Come uno zombie[10]

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Sono passate tre settimane da quando ho visto l'ultima volta Mattia, in sto periodo ho rialzato tutte le materie che avevo sotto, anche se non mi sto troppo prendendo cura di me, diciamo che sono dimagrita troppo, e le occhiaie che arrivano a terra diciamo che non aiutano a non sembrare uno zombie.

Metto le cuffiette, e mi incammino verso scuola, quando uscendo dal portone c'è lui, appoggiato alla sua macchina, lo guardo pietrificata, ormai ha alzato lo sguardo non posso tornare indietro, faccio l'unica cosa che posso fare, cammino verso l'uscita del vialetto e fingo di non averlo visto, inutilmente perché una mano mi blocca un braccio.

A: "Cosa vuoi?"
M:"Non è stata una scelta mia, sennò il biglietto non te lo lasciavo."
A:" Non me ne frega un cazzo, te ne sei andato, tre settimane, non sei riuscito a mandarmi neanche un messaggio? Mi prendi per il culo?"
M:"Non potevo scriverti, ho avuto dei problemi per colpa di mio padre. Poi magari quando smetti di puntare i piedi come i bambini ti spiego meglio."
Mi lascia il braccio girandosi facendo per entrare in macchina,ma si blocca di scatto quando,

"Ti prego non riandartene."
Si gira verso di me, avvicinandosi per poi chiudermi tra le sue braccia, lacrime che scendono, "Mi sei mancata."

Entriamo in casa e ci sediamo al tavolo faccia a faccia, dove inizia a spiegarmi che se ne era andato perché c'era il padre che lo cercava ma non per fare una amorevole chiaccherata, visto che gli era arrivata la voce che Mattia lo sputtanava con lo zio, dicendo la verità dei fatti e ingrandendoli, cosa vera per una piccolissima parte, cioè aveva parlato con suo zio ma per un fatto che ormai era l'unica persona della famiglia di cui si fida, non veniva a trovarmi per paura che il padre potesse darmi problemi.

"Capisci che l'ho fatto per te.." mi dice guardandomi dritto negli occhi, "capisco che la situazione, ma capisci anche te che un messaggio, o mi mandavi un tuo amico, o un piccione viaggiatore, per dirmi che stavi bene.." dico prendendo un lungo respiro per cercare di trattenere le lacrime, "poi già il fatto che dopo quello che ti ho detto quel giorno tu prendi e vai via cosi, sembrava fatto apposta.." non riuscendo più a sostenere il suo sguardo abbasso il mio, e la sua mano sfiora la mia, e io di risposta l'allontanato, lo sa benissimo che lui è diventato un mio punto debole.

M: "Scusami. Non volevo farti del male ma lo sai...mio padre è schifosamente ricco, ergo ha ingaggiato uno che mi seguisse 24 ore su 24, ed è andato da dei miei amici dicendogli che se mi facevano dormire da loro li avrebbe riempiti di botte e quindi ho ricevuto un messaggio quella notte da Paski, di stare attento a mio padre, e non volevo metterti in mezzo ma non riuscivo sul momento a spiegarti come o cosa avrei fatto. Dopo una settimana ho preso la decisione di andarci a parlare, tutto questo incontrandoci in un bar di giorno, c'ho parlato e ho sistemato le cose molto vagamente, questo perché avevo scoperto che oltre alle minacce io non potevo più  andare a trovare mia madre, perché quel testa di cazzo mi aveva messo in una sottospecie di black list, quindi appena mi ha tolto sono andato a trovarla ma.." abbassa lo sguardo "non si ricorda di me" dice con voce spezzata.

Mi alzo e vado verso di lui, prendo la sua mano e lo faccio alzare, "ora tu vieni con me, andiamo insieme da tua mamma e affrontiamo tutto ciò, non è detto che sia una cosa definitiva."
M:"Non ce la faccio."
A:"Non sarai solo, ci sarò io al tuo fianco sempre."
Si avvicina a me ma non del tutto ci separa solo un passo, "non ti obbliga nessuno, perché anche tu non te ne vai? Ti converrebbe, alla fine in tre settimane che non ci sono stato hai anche rialzato i  tuoi voti a scuola, io per te sono come un acido ti corrodo, con me si può solo sbagliare, non sono la scelta giusta, tu sei così...perfetta" e mentre diceva queste parole una lacrima rigó quel viso così tanto scavato, scavato da tre settimane di droghe e probabilmente digiuni, non oso neanche chiederglielo.
Mi avvicino a lui,  tanto che basterebbe qualche centimetro per riassaporare quelle labbra che mi sono sognata la notte per queste tre settimane, "tu pensi di farmi paura con queste parole?"
E un accenno di sorriso compare sul lato destro della bocca.
"Ste idee di merda te le ha messe in testa tuo padre, che non capisce un cazzo. Tu non sei così, tuo padre non ti conosce abbastanza, tu sei l'unico che riesce a farmi sentire a mio agio, sempre, quindi non sei un acido,  sei ciò che guarisce le mie ferite."
Accarezzo la sua guancia rigata dalla lacrima, "hai molto di più di quello che vuoi mostrare qui dentro" dico spostando la mano dal viso fino al petto dalla parte del cuore, dove riuscivo a capire che aveva un battito molto accelerato rispetto al normale, prese la mia mano nella sua tenendola ancora al suo petto, l'altra la spostava verso il mio mento che tirò piano verso il suo viso , come se avesse paura di poter rovinare tutto di nuovo, il suo sguardo dritto nel mio, le sue iridi erano contornate da un rosso tenue,  si fermò quando le nostre labbra si sfiorarono.
A:"Ti amo."

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