore?», si accende come un petardo, posso vedere anche le scintille. «Tu allora molto ricco»

«Ricchissimo», le do corda. Ondeggio un po' il bicchiere facendo oscillare il vino al suo interno e sorseggio un po', sempre tenendola fissa negli occhi. Devo cercare di non scoppiare a ridere. Davvero, faccio molta fatica.

«Oh io ragazza molto brava. Tuo amico me detto che anche tu bravo ragazzo», mi volto e mi accorgo che Elias ed Eva sono spariti. Quando se ne sono andati? Mi guardo intorno e nell'attimo di silenzio che si è creato, mi sembra di sentire delle voci da una delle camere affacciate al corridoio. Brutto porco! Mi ha lasciato qui con questa, mentre lui va a farsi la sveltina.

«Mio amico te detto balla», dico alla sua maniera alzandomi in piedi. Non ho intenzione di rimanere qui un secondo di più.

«Dove tu vai?», domanda lei, allarmata.

«A casa»

«Perché? Noi dobbiamo ancora mangiare e serata ancora lunga»

«Senti», le dico calmo, guardandola negli occhi con un sorriso. «Io non so che idea tu ti sia fatta e non so neanche se tu e la tua amica siate abituate a comportarvi così. Sei molto bella, sicuramente, e non hai bisogno di buttarti via. Poi per carità, fa quello che vuoi», raggiungo la stanza dove le avevo viste andare prima e afferro il mio giubbotto. Di là sento già i gemiti, mioddio!

«Ti auguro una buona serata», le dico alla porta. Lei mi guarda.

«Tu davvero bravo ragazzo», dice.

«Io sono innamorato. Amo una ragazza che non mi vuole, ma non posso fare stupidaggini con te o con nessun' altra fino a quando non deciderò di farmela passare. Mi dispiace». Mi butto il giubbino addosso e mi chiudo la porta alle spalle.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora