Capitolo 10

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«Tornerò a prendervi presto» fischiò Vento Gelido, poggiandoci dolcemente sul prato.

«E noi saremo qui ad aspettarla, signor Vento Gelido» rispose cordialmente il bambino.

Fu con un sibilo, ed una brezza carezzevole, che Vento Gelido si congedò porgendoci i suoi ultimi saluti. La sconfinata steppa ci accolse così di desolate praterie e arbusti dai colori spenti. Un delicato manto di candida e sottile neve ricopriva timidamente ogni cosa attorno a noi.

Il cielo plumbeo, come una cappa avvolgente, sovrastava quella steppa quasi fosse un maleficio mascherando il sole d'ombre sfuggenti. Le piante, bruciate dal gelo pungente, si dilungavano in rami storpi e decadenti, afflitte da una qualche ignota e ripugnante malattia. Ben presto ci rendemmo conto di come, quell'atmosfera cupa e stagnante, fosse in grado di prosciugare ogni nostra sorta di vitalità. Consapevoli di avere un compito ben preciso da portare a termine, procedemmo caparbi in quella che era divenuta una vera e propria marcia contro il torpore.

«È tutto così spento quaggiù...» bisbigliò il bambino.

Non potei biasimarlo. Qualcosa d'innaturale e ostile permeava quel posto tanto lugubre. Avanzammo sempre con più fatica; mi portavo appresso il bauletto, custodia dell'unica arma nonché difesa in mio possesso. Mi chiedevo se sarei stato in grado di attingerne ancora, man mano che le forze andavano a scemarsi.  Quand'ecco che c'imbattemmo in qualcosa d'inconsueto: ad un centinaio di metri, un ceppo carbonizzato s'ergeva da uno spiazzo di terra battuta, nel bel mezzo della steppa. Ai suoi piedi, un cumulo di ossa indistinte fungeva da monito ad eventuali visitatori. Al suo apice invece, giaceva la perla del rosso, incastonata tra rovi e coperta da un velo di cenere che ne sbiadiva il colore.

«Ci siamo» annunciò il bambino soffermandosi «quello è il covo di Grigio Avvoltoio. Dovremo stare all'erta, egli regna in queste terre e ne è padrone. Sa come nascondersi alla vista. Potrebbe tenderci un agguato in qualunque momento. Ci sta osservando, lo sento.»

Avvertii un forte odore di putrido aleggiare nell'aria, tuttavia non riuscii a localizzarne la fonte. Raggiunto lo spiano il bambino non poté che gemere dal disgusto d'una vista orripilante. La terra battuta era cosparsa da corpi inermi d'animali riversi a terra: dieci lepri, due antilopi della steppa, una volpe e un lupo. Agonizzanti d'una stanchezza innaturale giacevano nel terriccio come morti eppure, di tanto in tanto, alcuni di loro muovevano le zampe in sprazzi d'energia incostanti.

«Che tremenda disgrazia è mai questa?» domandai, accasciandomi a terra lentamente, privato delle forze.

Il bambino, che a sua volta cadde prono a pochi passi da me, mi rispose a fior di labbra: «Senza la perla lucente del rosso, questo posto assorbe e priva l'impeto altrui. Gli animali che vedi sono stati derubati della loro voglia di vincere e sopravvivere. Ogni energia è stata loro sottratta.»

Finì la frase a malapena e fu in quel frangente che notai qualcuno, con la coda dell'occhio, planare attorno al ceppo come un'ombra assassina. Mi voltai appena in tempo per osservarlo atterrare alle nostre spalle con un tonfo sordo. Fu allora che ne distinsi chiaramente le zampe dalla pelle raggrinzita, con artigli neri come la pece affondare nel terreno. Il piumaggio consunto e di colori spenti ricopriva il corpo storpio e curvo. Un fetore nauseabondo s'infiltrava dalle narici languendo la poca lucidità rimasta.

«Sarete le ultime portate del mio regale pasto!» pulpò, maligno.

Torreggiò poi sul bambino, piegando quel collo lungo e senza piume: «E tu sarai il mio dessert» concluse teatralmente.

Volò sul tronco, con poca grazia nei movimenti, appollaiandosi sulla perla scarlatta, principale adornamento del trono in decadenza. Dispiegò le ali sudice e ci accolse meschinamente, presentandosi: «Benvenuti nel mio reame! Il regno della steppa di Grigio Avvoltoio. Qui nessuno può scorrazzare in giro, se non il sottoscritto. Sarete miei fedeli sudditi, fintantoché avrete in corpo ancora gocce d'impeto. Dopodiché morirete ed io mi nutrirò delle vostre carcasse indisturbato, finché la sazietà me ne concederà.»

Mr UnderwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora