Attacchi di panico [8]

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Sono le 8 di mattina,
Matti sta ancora dormendo, quanto è bello, sembra così sereno,  senza le solite  linee d'espressione marcate, gli do un bacio sulla guancia e mi avvicino con la bocca al suo orecchio,
"Amore svegliati."

Senza aprire gli occhi la sua mano destra corre lungo il mio fianco fermandosi sulla schiena, tirando il mio corpo verso il suo, apre gli occhi,
"Buongiorno" mi dice con la voce sporca dal sonno.

"Ti ricordi cosa dobbiamo fare oggi?"

"Dai non fare la guastafeste." Inizio a baciarmi, sperando che me ne dimentichi,
lo allontano,
"Mattia per favore."  Lo guardo seria.
Si alza dal letto senza aggiungere nulla,

Mattia pov

Non so se ci riesco, a star lì a vedere mia madre in un letto d'ospedale, a guardare negli occhi mio padre fingendo che non sia successo nulla, tanto puoi solo fingere che non sia successo nulla in pubblico perché sennò sia mai che si rovina il cognome.

Prendo il pacco di sigarette che sta sul bancone della cucina, ne estraggo una ma non trovo l'accendino,

"Cerchi questo?"
Mi giro verso la porta della cucina, c'è Angie con indosso solo la mia maglietta e un intimo alquanto provocante,
"Si.."
Si avvicina e me e mi accende la sigaretta, faccio un tiro e gli soffio in faccia il fumo, e nella nebbiolina che ho creato mi avvicino alle sue labbra, mi sento sempre a casa quando mi sta vicino, si stacca "Mi vado a preparare", e mi lascia un tenero bacio sulla guancia.

"Daiiiiii Matti muoviti, che poi finisce l'orario di visite."

Sono seduto in bagno sul bordo della vasca in preda a un mezzo attacco di panico, non voglio mostrarmi così lei...non penso saprebbe reagire senza andare in panico anche lei...mi lavo la faccia, ma fatico a respirare, un enorme peso sul petto mi devia dal riempire completamente i polmoni, mi scendono un paio di lacrime, pensieri positivi, passa velocemente, respira, piccoli respiri, continuo a ripetermi...

Un'ora dopo esco, Angie mi fissa con uno sguardo duro finché non capisce che ho gli ho occhi rossi, mi prendere una mano, " Matti perché hai gli occhi rossi?"
Cerca di spronarmi a parlare, anche se penso che abbia capito tutto, "Niente, mi sono lavato la faccia e del sapone è finito negli occhi."
"Non mi dire cazzate."
"Stai tranquilla."  Porta la mia mano alla sua bocca e gli da un bacio, come farebbe una mamma la bua del proprio figlio.
"Non ti credo, ma se devi stare così ci possiamo andare domani, o dopo domani..."
"Se non ci andiamo oggi penso che non avrò più un minimo di coraggio per andarci."

Arriviamo all'ospedale di Pesaro.

"Ciao, sto cercando la stanza in cui sta Rita Veri."
"Lei è un parente?"
"Sono il figlio."
"Ok, stanza 22 letto 3."
"Grazie mille, buona giornata."

Prendo la mano di Angie per farmi coraggio da solo, mi risento come in bagno, un peso gigante sul petto, metto gli occhiali da sole, in caso mi si facessero gli occhi lucidi.

Due stanze prima della sua Angie si ferma, "Fermati e guardami negli occhi."
Mi giro verso di lei ma non oso obbiettare, mi toglie gli occhiali,e con il pollice mi accarezza la guancia.
"Fai un respiro profondo, ora entriamo lì e fregatene di tuo padre, tu sei lì per tua madre, qualsiasi cosa accada ci sono io."
"Grazie di tutto." Mi accenna un sorriso, poi mi prende la mano ed entriamo entrambi nella stanza...

Mio padre incredulo di vedermi mi si avvicina mettendomi una mano sulla spalla dicendomi che non c'è da preoccuparsi è fuori pericolo, schifato gli tolgo la sua sudicia mano, e mi avvicino al suo orecchio, e bisbigliando gli dico" La mamma sarà fuori pericolo quando scapperà da te."

Mi avvicino al corpo di mia madre, che non sembra neanche lei, così ferma, così silenziosa,  Angie si avvicina a me abbracciandomi da dietro, il suo calore mi scalda il cuore, che dopo aver visto mio padre si era congelato.

Bacio sulla fronte mia madre e facendo il dito medio saluto mio padre.

Ho bisogno di uscire, questo ospedale mi sta soffocando, e capisco che mi sta riprendendo un attacco di panico quindi inizio a correre verso l'uscita.

Angie POV

Ho perso Matti è corso via, adesso ho bisogno di capire davvero cosa gli succede.

Esco e lo trovo seduto per terra, che finge di non piangere con  gli occhiali da sole addosso, mi siedo a terra davanti a lui, "Matti, cosa ti sta succedendo, è da stamani che stai così, capisco che è dura la situazione, ma qui il problema non è solo tua madre giusto?"

Non mi degna di risposta, allora gli prendo il mento con due dita e dolcemente alzo viso che era rivolto verso terra, gli tolgo gli occhiali da sole, e i suoi occhi parlano da soli, sono dipinti di un rosso acceso,
mi penetra con quello sguardo che mi fa male vedere,
e con voce roca, " da piccolo soffrivo di attacchi di panico, ma oggi ne ho già avuti tre..ho bisogno di allontanarmi da quel pezzo di merda di mio padre, ma non posso, perché mia madre non è abbastanza forte per mandarlo al diavolo, e quindi tutto questo mi logora dentro, e non posso farci un emerito cazzo, e ora mi sono tornati sti cazzo di attacchi di merda."
Mi alzo e gli tendo la mano per alzarsi, gli ridò gli occhiali, e dall'ospedale decisi di portarlo agli orti Giuli, un parchetto vicino all'ospedale, almeno abbiamo più privacy, possiamo fumarci un cannone e camminare fino a lì lo avrebbe fatto scaricare un po'.

Una Vita BruciataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora