Le dune del deserto si livellarono a tal punto da divenire un florido fondale marino a tremila tese sotto di noi. Solcavamo la piana iridescente dell'oceano a bordo di una zattera rudimentale mentre il sole, come nel Grande Deserto, continuava a ribollire alto nel cielo tormentandoci. Le ustioni che c'eravamo procurati si stavano tramutando in vesciche purulente. Mi sentivo sempre più colpevole e meno capace. Qualcosa di oscuro era riuscito ad interrompere la mia scrittura.
«Perdonami» sussurrai al bambino «non sono stato in grado di scrivere oltre questo punto. Spero solo che l'isola non sia poi così lontana.»
«Non è colpa tua.»
Fece leva sulle ginocchia e si alzò barcollando sui tronchi di palma che, legati assieme da dello spago, fungevano da chiglia della zattera. Si tolse per un istante il berretto da ammiraglio arruffandosi i capelli, dopodiché guardò verso l'orizzonte, ove mare e cielo si fondevano sfumando in una tela color ciano sempre più opaca e distante.
«Non riesco a orientarmi. Non so dove sia l'isola, né in che direzione remare. Dovremo attendere la notte, se ci saranno le stelle mi sarà più facile trovare la strada giusta.»
Annuii e lo aiutai a risedersi. In cuor mio sapevo che non sarebbe stato possibile indugiare al crepuscolo. Le nostre condizioni fisiche erano giunte al limite. Per quanto si cercasse di nasconderlo, l'intero viaggio fin'ora intrapreso nei Regni Oscuri ci aveva ridotto a brandelli. Nel vero senso della parola! Mi guardai la mano con espressione assente, notando a malapena la mancanza dell'indice, e ricordandomi di quello che avevamo passato attraverso le Paludi Morte, a novemila miglia di distanza da dove ci trovavamo ora. Nonostante disponessimo di una buona dose d'impeto, veniva sempre più difficile e logorante confrontarsi con i continui cambiamenti climatici e le tante avversità.
«Guarda!» esclamò il bambino «Ne hai mai visti prima d'ora?»
Porgendo il mio sguardo verso il basso scorsi un'enorme banco di pesci rondine nuotare rapidi al di sotto della zattera. Colpiti dai raggi intensi del sole scintillavano come biglie di platino e iridio. Guizzavano dal pelo dell'acqua proiettandosi intrepidi a mezz'aria, dopodiché schiudevano le pinne pettorali e planavano fintantoché il soffio del vento glielo consentiva, rituffandosi infine in mare.
«Scappano per sopravvivere» aggiunse il bambino.
Fui sconcertato nell'osservare quella scena. Una schiera di tonni pinna blu cacciava le piccole prede a ritmo serrato, divorandone a dozzine! Come se non bastasse, il pericolo incombeva anche dal cielo! Rivestito da un piumaggio scuro, uno stormo di fregate setacciava dall'alto quel tremendo massacro aspettando il momento propizio. I pochi superstiti in grado di sfuggire dalle fauci fameliche dei tonni dovevano dunque fare i conti con becchi aguzzi e artigli taglienti, oggetto di una vera e propria battaglia aerea all'ultimo respiro. Nel giro di pochi minuti il banco di pesci rondine fu così decimato dagli attacchi del mare e del cielo!
«Il loro è un destino triste» mi disse il bambino.
Fu in quel momento che, spinto dalla disperazione, uno di quei piccoli pesci volanti guizzò dal mare atterrando sulla zattera con un piccolo tonfo sordo. I grandi occhi atterriti ci scrutavano in cerca d'aiuto. Il bambino lo afferrò delicatamente tra le mani.
«Oh, mio piccolo pesce rondine...» disse, accarezzandone le scaglie lucenti.
«Sei così bello e raro! Puoi nuotare nelle profondità del mare tra i coralli, così come puoi planare alto sull'oceano. Quanta invidia nei tuoi confronti nutre questo mondo. Cosicché dal mare e dal cielo ti danno la caccia pesci e fregate. Il caro prezzo della libertà...»
Porse i palmi delle mani verso l'alto e la piccola creatura spiccò il volo schivando per un soffio l'agguato di una fregata e rituffandosi in mare, sparendo così ai nostri occhi.

STAI LEGGENDO
Mr Underwood
Fantasy"Aliti di vento ridestarono dalla sabbia il suo spirito ribelle. Indomito al cospetto del cuore più arido della Terra, egli era capace di sopravvivere all'incuranza del mondo. L'eleganza non era insita nella sua natura, ma non per questo la disdegna...