Capitolo 19 ~ Ricordo banale.

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30 Agosto 2011

Emma.


Guardai l'orario sul cellulare per l'ennesima volta provando a riflettere sul fatto che se avessi pensato ad altro, se fossi riuscita a trovare anche solo un briciolo di positività dentro di me, forse sarei riuscita anche ad affrontare tutta quella situazione in maniera meno dolorosa.

Eppure erano le cinque del mattino ed io ero ancora stesa sul letto a fissare un soffitto pieno di crepe che quel giorno mi parve troppo basso, quasi schiacciante.

Dovevo solo accettare la realtà dei fatti, smettere di combattere contro l'inevitabile e rassegnarmi all'idea che avrei di nuovo dovuto abbandonare ogni cosa.

Monza era stata la mia casa, il mio rifugio felice da quando avevo trovato Filippo e Lori, un posto dove ero riuscita ad abbandonarmi completamente alla musica iniziando perfino a pensare di potermi esibire in pubblico, su un vero palco.

Ripensare al tempo passato al rasta con Lori o a casa di Adri, ripensare a Filippo che, piano piano, giorno dopo giorno, mi era entrato dentro e ci è restato, ripensare a tutto ciò che mi sarebbe mancato di quella città mi aveva completamente distrutta e quella notte mi era servita solo a gettare via ogni lacrima che mi era rimasta.

Ma ciò che forse mi faceva più male al cuore era la consapevolezza di non avere l'opportunità di scoprire cosa sarebbe potuto diventare quella piccola grande cosa che stava crescendo tra me e il ragazzo con le piume.

Niente ci avrebbe mai potuto ridare il tempo che avevamo perso e mai come in quel momento mi sentii più impotente.

Uscii di casa per fare jogging desiderando di riuscire a scaricare anche solo un pizzico della tensione che mi avrebbe schiacciata piano piano se solo avessi smesso un secondo di trattenerla.

Dopo aver corso per ore tornai a casa per una doccia e uscii di nuovo, non vidi l'orario, ma il sole si stava facendo sempre più caldo, ma io non avevo intenzione di fermarmi, avevo bisogno di camminare, di sfinire il corpo nella speranza di far riposare la mente.

<<Emma!>>, sentii chiamarmi alle spalle, mi voltai sorpresa trovando due grandi e ridenti occhi blu pronti a scrutarmi da lontano.

Girovagavo per il centro sicura di non poter incontrare nessuno di familiare, eppure Lori venne verso di me trasportando due enormi buste con aria allegra.

<<Ciao Lori, aspetta ti aiuto>>, dissi afferrando uno dei sacchetti

<<Grazie, mi si stava atrofizzando il braccio>>

<<Che ci fai qui?>>

<<Sono con i miei, facciamo shopping, mi vedi sveglio a quest'ora solo per questo>>

<<Che ore sono?>>, chiesi distratta, lui sollevò un sopracciglio e controllò il suo orologio da polso prima di rispondere.

<<Le nove e trenta. Tu invece? Cosa ti porta qui a quest'ora in piena estate?>>, mi chiese fissandomi dritto negli occhi come se volesse studiarmi.

<<Anche io volevo comprare qualcosa>>, mentii distogliendo la vista dal blu del suo sguardo indagatore.

<<Emma stai bene?>>, mi chiese inclinando il capo da un lato per osservarmi meglio.

<<Sì>>, risposi senza pensarci guardando la vetrina di un negozio di scarpe.

<<Beh sei sicura? Hai una faccia...>>, dimenticavo di quanto Lori fosse perspicace quando si trattava di capire le persone.

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