Of mint and tobacco |Calum Hood|

Capitolo 8.

Ho sempre amato partire, solo l'idea di lasciare Melbourne per andare a Sidney mi riempie il cuore. E non perché odio questa città, ma perché ho bisogno di staccare un po.

Cal viene con noi, e ha avuto la brillante idea di andare in aereo.

Una cosa che odio sono gli aerei, ho una paura folle, ho la costante idea che cada e che i pochi sopravvissuti moriranno poco dopo perché nessuno li troverà. Ho anche provato a convincere Calum, ma dice che gli aerei sono sicuri, e che non ci saranno catastrofi e cose simili.

Siamo all'aeroporto da un'ora più o meno, Alli si é addormentata ancorata a me. Calum é andato a fare un giro e io sono qui da sola. Guardo il tabellone dei voli e quando noto che manca poco prima che il nostro parta mi viene il panico, le lacrime mi salgono agli occhi e immagini di tutto quello che può succedere mi scorrono nella mente. Mi alzo lentamente in piedi cercando di non svegliare Alli e inizio a respirare piano, cercando di calmarmi.

"Kels?" Calum mi fissa da lontano, sembra notare il mio stato e mi guarda confuso. Lo raggiungo e lo abbraccio di slancio, cercando di calmarmi. Mi accarezza piano lo schiena e mi tranquillizzo un po.

Il suo profumo mi invade e mi sembra di essere a casa.

"Hei piccola, non devi aver paura, ci sono io qui." Mi stringe ancora a lui e quando chiamano il nostro volo mi stringe la mano. Prendo Alli in braccio e lui prende tutte le valige e ci incamminiamo verso il gate.

I sedili dell'aereo sono scomodi, e metà della persone stanno già dormendo, e siamo appena saliti. Alli é vicino al finestrino e Calum è alla mia sinistra. Quando l'aereo parte mi stringe la mano e quando finalmente siamo in volo, mi sembra di essere più tranquilla. Mi appoggio sulla spalla di Calum e lui mi sorride leggermente. Gli bacio piano il collo, non c'è malizia nel mio gesto. Ultimamente mi sto rendendo conto di quanto io ci tenga a lui. Al più presto devo parlare con Luke, questa cosa non deve andare più avanti, al di là del fatto che sia sbagliata, mi sto affezionando troppo a Calum per non rimanerci scottata anche io. É passato quasi un mese da quando mi ha chiesto di essere la sua ragazza. Onestamente non so nemmeno perché io gli abbia detto di si, voglio dire a me non piaceva nemmeno, credo fosse più che altro perché avevamo condiviso la 'prova' bambino. Mentre adesso non mi pento della mia scelta. Calum é dolcissimo e credo che mi piaccia anche troppo.

"Cal?" Sussuro piano. Non voglio che nessun altro mi senta, eccetto lui.

"Che c'è piccola? Hai paura?" Lo guardo negli occhi e mi ci perdo per qualche secondo. Ha due occhi bellissimi, sono stupendi ed espressivi.

"Devo dirti una cosa" mi guarda confuso facendomi cenno di continuare.

"Mi piaci. E anche tanto. E grazie per essere qui con me." Gli si illuminano gli occhi e mi guarda dolcemente, con un sorriso ampio.

Si avvicina al mio orecchio e mi lascia un bacio appena dietro.

"Anche tu mi piaci, e tanto." Gli prendo il viso tra le mani e lo bacio a stampo. Mi accoccolo contro di lui e sorrido come una cretina.

Arriviamo dopo un'ora di volo, Alli si é svegliata qualche minuto fa e non vede l'ora di scendere. Facciamo la coda per le valige e chiamiamo un taxi. Andiamo prima dai genitori di Calum. Non volevo, avrei preferito andare prima da mia nonna, invece Calum preferisce prima passare dai suoi e poi portarmi a casa.

Mi piace la casa dei suoi genitori, é una villetta bianca su tre piani e con un giardino enorme e ben curato.

Calum bussa alla porta e sono sempre più nervosa, voglio dire, incontrare sua mamma non é una cosa che si fa tutti giorni. Una donna dai capelli corvini ci apre la porta e si riconosce subito che é la madre di Calum, si somigliano moltissimo. Guarda prima me e Alli e in seguito Calum, le si illuminano gli occhi quando vede il figlio. Lo abbraccia e Calum è davvero felice.