Capitolo 28

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Giunto al limitare del villaggio, l'inferno in persona presenziava sulla Terra in manti di fitta sabbia e folate torride. Le capanne di paglia erano letteralmente scoperchiate in un vortice mortale di detriti e polvere che si riversava nel dedalo di cunicoli e strade sterrate! Le grida strozzate dei Gerboa del Deserto erano surclassate dagli ululati sferzanti dei Diavoli del Sud che battevano senza sosta ogni pertugio di quel posto. L'enorme cortina di sabbia, suffragata dalle forti correnti ascensionali, erodeva a poco a poco le pareti di fango delle tane gettando nel panico l'intera popolazione del villaggio. Ero forse giunto troppo tardi? Sebbene la visibilità fosse ridotta a zero, cercai comunque di farmi spazio tentoni. Sapevo di non poter più contare sui miei soli occhi, dovevo concentrarmi per riuscire a ristabilire la connessione telepatica che mi legava al bambino.

"Dove sei?" gli chiesi.

La sua voce sopraggiunse debole e intermittente: "Avanza per altri dieci metri dinanzi a te, dopodiché svolta verso ovest, oltre i piccoli casali color mandrino."

Svolsi alla lettera le sue indicazioni e finalmente alcuni profili di vita si delinearono nella cortina di sabbia turbolenta. Il bambino si reggeva saldamente alla carrucola arrugginita di uno dei pochi pozzi in pietra rimasti integri nell'oasi del sobborgo. Abbarbicati ai suoi sandali, una dozzina di Gerboa lottavano per non perdere la presa! Tra questi scorsi il vecchio Thar! Il suo pelo rinsecchito s'incartapecoriva sotto la pressione dei flussi d'aria. Mi salutò con un cenno del muso: «Bentornato! Qual buon vento?»

«Qual buon vento? Il peggiore dei venti!»

Dovetti sorreggermi anch'io alla struttura metallica della puleggia del pozzo per non perdere l'equilibrio. Il bambino notò sul mio viso i grumi di sabbia umida che si erano raggranellati vicino agli occhi, asciugando così in parte le lacrime. Batté le palpebre lentamente, dopodiché mi fece una domanda dandomi l'impressione di conoscere già l'amara risposta: «Cos'hai scoperto in seno al male?»

Non ebbi nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia: «Niente di così importante.»

Thar mi esaminò sospettoso attraverso le spesse lenti dei suoi pince-nez dopodiché si rivolse al bambino: «Egli ha visto ciò che solo il caos può mostrare all'uomo: il futuro e il passato. La desolazione l'ha colpito dritto al cuore! Il suo animo si è smarrito!»

«È così?» mi domandò in seguito il bambino.

«Non proprio» mentii.

Mentre cercavo di nascondere l'imbarazzo della menzogna, le mie ultime speranze di salvezza, i miei ultimi aneliti di riscatto, svanivano al pensiero che fossero trascorsi ben due anni dal mio naufragio. Nessuno si sarebbe salvato dai Regni Oscuri! Non sarei mai più tornato a casa. Né io né il bambino. E per quanto la mia voglia di vivere cercasse di rifuggire dalla verità, sapevo che il destino era segnato e vergato dal riflesso inclemente dello specchio del futuro.

«Lo udite anche voi?» domandò Thar.

Nel fragore dei Diavoli del Sud squittii acuti emergevano a tratti, seguiti da un forte e crescente scalpiccio che pareva volersi avvicinare nella nostra direzione. Centinaia di Gerboa, guidati dall'angoscia, si erano riversati da ogni vicolo del villaggio raggiungendo l'oasi! Il forte vento ne spazzava a decine come fossero formiche, inghiottiti dalle fauci insaziabili della tempesta di sabbia! Alcune frotte riuscirono a raggiungermi aggrappandosi ai bordi laceri dei miei pantaloni! In men che non si dica una vera e propria catena vivente di Gerboa si reggeva a me nel disperato tentativo di sopravvivere alla furia cieca dei Diavoli del Sud! La carrucola prese a scricchiolare sotto le mie dita: il peso del mio corpo, sommato a quello del bambino e all'intera colonia di roditori stava mettendo a dura prova la sua stabilità. La pressione del vento era tale, che la colonna di roditori si sollevò alta dal terreno come una fune di spago legata precariamente ai miei piedi! Sarebbe bastato un solo strattone della caviglia per porre fine a centinaia di vite innocenti! Iniziai a sudare freddo. Eravamo sotto scacco!

Il bambino riprese a parlarmi: «Se Thar ha ragione... se davvero hai visto nel futuro, allora saprai di certo come risolvere questa situazione. Non è così?»

Ammutolii. Per quanto mi sforzassi di essere sincero, non mi era davvero possibile raccontargli ciò che avevo visto realmente attraverso gli occhi di Serpe Nera. Esisteva forse un modo delicato per dire a un bambino che il suo mondo era sull'orlo del baratro? A volte una brutta verità può esser meno dannosa di una bella bugia, mi disse la coscienza. Malgrado ciò, non appena aprii bocca per tentare di narrare ciò che sarebbe accaduto una volta tornati sull'isola, le parole mi si spensero sul nascere. Gli occhi del bambino, uniti a quelli delle centinaia di Gerboa, mi fissavano in trepidante attesa: ogni creatura di quel posto versava i propri ultimi istanti di vita in attesa di una mia riposta. In quegli sguardi la speranza non era ancora svanita del tutto. In qualche modo credevano in me più di quanto io potessi fare per me stesso. Quando una tremenda verità può uccidere, chi la conosce diventa responsabile delle possibili vittime, rimuginai. Trovai dunque una mezza riposta: «Dovremo attendere il passaggio della tempesta e resistere.»

«Che cosa?» sbottò Thar.

«Signore, con tutto il dovuto rispetto, le ha dato di volta il cervello? La perturbazione non cesserà mai fintantoché anche l'ultimo Gerboa avrà ancora ossigeno nei polmoni! I Diavoli del Sud martoriano queste terre da anni e non si fermeranno finché non avranno portato a termine la loro missione: annientare la vita e la quiete del Grande Deserto! Attendere la loro scomparsa significherebbe morire prima del tempo!»

Il bambino convenne col Cercatore: «Ha ragione. Serpe Nera non si fermerà, dispone ancora di una tremenda quantità d'energia da poter scatenare. Lei cerca i colori, mi dà la caccia. Sa che sono qui! Il caos che pervade il Grande Deserto demarca la proprietà della perla lucente del blu ai Regni Oscuri. Solo annientando la tempesta di sabbia dall'interno riusciremo a recuperarla, e restituire pace e quiete a queste terre.»

Lo ascoltai con attenzione: ci credeva ancora. Niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Confidava nel potere dei colori del suo arcobaleno e avrebbe fatto di tutto per proteggerli dal male. La forza della tempesta di sabbia aumentò a dismisura! Alcune pietre del pozzo iniziarono a vibrare violentemente disgregandosi a poco a poco. Il ferro della carrucola arrugginita prese a piegarsi a vista d'occhio, fin quando non si spezzò come un grissino! Nel momento in cui le forti raffiche stavano per risucchiarci verso l'alto agii d'istinto: ancora una volta incagliai l'Underwood nella sabbia alla stregua di una spada conficcata nella roccia! Il bambino, Thar, e tutta la colonia di roditori si reggeva adesso disperatamente sulla scocca della mia macchina da scrivere! L'argine del pozzo si frantumò! Le pietre furono risucchiate all'istante sparendo nell'oblio di quella cappa avvolgente.

«Sai quello che devi fare» mi disse il bambino.

Guardai il rullo dell'Underwood e dopodiché la tastiera: l'intera macchina da scrivere brulicava di Gerboa che lottavano con tutte le loro forze per non essere spazzati via dal vento!

«Come faccio a scrivere in queste condizioni?» domandai al bambino.

«Non sono mai esistite buone condizioni per scrivere. Siamo noi stessi le buone condizioni per farlo!»

Cercai d'isolarmi chiudendo gli occhi. Mi serviva la giusta dose di concentrazione, malgrado ciò la tempesta prese a fischiare con ancor più intensità! Il rumore del vento di scirocco e della sabbia smossa era talmente intenso che non riuscivo più a sentire quello che mi stava cercando di dire il bambino. L'estremità finale della catena vivente di roditori iniziò a cedere! Decine di Gerboa furono inghiottiti dalle raffiche! La forza centrifuga di quella tempesta stava diventando insostenibile! Nelle mie mani percepivo un potere limitato: sarei riuscito a placare il caos?

Thar gridò a squarciagola affinché potessi sentirlo: «Il Pianista! Il Rhaal del deserto! Solo lui potrà salvarci! Negli antichi testi dei miei avi si narrava di uno scrittore che sarebbe stato in grado di evocarlo e liberarlo dalla sua prigionia. Signore, quello scrittore si dà il caso che è lei! Abbia fede nei suoi strumenti di lavoro, si sforzi. Lo faccia per noi, la prego!»

Non era facile trovare la giusta dose di concentrazione, malgrado ciò alcune parole mi sopraggiunsero nella mente e le battei a macchina senza perdere tempo!

"Aliti di vento ridestarono dalla sabbia il suo spirito ribelle. Indomito al cospetto del cuore più arido della Terra, egli era capace di sopravvivere all'incuranza del mondo. L'eleganza non era insita nella sua natura, ma non per questo la disdegnava. Malgrado ciò non ne faceva di certo virtù di prim'ordine. Il suo segreto era sapere che l'arte dà ascolto a chiunque sia in grado d'interpretarla."

Mr UnderwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora