Rabbia e odio

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Cari lettori, qui è il vostro fanwriter91.

Vi voglio confidare una mia esperienza molto personale, in cui sono stato io lo stronzo di turno.

Ebbene sì, ho certe macchie sulla coscienza che sento il bisogno di lavare.

C'era (e c'è ancora) una persona con cui mi sentivo su Internet. Fu uno dei miei primi contatti su EFP. Nel corso degli anni venne fuori che era credente convinto/a (dovrei aggiungere altre cose, ma ci sarebbero dei suoi fatti troppo personali).

Io, a quei tempi, ero estremamente critico nei confronti del cristianesimo: non solo per la lettura di passi biblici che avevo trovato aberranti (il Vecchio Testamento è tutto un ordinare genocidi, e ci sono dei passi di Gesù piuttosto equivoci), ma anche perché molte delle persone più perfide che avessi mai conosciuto erano casa e chiesa (tra questi si annovera il mio falso amico e la prof che mi ha modificato i risultati per espellermi dall'università). Avevo anche avuto modo d'incontrare un vero fanatico religioso, un anziano che sprizzava rabbia e odio da tutti i pori, che vantava conoscenze teologiche al di sopra dei cardinali, ma che non aveva nemmeno delle nozioni di catechismo. Costui parlava anche di persone in contatto con Dio che dicevano: "prima la Madonna, poi mia madre!". Di fronte alle mie domande e provocazioni, si limitò a rispondere con rabbia. Io allora risi e me ne andai dicendo "ora andrò a casa, lavorerò il sabato e mangerò crostacei. E lei non potrà lapidarmi!" (per chi non l'avesse capita, nel Vecchio Testamento è prevista la pena di morte per tali azioni, sul lavorare il sabato è pure applicata).

Dall'odio verso il bigottismo si genera la rabbia, e la rabbia poi porta a degenerare. Io sono stato polemico: era più un atteggiamento passivo-aggressivo e inopportuno, che ha più volte offeso questa persona profondamente credente. Abbiamo avuto anche dei conflitti (da me causati) e anche una lite.

Inoltre, per disprezzo verso questo suo lato, ero diventato eccessivamente critico nelle recensioni, al punto tale da risultare sgradevole (correggevo i congiuntivi perfino nelle chat), mentre quando lui/lei mi segnalava gli errori dicevo qualcosa tipo "ma com'è possibile?! L'ho letto 5 volte, maledizione!".

Provavo anche rabbia perché i protagonisti del suo racconto, seppur avessero seri problemi, erano andati incontro a grandi successi universitari. Io invece avevo dovuto abbandonare e avevo collezionato fallimenti.

Ho tentato di troncare del tutto varie volte, e quando lui/lei mi reinviava una richiesta di amicizia su Facebook io semplicemente la rifiutavo. Dopo un suo ennesimo tentativo, sono esploso, ho detto quello che pensavo (ho tirato in ballo il fatto che i cristiani fossero le persone più perfide che avevo mai incontrate, ho esposto con rabbia il mio odio verso il Vecchio Testamento, che mi pareva un testo nazista, più altri elementi troppo personali per parlarne). A quel punto mi aspettavo che tal persona reagisse con rabbia, ma venne fuori solo tristezza che il nostro rapporto si fosse concluso così. In mezzo c'era anche un "come hai potuto non accorgertene?", riferito a quanto dei miei commenti facessero male.

E di colpo mi sono sentito crollare tutto addosso, sono letteralmente rinsavito e mi sono fiondato a scusarmi. Letteralmente mi stavo ripetendo "cazzo, cos'ho fatto?! Ma cosa mi è preso?!".

Quando mi sono reso conto del mio comportamento è stato come il risvegliarsi da un incantesimo, come una sorta di metamorfosi che un po' paragono a quella dell'Innominato (solo che nel mio caso sono semplicemente tornato me stesso). Ed è stata la sua reazione gentile a farmi rinsavire: da dove mi aspettavo odio è venuto l'amore, e questo ha spazzato via l'altro odio.

Era la rabbia che mi faceva parlare in quel modo, e ho sbagliato clamorosamente a sfogarla su chi non ne aveva colpa alcuna.

La mia esperienza deve essere un avvertimento, il ricordare che il nostro nemico sono l'estremismo, il bigottismo e l'intolleranza, non la religione in sé.

Alla fine, citando Train de vie, un film bellissimo sulla Shoah,

"la questione non è solo sapere se Dio esiste, ma se noi esistiamo",

ovvero, quello che conta non è credere in Dio, ma credere nell'umanità (ringrazio Evgenij per la citazione).



Un abbraccio

fanwriter91

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