Capitolo 7

715 33 25
                                    

Il giorno seguente furono tante le cose che il mio cervello mise a fuoco.

C'era la luce che filtrava dalla finestra, l'odore di caffè nell'aria, un letto che non era il mio. C'era una mano che accarezzava dolcemente la mia guancia, infine un mal di testa terribile e la gola in fiamme.

«Nena svegliati è tardi.»

Mi voltai lentamente scontrandomi subito con il sorriso allegro di Paulo. Era seduto sul letto accanto a me, perfetto ed impeccabile come al solito con indosso il completo scuro ed elegante della squadra.

La felicità nel trovarmelo accanto fu velocemente sostituita dalla vergogna per il mio aspetto ed il suo enorme armadio con le ante a specchio non aiutava affatto.

Mi sentivo come appena investita da un treno. I capelli erano ormai una massa informe piena di nodi  per non parlare delle occhiaie, già pronunciate per la mancanza di sonno,erano ulteriormente accentuate dalla matita nera sbavata.

Lo guardai male per aver interrotto quel sonno tanto profondo quanto piacevole ed infilai nuovamente la testa sotto al cuscino, decisa ad ignorare le responsabilità della mia vita almeno per un'altra ora. 

«Ti prego lasciami dormire ancora prometto che non faccio guai e non mi muovo dal letto, vai tranquillo ad allenarti e quando torni butta quell'armadio orribile e prendine uno senza specchi grazie.» Provai a convincerlo con la voce rauca ancora impastata dal sonno, il risultato che ottenni fu praticamente un doppiaggio italiano di nickelback che lo fece sorridere.

«Potrei farlo anche perché sei tranquilla solo quando dormi, ma gli allenamenti sono finiti, sono le tre del pomeriggio e abbiamo meno di un ora per stare insieme non voglio sprecarla.»

Quella confessione mi risvegliò completamente e mi avvicinai a lui con un sorriso ebete stampato in faccia per lasciargli un bacio sulla guancia.

«Hai ragione scusa, stavo dimenticando che alle cinque hai l'aereo che ti porterà a salvare il mondo.» Proclamai con fare teatrale per provocarlo, adoravo scherzare con lui.

«Smettila nena ti sei appena svegliata e sei già insopportabile. Ti aspetto di sotto, puoi farti una doccia se vuoi.» Si alzò  rivolgendomi un bellissimo sorriso e permettendomi di osservarlo in tutta la sua bellezza per poi chiudersi la porta alle spalle.



Mi lavai velocemente facendo scorrere sulla mia schiena l'acqua più del dovuto nel disperato bisogno di risvegliare tutti i miei sensi. Legai i capelli in una coda alta disordinata, indossai una vecchia felpa della Adidas abbinata alle ciabatte delle juve e senza perdere altro tempo raggiunsi Paulo in cucina.

Lo trovai seduto sul divano del salone mentre sorseggiava il suo adorato mate.

«Qualcuno ti ha detto che questa non è casa tua? Sono sicura che tu sia più un tipo da case in stile hippie, probabilmente ti hanno messo qui in punizione. » Commentai osservando una foto di lui l'estate precedente in argentina, circondato dai suoi amici intento a suonare la chitarra con una bandana colorata in testa.  

L'appartamento di Paulo era ultramoderno, l'arredamento interamente bianco trasmetteva una certa freddezza che non combaciava assolutamente con la persona che lo abitava. La situazione era resa migliore, fortunatamente, dalla presenza di alcuni gadget che gli venivano regalati dai tifosi, dagli sponsor o dalla società e che cercava per quanto possibile di tenere.  

«Lo so che non ti piace, però non so neanche come sono fatte le case che dici tu, e poi questa non è tanto male basta abituarsi, guarda.» Mi fece cenno di seguirlo mentre si avviava lungo il corridoio per poi sbucare in'altra sala , dove mi indicò con un sorrisetto orgoglioso un tavolo da biliardo e un calcetto posti uno vicino all'altro.  

Come bianco e nero - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora