ɕαԹίϯσʆσ 4

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Let her go - passengers

Mia sorella rilasciò un sospiro di sollievo appena entrammo in macchina.

Era solita guidare lei, ma dato che dovevo fingere io di essere Scarlett, mi misi alla guida quel giorno di settembre.

«Com'è andata?» chiesi in un sussurro, accendendo il motore.

Io e Scarlett frequentavamo pochi corsi in comune, e quel lunedì non ce ne era stato neanche uno.

Scar poggiò la nuca sul sediolino di pelle. «Cinque professori mi hanno fatto dire com'è stato il tuo stage.» poi sospirò, «A te con John?»

«Vuole capire cosa ti passa per la testa.» dissi accelerando e superando un camion dei traslochi.

La mia gemella annuí leggermente, poi si immersa nei suoi pensieri ed io nei miei.

Mi chiedevo se John avesse qualche sospetto. Non sul fatto che io e Scarlett ci eravamo invertite, ma sul fatto che io sapevo.

Guardai un attimo mia sorella con lo sguardo perso nel vuoto, le braccia lasciate cadere di fianco al busto e la testa appoggiata al vetro del finestrino.

Come potevo farle provare meno dolore?
Io non sapevo niente di ragazzi, a stento in primo liceo avevo dato il mio primo bacio.

«Smettila di fissarmi.» disse dopo qualche secondo Scar, accennando un sorriso.

«Scusa.» farfuglia, poi mi riconcentrai sulla guida.

John Smith la stava per pagare. Non mi sarei fermata fin quando non avessi visto con i miei occhi il suo cuore ridotto in mille pezzi, proprio com'era quello di Scarlett in quel momento.

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Stavo versando la pasta frolla dentro la teglia quando la mia gemella si sedette sullo sgabello in cucina, con aria stanca e con già addosso il pigiama.

Eravamo tornate a casa da meno di tre ore, e già aveva deciso di prepararsi per la notte.

«Stavo pensando...» sussurro quando iniziai a stendere la pasta con il cucchiaio, in modo che fosse omogenea ovunque. «Che forse la nostra non è la miglior vendetta.»

Quasi feci cadere il cucchiaio dentro la pasta frolla, ma mi ripresi in tempo e ringraziai il cielo per essere di spalle a mia sorella.

«Di che cosa stai parlando?» feci finta di non capire.

Non voleva sentirsi meglio?

«Sto solo dicendo che così avrà una scusa in più per lasciarmi.» Io non risposi, così lei continuo. «Se lo ignoro, o meglio tu ignori lui, avrà una scusa per allontanarsi e stare con la sua amante. Se invece fai finta di essere me, se stai insieme a lui, forse si innamorerà di nuovo.»

Mi girai improvvisamente verso di lei. «Non voglio che si innamori di me.»

Scarlett annuí. «Lo so, dico solo che secondo me è meglio.»

Alzai gli occhi al cielo. «Così dovrei fingermi io la sua ragazza e stare con lui? Non ti dà fastidio il fatto che mi vorrà baciare o fare... altro?»

Scarlett alzò le spalle. «Mi ha tradito, Ava. Non mi interessa più niente che non sia la nostra vendetta.»

Inarcai un sopracciglio, per vedere se era onesta.

Sapevo che infondo le dava fastidio, ma sapevo anche che lei non sarebbe mai riuscita ad affrontare John. Spettava a me, quindi, farlo.

Mentre Scarlett continuava a parlare e ad elencarmi tutte le cose da fare, io misi la teglia della torta del forno.

Quel pomeriggio stavo scoprendo tantissime cose sul ragazzo di mia sorella, alcune importanti e altre un po' meno.

Il suo colore preferito era il giallo. Durante il tempo libero giocava ad hockey con suo fratello. Era allergico alle mandorle.
Adorava quando mia sorella gli faceva dei complimenti o gli diceva che l'amava.

Adorava anche i baci sul collo e quando gli si accarezzano i capelli, ed in quel momento mi chiesi se si sarebbe accorto che non ero la sua Scarlett, perché io non avevo mai dato dei baci sul collo, o accarezzato dolcemente i capelli di qualcuno.

Mentre mia sorella me ne parlavo, vedevo una scintilla attraversarle gli occhi castani. Non c'era solo l'amore, in quel riflesso, c'era anche malinconia.

Era passato già un po' di tempo, eppure a lei continuava a mancare. Nonostante tutto il male.

Scoprii anche che John aveva l'abitudine di chiamare Scarlett durante la notte, quando non riusciva a dormire. Restavano a telefono per ore, magari solo a sentire il respiro dell'altro, ma sentendone comunque la presenza.
E mia sorella specificò che, nonostante stessero insieme da più di un anno, non si erano mai spinto oltre un bacio passionale.

Fui attraversata da una gelosia improvvisa: volevo anche io qualcuno così. Qualcuno che sarebbe rimasto nonostante tutto.

«Un'ultima cosa, Ava. Me lo devi promettere: non innamorarti mai di lui.» mia sorella pronunciò le parole con una freddezza che non pensavo le appartenesse.
Era ancora ferita, ma infondo come biasimarla?

In un certo senso con quella frase mi stava proteggendo.

Così la abbracciai, poi le feci vedere le mani, per mostrarle che non stavo incrociando le dita. «Te lo prometto. Non mi innamorerò di John Carter Smith.»

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Grazie ancora a chi ha votato. Lo apprezzo veramente molto e mi fa davvero piacere.
-sil 💗

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