ɕαԹίϯσʆσ 2

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Only - Imagine Dragons

La pioggia sbatté per l'ennesima volta sul liscio vetro della mia finestra, ed il mio cane si mise ancora più vicino a me, infilando la testa tra il mio fianco ed il braccio.

Le immagini scorrevano veloci sul computer che i miei genitori mi avevano preso anni prima, al mio compleanno.

Ero finalmente sola in casa: ero arrivata da già due giorni, e Scarlett ed i miei non mi avevano lasciata da sola per neanche un minuto.

Per carità, mi erano mancati moltissimo, ma, come ogni essere vivente, avevo bisogno dei miei spazi.

Scarlett era uscita con il suo ragazzo mentre i miei erano andati ad una cena di lavoro.

Avevo la perfetta occasione per rilassarmi sul mio letto per un po' e fare una vera e propria maratona di Stranger Things.

Amavo quella serie? Indubbiamente.

In uno dei momenti con più suspence, sentii la porta sbattere e qualcuno fare un verso strano, strozzato.

Senza indugiare troppo spostai il computer da sopra le mie gambe ed in quell'esatto momento Scarlett corse piangendo verso di me.

«Scar.» sussurrai, abbracciandola e accarezzandole dolcemente la schiena, cercando di calmarla. «Cos'è successo?»

«Mi ha tradito.» rispose con voce strozzata tra i singhiozzi.

La rabbia mi iniziò a ribollire nelle vene. Come poteva un ragazzo tradirla? Aveva un carattere fantastico, era dolce e sempre disponibile, e di bell'aspetto.

John era sicuramente un coglione, lo capii in quell'esatto momento.

Strinsi la mia gemella più forte, senza dire nient'altro.

Sapevo che doveva sfogarsi, e quello era il modo in cui lei lo faceva.

Io avevo altri metodi, come ad esempio incavolarmi e rompere tutto, o, in questo caso, sbraitare contro il diretto interessato.

Dopo un paio di minuti Scarlett si separò da me, asciugandosi le guance umide e nere a causa del mascara sbavato.

«Vuoi un po' d'acqua?» chiesi.

«No.» rispose in un sussurro. «Grazie Ava.»

Addolcii la voce, facendole capire che non volevo metterle fretta. Mi sedetti sul letto e lei mi seguì subito dopo. «Vuoi parlarne?»

Mia sorella annuì.

«Doveva venirmi a prendere, ma mi aveva detto che aveva avuto un'imprevisto e che quindi ci dovevamo vedere direttamente lì. Così sono andata al cinema con la mia macchina, senza farmi troppi problemi. Ho aspettato mezz'ora e di lui non c'era traccia. Ho acceso il motore dell'auto e mi sono diretta a casa sua. Stava con un'altra, Ava. La stava baciando. Non... non mi sono neanche fatta vedere, ho visto tutto fuori la finestra.» concluse in un sussurro.

Io volevo sempre di più ucciderlo. Nessuno trattava così mia sorella, quello era poco ma sicuro.

«Quindi lui non sa che lo hai visto?» chiesi cercando di risultare calma.

La mia mente era partita, e le idee per vendicarmi stavano venendo tutte a galla.

«No, non lo sa.» Scar chiuse gli occhi. «Cosa devo fare ora, Ava?»

Mi morsi il labbro, sapendo già che l'idea che avevo in mente non le sarebbe piaciuta.
La mia gemella era troppo ingenua e buona per quello.

«Ti devi vendicare facendoti desiderare.»

Scar scosse meccanicamente la testa. «No. Non sono capace di fare queste cose, e lo sai bene.»

Alzai gli occhi al cielo.

Troppo. Ingenua.

«Non ho mai detto che devi farlo tu, Scar.»

«Mi stai dicendo che-» si fermò, metabolizzando ancora la cosa.

Io accennai un sorriso, un sorriso piccolo piccolo.

Vedevo già la faccia di John, quando lo avrei fatto soffrire. O meglio, Scarlett.

«Diventerò te.» feci spallucce. «Non sarebbe la prima volta.»

La mia gemella annuì. «Mi farà sentire meglio?»

La strinsi in un piccolo abbraccio, sentendola di nuovo riprendere a piangere. «Sì, te lo prometto. In questi giorni lo eviterò, facendo finta di essere te, poi dopo mi farò desiderare, e giuro Scar che ti sentirai meglio. Sentirà quello che stai provando tu ora.»

Scar annuì di nuovo. «Va bene. Solo... puoi essere me anche in pubblico? Sai sarebbe strano se prima ti vede vestita in un modo, poi-»

La interruppi di nuovo, perché vedevo la fatica che faceva per parlare senza far tremare la voce. «Certo, va benissimo.»

Scar tirò su con il naso. «Eppure lo amo tanto, Ava.»

Il tono che usò mi fece quasi venire voglia di piangere.

Era carico di dolore, rimpianto e senso di colpa.
Come glielo spiegavo che lei non aveva fatto niente, che era perfetta così com'era?
Come glielo spiegavo che era lui lo stronzo, e non lei?

La ristrinsi a me. Le feci appoggiare la testa sulla mia spalla e le accarezzai i capelli biondi.

Mi stringeva come se ne valesse la sua vita, e forse in quel momento era proprio così.

Ero così tanto arrabbiata. Vederla in quel modo e non poter fare niente era straziante.

Volevo urlare per lei, andare lì e prendere a pugni John ma sapevo che non avrebbe aiutato Scarlett.

Avrei aiutato solo me, ma in quel momento non dovevo essere egoista.

La mia gemella, la mia metà, aveva bisogno di me. Ed io avrei cercato in tutti i modi di aiutarla.

Non c'era un perché, era semplicemente così e basta. Era mia sorella, la mia migliore amica, la mia compagna di crimini, e se lei stava male stavo male anche io.

Essere gemelle significava questo, o forse non c'entrava niente con il fatto di essere nate lo stesso giorno.

«Ti voglio bene, Ava.» sussurrò dopo almeno dieci minuti e cento singhiozzi dopo.

«Te ne voglio anche io, Scarlett.»

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