Ricercatore suicida: concorso truccato e perdita del lavoro

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Si ringrazia Evgenij per la sua collaborazione.

Luigi Vecchione era un ricercatore che, con contratti a tempo determinato, lavorava all'università La Sapienza. Pare che stesse lavorando alla possibilità di creare energia con l'interazione tra idrogeno e etanolo.

Secondo le ricostruzioni, quest'uomo avrebbe tentato il concorso come tecnico amministrativo di laboratorio all'università La Sapienza, sperando di trovare un lavoro stabile, ma nonostante il buon piazzamento non è stato preso.

Non è stato però questo a far scattare il tutto, ma una presunta frase pronunciata da un professore: «sei stato anche bravo, considerato che non eri portato da nessuno».

Convinto di essere stato scavalcato dai raccomandati, ha denunciato il fatto, ma le indagini non hanno portato a niente, l'unico risultato è stato il non rinnovo del contratto.

Non sopportando tutto ciò, Luigi si è tolto la vita con una pistola rudimentale, lasciando una lettera ai genitori.

L'avvocato ha dichiarato:

«Accanto al corpo c'era un biglietto firmato dal ricercatore, in cui chiedeva ai suoi genitori di contattarmi e di consegnarmi tutti i documenti: ero sconvolto quando mi hanno chiamato i carabinieri. Ora ho consegnato tutto alla Procura, che ha aperto un fascicolo contro ignoti»

Per quanto il gesto, a mente lucida, appaia esagerato, proviamo a metterci nei suoi panni: abbiamo dato anima e corpo, dedicato anni e anni allo studio, una vita di sacrifici, impegno e spese allo scopo di raggiungere una posizione.

Ma a quel punto ci chiedono: "Chi ti raccomanda? Nessuno? Fuori di qui allora!"

E qui l'intero castello faticosamente costruito crolla solo perché non sei parente della persona giusta.

Allora proviamo ad opporci a questo male. Ci sono delle leggi e tentiamo di farle valere.

Tuttavia, bisogna riconoscere che la capacità di denunciare simili ingiustizie dipende anche da chi sei e da chi denunci, e ancora una volta l'autorità fa spallucce, sei perfino privato del lavoro perché hai osato segnalare.

Come se poi non bastasse le voci di certo si diffondono, già ci si può immaginare come i responsabili di altre facoltà potrebbero non gradire uno che parla troppo o che protesta, visto che tanto la lista di candidati per un posto è lunghissima e hanno solo l'imbarazzo della scelta.

A quel punto qualsiasi speranza va in pezzi, ti senti sconfitto da ogni punto di vista, umiliato e pensi di aver dato tutto per niente.

Attenzione, non vogliamo fare di tutta l'erba un fascio: esistono molti professori onesti. Tuttavia, è un dato di fatto che il nepotismo e il clientelismo siano mali che affliggono anche il mondo accademico, e che, da soli, non si possono contrastare efficacemente. E qui sta il punto: dobbiamo affrontarli uniti. Per fare un esempio, in Italia esiste ADI (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani), un'associazione che lotta per ottenere maggiori finanziamenti per le università, una riforma sull'assunzione dei ricercatori (che ponga fine al precariato e a condizioni di lavoro inadeguate), e migliori stipendi per dottorandi, postdoc e ricercatori.

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