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Stringo la mano a presidente di commissione e poi al mio professore relatore, che mi ha accompagnato in tutti questi mesi, mentre alle mie spalle prosegue l'applauso della mia famiglia.

Mi sento leggera come l'aria. Finalmente ho finito!

In auto mia mamma non fa che parlare e ripetere ogni piccolo particolare della cerimonia, come se nessuno di noi fosse stato presente. Io non l'ascolto molto. Voglio godermi questo momento. Sono laureata! Devo abbandonare per sempre quella parte di me adolescenziale incentrata sugli studi e devo entrare nel mondo degli adulti. Quello con un lavoro come si deve, una vita con progetti futuri.

«Preparami il tuo curriculum che lo porto in azienda», mi ha detto papà, dopo avermi fatto i complimenti. Lui lavora per un'impresa molto grossa. Forse posso trovare un posto come segretaria. Spero. Certo sarebbe una fortuna trovare qualcosa così alla svelta. Ma non voglio illudermi. Prima di tutto mi aspetta qualche giorno di meritato riposo. Almeno fino alla fine della settimana.

Quando arrivo davanti casa di Mat il cancello è già aperto, così entro senza chiedere il permesso a nessuno e mi dirigo direttamente verso la serra. Il signor Piras è lì, intento a parlare con le sue piante.

«Buongiorno, signore», dico. Lui solleva lo sguardo e i suoi occhi si illuminano. Mi scalda il cuore vederlo così. È molto diverso da quella volta a casa mia. Mi fa cenno di avvicinarmi. Mi porge un mazzo di papaveri rossi.

«Secondo il linguaggio dei fiori, il papavero vuol dire orgoglio», dice. «Congratulazioni». Prendo il dono come se fosse fatto di cristallo. È un gesto semplice ma meraviglioso. È straordinario pensare che abbia pensato a me.

«Anche io le ho portato una cosa, signore», dico poi, estraendo dalla borsa una scatolina di confetti e un sacchetto di biscotti. «Non avevo fiori da portarle, così le ho preparato questi. Sono molto speziati, ma spero che le piacciano». Apre il sacchetto e ne afferra subito uno. Lo mangia e non dice niente. Non so come interpretarlo. Subito dopo riprende a lavorare concentratissimo e io capisco che è il caso di andarmene.

Non ho visto Mat, ma ho deciso che non è più un mio problema.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora