∎ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟎𝟗 ─ 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐢𝐥𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐭𝐚'

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❝𝐜𝐨𝐧𝐟𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐢𝐥𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐭𝐚'❞

Dopo aver passato l'intera giornata prima sull'ambulanza, poi in centrale e poi di nuovo in un ospedale assieme ad uno psicologo, Jeongguk aveva fatto finalmente ritorno a casa ricolmo però di tutte quelle domande che mai avrebbe potuto porre agli...

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Dopo aver passato l'intera giornata prima sull'ambulanza, poi in centrale e poi di nuovo in un ospedale assieme ad uno psicologo, Jeongguk aveva fatto finalmente ritorno a casa ricolmo però di tutte quelle domande che mai avrebbe potuto porre agli agenti né tanto meno ai medici. Se avesse anche solamente accennato alla figura di Jimin ─ e avessero scoperto come questo fosse il nome di suo fratellino ─ probabilmente non l'avrebbero mai lasciato andare con un semplice "passa in ospedale due volte a settimane per l'incontro con lo psicologo così che tu possa affrontare il trauma subito".

Era stato grato di vedere l'enorme aiuto che il soccorso e gli agenti avevano subito attivato verso la propria figura, verso la propria salute mentale e verso lo shock subito di cui in realtà sentiva di non esserne completamente vittima. Lui non aveva visto realmente nulla di ciò che era stato riportato nelle videocamere, non ricordava di aver contattato il proprio professore, né di aver raggiunto la scuola o tanto meno di aver assistito al suo suicidio.

Non ricordava assolutamente nulla e la cosa lo aveva reso immediatamente parecchio irrequieto perché odiava come non mai perdere il controllo sul proprio corpo e sulla propria mente e attualmente non faceva altro che pensare alla figura di Jimin e al fatto che quest'ultimo fosse stato l'ultimo con il quale aveva parlato prima di risvegliarsi di fronte alla finestra della classe accademica.

Aveva chiesto all'essere di aiutarlo a dormire, ricordava le dinamiche grazie alla quali era riuscito a prendere sonno, ricordava le labbra dell'angelo caduto posarsi sulle sue ma ciò che ─ dopo gli avvenimenti di quella mattina l'avevano scosso ─ fu ricordarsi di come la poltiglia nero pece rimessa in aula fosse la stessa fattagli ingerire da Jimin quella stessa notte. Non aveva una consistenza, sembrava addirittura impossibile tangerla eppure non aveva fatto a meno di cominciare a chiedersi che cosa fosse, perché Jimin gliel'avesse fatta ingerire, perché quella mattina aveva percepito unicamente la sua voce come se provenisse da dentro di lui e perché ogni cosa sembrava ribaltarsi all'istante non appena l'angelo caduto ci mettesse mano.

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